Un messaggio da 12 milioni che si è bloccato tra accuse di conflitti di interessi e non osservanza delle leggi. Un caso che sembra avere tutti gli ingredienti di un “pasticciaccio" in salsa ticinese
«Cosa farò da grande?», ecco il grande interrogativo dei giovani di tutto il mondo. Trovare il lavoro giusto è guadagnarsi un posto nel mondo, fare i conti con la vita adulta, poter esprimere il proprio potenziale di conoscenze e sapere accumulato durante gli anni di studio. Eppure, ai nostri giorni, il legittimo desiderio di trovare un lavoro viene spesso frustrato da una situazione economica che, a livello mondiale, vede il tasso di disoccupazione, giovanile e no, sfiorare cifre davvero preoccupanti.
L’Ufficio federale di statistica stima che, dopo aver ottenuto il diploma di tirocinio, il 38% dei giovani ticinesi attraversa un periodo, più o meno breve di disoccupazione. In Ticino poi il livello di licealizzazione è il più alto a livello nazionale e ciò comporta il crescente disinteresse degli studenti verso altri percorsi professionali. Il mercato del lavoro è in continua evoluzione e sempre più competitivo: in quest’ottica diviene un’esigenza sempre più pressante quella di migliorare l’opera di orientamento dei giovani nel mondo del lavoro.
Verso la ‘Città dei mestieri’: storia e le tappe - Proprio questo sarebbe lo scopo principale della ‘Città dei mestieri’, un polo unico nel quale raggruppare tutti quei servizi che riguardano il mondo dell’apprendimento e dell’orientamento professionale. Di questo importante progetto se ne parla da tempo: prima abbandonato e poi ripreso dall’attuale legislazione, rischia ancora una volta di arenarsi in un mare di perizie e zone d’ombre che ne mettono a rischio la concreta realizzazione.
In principio fu a Lugano - L’idea di realizzare in Ticino una ‘Cité des Métiers’ , era già stato preso in considerazione durante la scorsa legislazione. Nelle Linee direttive 2012-2015 il Gran Consiglio prospettava la possibilità di creare una ‘Città dei mestieri’ che avrebbe costituito «una antenna informativa e uno sportello dove ricevere le prime informazioni sui progetti professionali, di carriera e azioni di sostegno per chi è alla ricerca di un posto di lavoro o di sostegno per perfezionamenti». Il polo informativo avrebbe dovuto insediarsi vicino alla stazione FFS di Lugano e costituire una assoluta novità nella gestione della questione dell’orientamento lavorativo dei giovani.
Il primo intoppo, la mancanza di fondi - Un’idea già presente dal 2008 sul territorio nazionale nella città di Ginevra, dove la struttura ha riscosso da subito un ottimo successo: si parla di oltre 36 mila visitatori annui, metà dei quali disoccupati con tutti i livelli di formazione, e della nascita di un nuovo modo di intendere il servizio pubblico a disposizione delle esigenze del cittadino. Per quanto interessante però, il progetto non ebbe poi alcun concreto sviluppo per mancanza dei fondi richiesti per la sua realizzazione: il tutto, infatti, sarebbe costato circa mezzo milione di franchi e, per ragioni di risparmio, l’idea di realizzazione è stata archiviata.
Si torna alla carica: la mozione - Il 23 novembre 2015 i deputati Nicola Pini, Paolo Pagnamenta, e altri confirmatari tra cui Farinelli, Jelmini, Passalia e Fonio, presentarono una mozione per rilanciare il progetto della ‘Città dei mestieri’ intesa come “punto di incontro dove giovani e genitori possono informarsi costantemente sulle varie opportunità formative”. Nel giugno dello stesso anno il Consiglio di Stato dava il via libera alla realizzazione del progetto che veniva inserito nelle priorità delle Linee direttive della legislatura 2016-2019 in tema di ‘Formazione, Lavoro e Sviluppo economico’
Nel progetto approvato, la ‘Città dei mestieri’ viene intesa come uno spazio espositivo permanente, rivolto alle più varie tematiche inerenti i vari settori professionali, l’orientamento verso le diverse opportunità occupazionali e i corsi di perfezionamento. La struttura prevede un servizio di sportello dove, senza appuntamento e in base a brevi colloqui, gli operatori sono in grado di fornire una prima informazione sulla ricerca del lavoro, la scelta della scuola e della professione, i vari tipi di finanziamento, l’autoimprenditorialità e le possibili esperienze di studio fuori Ticino.
Un orientamento anche multimediale - Sempre da progetto, è inoltre previsto un Centro di documentazione multimediale relativo alle tematiche dell’impiego e della formazione professionale, dove sarà possibile organizzare giornate informative ed eventi sui temi rilevanti del lavoro e della formazione. Necessario per la buona riuscita del progetto è inoltre il coinvolgimento delle parti sociali quali la Camera di Commercio, i sindacati, oltre ovviamente al Dipartimento educazione, cultura e sport.
Il punto di forza - La genialità dell’idea, così come sottolineato dai suoi promotori, consiste nel fatto di poter avere tanti servizi inerenti il lavoro e la formazione professionale in un polo unico e permanente, al quale potersi rivolgere per tutti i dubbi e le informazione necessarie per un miglior orientamento nel mondo del lavoro.
Il Governo sceglie Evita - Nell’ottobre 2017 il Consiglio di Stato ufficializzava la notizia che il nuovo polo informativo avrebbe avuto sede a Giubiasco, nello stabile Evita. Licenziando il messaggio nel quale veniva stabilita la sede della ‘Città dei mestieri’, il Governo richiedeva altresì al Parlamento il via libera per un credito totale di 12 milioni e mezzo per l’acquisto in Proprietà per piani e per la sistemazione degli spazi dell’edificio. Qui, secondo l’Esecutivo cantonale, dovrebbero trovare posto la nuova sede della formazione continua, la ‘Città dei mestieri per la Svizzera italiana’, i magazzini per i servizi di arredo e traslochi della Sezione della logistica e l’Ufficio dello sviluppo manageriale.
Perché a Giubiasco - Sempre secondo il Governo, la scelta di Giubiasco è giustificata dal fatto che «garantisce un’ubicazione strategica, un’alta qualità costruttiva ed energetica dell’immobile e delle soluzioni logistiche, dotazione, distribuzione, dimensione e qualità degli spazi, ottimali». Nel febbraio 2018 i commissari del “Comité du label” della “Città dei mestieri” di Parigi hanno dato l’approvazione al progetto loro presentato dalla delegazione ticinese e hanno rilasciato il “label projet”, ossia il sigillo che ufficializza la nascita del polo informativo anche in Ticino, la 48esima ‘Città dei mestieri’ a livello mondiale.
I vantaggi di un label - Il riconoscimento internazionale, ottenuto dalla delegazione ticinese, guidata da Claudia Sassi, all’epoca vicedirettrice aggiunta della Divisione della formazione professionale e capo progetto della ‘Città dei mestieri della Svizzera italiana’, oltre che una questione di mero prestigio, ha anche delle importanti ripercussioni pratiche tra le quali, primo fra tutte, la possibilità di poter usare il logo del progetto. A questa prima certificazione ne seguiranno altre due, una dopo l’inaugurazione della struttura e la terza dopo il primo anno di attività.
La realizzazione di una ‘Città dei mestieri’ in Ticino è un argomento che, come visto, torna ciclicamente in auge: questo perché, di fatto, va indubbiamente a coinvolgere un settore, nevralgico per l’economia del Paese come quello del lavoro e dell’orientamento professionale degli studenti e dei disoccupati in cerca di lavoro. Il poter vantare un polo informativo come ce ne sono pochi al mondo è sicuramente, per il Ticino, una occasione alla quale non si vuole mancare eppure, pur sembrando ormai cosa fatta, la realizzazione del progetto sta vivendo un periodo di stallo dovuto ad una serie di mozioni e richieste di chiarimenti che, da più parti, vengono ritenute necessarie per sgombrare il campo dalle pesanti nubi nere che si sono addensate sulla ‘Città dei mestieri’.
La miccia viene accesa - Per amore di chiarezza occorre fare un passo indietro. Nel settembre del 2017 la deputata del Ppd Nadia Ghisolfi interpellava il Consiglio di Stato in merito ad una presunta violazione della Legge sulle Commesse pubbliche da parte del Governo, con riguardo proprio alla costruzione e l’acquisto di uno stabile situato nei pressi della stazione Ffs di Giubiasco per l’ingente somma di 12,6 milioni di franchi. Dopo un esame del registro del commercio la deputata Ghisolfi aveva trovato degli aspetti nebulosi dietro al Messaggio, nel quale si diceva che «un promotore privato ha sottoposto e presentato alla Sezione della logistica un progetto per l’edificazione di uno stabile, che ha suscitato un interesse particolare in relazione al posizionamento e alla qualità dello stesso».
La strana tempistica - In pratica, ricostruendo la cronistoria della vicenda, il 23 novembre 2015 alcuni deputati presentano una mozione al Gran Consiglio per rilanciare la realizzazione della ‘Città dei mestieri’ in Ticino, indicando quale sede ideale la stazione Ffs di Lugano. Due giorni dopo, mercoledì 25 novembre, un “ promotore privato”, non meglio identificato, deposita negli uffici della Sezione di Logistica, un progetto per l’edificazione del polo orientativo a Giubiasco. Nel giugno 2017, il Governo raccomanda l’adozione della mozione per la costruzione del nuovo polo indicando, quale sede, non più Lugano ma Giubiasco nei pressi della sua stazione ferroviaria.
Un’altra concidenza - Coincidenza vuole che pur non avendo il Gran Consiglio ancora avviato alcuna trattativa con promotori immobiliari privati, uno spazioso e moderno edificio privato, che sembra proprio costruito ad hoc, sorge nei pressi della stazione ferroviaria di Giubiasco. In seguito all’interpellanza promossa dalla deputata Ghisolfi, il Consiglio di Stato è costretto ad ammettere che i contatti negli uffici della Sezione di Logistica furono presi dal deputato Plrt Paolo Pagnamenta, per conto della Taddei SA, che risulterà poi esser l’impresario costruttore dell’immobile proposto quale sede del nuovo polo.
Evita si Evolve - Lo stesso Pagnamenta è inoltre tra i firmatari della mozione che, nel 2015, chiedeva la creazione della ‘Città dei mestieri’. Dalle ricerche condotte dalla deputata quindi, emerge che, dietro la società eVita, a cui appartiene lo stabile la cui costruzione è stata decisa con un tale perfetto (e sospetto) tempismo da essere indicato quale sede della ‘Città dei mestieri’, si cela il ben più noto gruppo Evolve SA, impresa generale con diverse commesse private e pubbliche.
Un’iniziativa monocolore - Tale gruppo è presieduta da Giacomo Garzoli, vice capogruppo parlamentare del Plrt, e diretta da Flavio Petraglio, ex sindaco sempre del Plrt di Cadenazzo ed ex presidente distrettuale del partito. Si scopre inoltre che ai vertici di eVita immobiliare, di fatto una ramificazione della Evolve Sa, siedono Paolo Vismara, ex presidente distrettuale Plrt di Lugano, e Paolo Pagnamenta, deputato e presidente distrettuale del Plrt luganese. Proprio colui che, presentatosi come “promotore privato” ha depositato il progetto per l’edificazione del nuovo polo in un edificio di fresca costruzione vicino alla Ffs di Giubiasco. Pagnamenta è anche membro della Commissione cantonale della formazione professionale: secondo alcuni un palese conflitto di interessi che sembran apporre sulla ‘Città dei mestieri’ il simbolo del Plrt, partito a cui appartengono il ministro Vitta, Pagnamenta, Garzoli e i promotori finanziari Petraglio e Vismara.
Perché è stato scelto quel palazzo - La società che il 22 dicembre 2016 ha esercitato il diritto di compera sul terreno, la eVita Immobiliare, risulta, dal registro della Camera di commercio, essere stata costituita appositamente per tale “assunzione di beni” nel novembre 2016. Di certo, inutile nasconderlo, le tempistiche della vicenda sollevano qualche dubbio. Da qui la decisione della deputata Ghisolfi, e gli altri deputati cofirmatari, di presentare una mozione al Consiglio di Stato per approfondire la questione se vi stata o meno una grave violazione della Legge sulle Commesse pubbliche da parte del Governo: undici domande tese a comprendere perché sia stato scelto proprio quel palazzo e non altri e sulla base di quali criteri, e il motivo per cui non sia stato indetto un concorso pubblico.
La deputata e il ministro - «Mi piacerebbe sapere - dice la deputata- se il Cantone ha già stabilito o meno gli accordi, e questo perché nulla è stato presentato al Gran Consiglio. Lo stabile intanto è terminato ma il Gran Consiglio non ha ancora deciso nulla». Alla mozione della deputata, segue la risposta in aula del Direttore del Dfe Christian Vitta secondo il quale «la costruzione del nuovo stabile è stata promossa, progettata e realizzata da eVita Immobiliare SA che ha deciso l’investimento assumendosi tutti i rischi del caso».
Vitta: «Proposta sviluppata in precedenza» - Come a dire che la società ha costruito l’edificio esattamente dove il Gran Consiglio auspicava, senza la sicurezza che lo stesso sarebbe divenuto in seguito la sede della Scuola di Formazione e della ‘Città dei mestieri’. Secondo quanto sostenuto da Vitta, i promotori immobiliari hanno sviluppato la proposta in tempi antecedenti all’interesse mostrato dal Cantone, per poi presentarlo, tra novembre e dicembre 2015, alla Sezione di logistica che, nel corso del 2016, ha poi approfondito la questione della possibile occupazione degli spazi.
Ghisolfi: «Risposte carenti» - Nel novembre 2017 la deputata Ghisolfi torna poi alla carica, insieme ai colleghi di partito in Gran Consiglio e a Francesco Maggi dei Verdi e Matteo Pronzini del Mps, sollevando nuovi dubbi sul messaggio governativo, licenziato nella metà di novembre, per l’acquisto di 3/4 di Proprietà per Piani del complesso di Giubiasco. Si tratta del secondo atto parlamentare resosi necessario per la deputata Ghisolfi dalle risposte carenti e lacunose ottenute da Christian Vitta in Parlamento. La stessa sostiene che “la Evita Immobiliare Sa è stata costituita solo il 17 novembre 2016. Difficile quindi che abbia presentato una domanda di costruzione prima della sua esistenza”.
Niente concorso, «scelta discutibile» - Secondo la deputata poi è «molto discutibile la scelta di acquistare un nuovo stabile senza indire un concorso, ignorando così la Legge sugli appalti pubblici. Inoltre - sottolinea ancora Ghisolfi - sempre a Giubiasco, a poche centinaia di metri dalla stazione, c’è lo stabile “Onda” (ex Swisscom) di proprietà del Cantone e che rappresenta già un piccolo polo operativo con eventuale possibilità di ampliamento».
Nel febbraio di quest’anno la questione è approdata alla Commissione di gestione che, inizialmente, aveva calendarizzato il dossier per la sessione estiva, per poi rinviarlo a quella autunnale. Secondo infatti Raffaele De Rosa, presidente della Gestione, i gruppi politici sono spaccati e al loro interno convivono posizioni differenti per cui non ci sono gli estremi per prendere una decisione e andare in Gran Consiglio.
Il valzer delle perizie - In effetti, da che il dubbio sulla legittimità dell’acquisto dello stabile eVita di Giubiasco, è stato sollevato in Parlamento, si sono alternate tra loro, ben quattro perizie, due commissionate dal Cantone e dalla Sezione di Logistica, una richiesta dalla eVita Immobiliare SA e infine una quarta commissionata dalla Sottocommissione della gestione. Quattro perizie che non arrivano però a conclusioni convergenti. Secondo la perizia commissionata dalla Gestione e redatta dallo studio Kellerhals Carrard «il coinvolgimento dell’Ente pubblico durante la fase di progettazione dell’immobile, in particolare la concezione degli spazi interni e la definizione dei contenuti, sono risultati di portata non trascurabile. Ciò lascerebbe propendere per l’assoggettamento dell’operazione alla legislazione in materia di commesse pubbliche».
Le conclusioni divergenti - Tuttavia la perizia non arriva ad una conclusione definitiva dato che seguendo la dottrina più restrittiva in materia di interpretazione legale, l’acquisto immobiliare rientrerebbe chiaramente nel campo oggettivo dell’applicazione della legge sulle commesse pubbliche. Secondo invece la dottrina maggioritaria non è possibile escludere la possibilità da parte dell’Ente pubblico di acquistare un immobile progettato, ma non ancora realizzato completamente. Secondo la perizia commissionata dalla società eVita Immobiliare Sa ad una studio di Bellinzona «a determinare se l’acquisto deve sottostare alla Legge sulle commissioni pubbliche occorrono due condizioni: se vi è l’assunzione del rischio finanziario da parte dell’Ente pubblico e se c’è una ordinazione da parte dello Stato. In questo caso il rischio è del privato perché quando il Cantone ci ha contattati il progetto era già fatto».
Vismara: «Assoluta trasparenza» - Ed è anche sulla base di questa perizia che Paolo Vismara, membro del Consiglio di amministrazione di eVita Immobiliare SA, ribadisce l’assoluta trasparenza dell’operazione oggetto di interpellanze parlamentari, sottolineando come non ci sia alcun impegno giuridico tra la società eVita ed il Cantone, avendo la prima operato assumendosi in toto il rischio d’impresa.
Conclusione: la Città congelata - Con la decisione della Gestione di ‘congelare’ il dossier fino all’autunno, il progetto ‘Città dei mestieri’ sembra definitivamente rinviato a data incerta, mentre nella volontà dei suoi promotori era ferma l’intenzione di poter rendere il tutto operativo fin dal prossimo anno. Oltre quindi a far chiarezza sull’intera vicenda, risolvendo il quesito se vi sia stato o no conflitto di interessi da parte dei deputati, promotori del progetto, e dei promotori immobiliari coinvolti nella costruzione dello stabile di Giubiasco, rimane da sciogliere l’altro nodo della questione, e cioè se lo Stato, procedendo all’acquisto di uno stabile costruito ex novo può permettersi di non osservare la Legge cantonale sulle commesse pubbliche. E mentre il progetto del nuovo polo langue, le risposte a questi interrogativi appaiono, con l’estate alle porte, quanto mai lontane. O forse, addirittura, non arriveranno mai se il governo, come scritto dal Caffè nel suo ultimo numero, dovesse ritirare il messaggio o la stessa società eVita pensare ad altri utilizzi per il proprio immobile.
Conseguenza: eVita ritira l'offerta - Il 7 giugno 2018 una lettera di 4 pagine consegnata al Gran Consiglio ha posto la parola fine al progetto di una Città dei mestieri all'interno dello stabile eVita. A scriverla è stata la società proprietaria che ha ritirato la propria offerta a causa «della tempistica estremamente incerta» della politica. I proprietari non sono quindi più disposti a vendere lo stabile al Cantone.