Dai tour sessuali, all'Operazione Domino, fino alla nuova legge sulla prostituzione che entrerà in vigore a luglio di quest'anno. Ecco cosa è cambiato in Ticino negli ultimi dieci anni
Se si chiama ‘il mestiere più antico del mondo’ ci sarà pure un motivo. La prostituzione da sempre osteggiata, almeno formalmente, continua ad essere esercitata, da secoli, nella penombra, più o meno consenziente, della società civile. Che sia nei bordelli, sorti con l’avallo della legge, negli appartamenti, nelle saune o nei centri massaggi, la prostituzione continua ad essere, pur risentendo di crisi più o meno contingenti, un mercato di lavoro fiorente. Nel 2009 si stimava che il fatturato della prostituzione in Ticino fosse di circa settanta milioni di franchi. E seppure anche questo settore abbia risentito fortemente della crisi economica degli ultimi anni, con un fatturato passato dai 150 milioni dei primi anni del duemila ai recenti 70 milioni di franchi, tuttavia l’industria del sesso rimane operativa e con un fatturato, come detto, ricchissimo. Questo nonostante un giro di vite imposto dai Comuni, sempre più animati da una politica caratterizzata da una ‘tolleranza zero’, che ha portato, dopo 5 anni di studio e discussioni politiche, al varo di una nuova legge sulla prostituzione che entrerà in vigore nel 2019.
La volontà del Governo è stata quella di legiferare su di una materia delicata quale quella del meretricio, andando a sanare degli aspetti rimasti lacunosi pur con l’entrata in vigore della legge del 2001. A colpi di battaglie legali, controlli a tappeto dei preposti organi di polizia e pressione fiscale, i locali storici hanno dovuto chiudere i battenti ma ciò non ha comportato, come auspicato da molti, la scomparsa del fenomeno ma solo una sua riorganizzazione, spingendo le prostitute che lavoravano nei night ad esercitare il mestiere negli appartamenti, nelle saune, che sorgono sempre più copiose, e nei centri massaggi.
Le prime case di tolleranza - In Ticino l’esercizio della prostituzione è legale fin dal 1942, anno in cui fu legalizzata con licenze per allestire delle case di tolleranza. Nel Cantone si è assistito, negli anni, ad un incremento del fenomeno: dopo un periodo di quasi completa libertà, con circa un migliaio di prostitute presenti sul territorio le cui attività illegali provocavano, di frequente, disagi all’ordine pubblico, nel 2001 è entrata in vigore la legge cantonale sull’esercizio della prostituzione, che ha regolamentato diversi aspetti del settore.
Legge del 2001
Secondo la normativa del 2001 si definisce prostituzione “qualsiasi attività di adescamento dei clienti e atto di libertinaggio riconoscibile come tale, compiuto nelle strade, nelle piazze, nei parcheggi pubblici e in altri luoghi pubblici o aperti al pubblico, o segnatamente negli esercizi pubblici”.
Un registro per le prostitute - Viene quindi dichiarata legale la prostituzione e cioè “l’esercizio da parte di persone dell’uno e dell’altro sesso, che compiono atti sessuali allo scopo di conseguirne un vantaggio patrimoniale o materiale”. Viene invece dichiarata illegale la prostituzione esercitata nei luoghi pubblici “dove può turbare l’ordine pubblico ed in particolare la sicurezza, la moralità e la tranquillità pubblica”, rimettendo ai Municipi il compito di stabilire, mediante ordinanza, i luoghi in cui è possibile esercitarla. Sempre secondo la legge del 2001 per esercitare la professione di prostituta bisogna essere iscritti al registro cantonale di polizia e dichiarare al fisco i propri guadagni. Vi è l’obbligo di annunciarsi alla polizia cantonale attraverso il modulo ‘annuncio prostituzione’, scaricabile da internet, e poi presentarsi presso gli uffici del distaccamento speciale del gruppo di polizia Teseu a Lugano. Scopo precipuo della nuova legge è quello di contrastare la prostituzione illegale: la previsione della iscrizione al registro, infatti, vuole fornire alle professioniste un valido strumento per contrastare il dramma della tratta degli esseri umani che colpisce soprattutto le irregolari, sfruttabili, non solo sessualmente, in quanto non in possesso di un permesso di lavoro e quindi incapaci di tutelarsi legalmente.
Secondo i dati ufficiali la prostituzione in Ticino, negli ultimi vent’anni, è stato un fenomeno in rapida espansione con 18 postriboli censiti nel 2001, diventati poi 35 nell’arco di soli 7 anni. Nel 2008 in Ticino, a differenza degli altri cantoni, l’esercizio della prostituzione avveniva prevalentemente in appartamento, circa 70, e all’interno di esercizi pubblici, stimati in 36. Caratterizzante la situazione in Ticino vi era poi l’aspetto peculiare della clientela che proveniva, in larga parte dall’Italia. Particolarmente apprezzato dagli italiani era infatti l’aspetto legale della prostituzione che si poteva fruire liberamente e senza il rischio di essere perseguiti legalmente, oltre alla facilità di poter contattare le professioniste del sesso tramite annunci letti su
quotidiani o pubblicato online e fruire delle loro prestazioni nella discrezione di un appartamento. In effetti, sempre secondo i dati forniti dal gruppo speciale di polizia Teseu, la normativa del 2001 è servita per contrastare il fenomeno delle irregolari basti pensare che, nel 2008, erano già quasi 500 le persone che si erano annunciate alla competente autorità, facendo apparire ormai lontani i tempi in cui nel registro di Polizia figuravano solo due nominativi. Nel 2010 in Ticino le prostitute annunciate erano circa 900 e operavano prevalentemente in appartamento, mentre le irregolari erano stimate allora a 400 persone e operavano in maggior numero nei bordelli, circa 30, con un giro d’affari stimato tra i 30 e i 35 milioni di franchi. Un mercato illegale alimentato dall’omertà e che costituiva un reato per il mancato versamento delle imposte dovute al fisco.
Dalle Sudamericane alle ragazze dell'Est - Negli anni, oltre ad essere cambiato il numero di prostitute presenti sul territorio e le modalità di esercizio della professione, è variata anche la geografia del fenomeno e se fino alla metà degli anni duemila le ragazze ospitate nelle camere degli hotel erano soprattutto di provenienza sudamericana, sono poi subentrate le ragazze provenienti dall’Est Europa, prima dalla ex Jugoslavia e, negli ultimi anni, dalla Romania e dalla Moldavia.
Le pendolari del sesso - Molto forte è anche il fenomeno del pendolarismo della prostituzione e cioè di coloro che quotidianamente si presentano alla frontiera a bordo di automobili o taxi oppure in treno. Al problema delle irregolari stanziali, è andato,quindi, a sommarsi il fenomeno delle pendolari dietro le quali, di frequente, si celava il dramma della tratta di esseri umani pur nella quasi impossibilità di dimostrarlo. Le frontaliere infatti, che giungono in Ticino al mattino per poi andarsene di sera, secondo quanto riferito dagli stessi agenti del Teseu, si dimostrano da sempre molto abili nel rispondere alle domande delle guardie di frontiera, visto che sono state ben preparate dell’organizzazione criminale a cui fanno capo, e pronte a dichiarare di recarsi in Ticino per visitate i parenti o per fare dello shopping.
Ticino, cantone apripista - Nel contrasto alla tratta di esseri umani il Ticino è stato un Cantone apripista: il 17 gennaio 2001 la Corte di Assise di Leventina condannò infatti due gestori di un esercizio pubblico per tratta di esseri umani. Secondo la Corte, i due condannati avevano compiuto, dal 1998 al 2000, la tratta di una ottantina di donne provenienti per la maggior parte dalla Lettonia. I due gestori presentarono ricorso presso la Corte di Cassazione la quale dichiarò, dando loro ragione, che non è punibile chi si occupa di ingaggiare o trasferire prostitute se queste hanno dato il proprio assenso con cognizione di causa. Il Ministero Pubblico ricorse al Tribunale federale e il Tribunale di Losanna dichiarò, ribaltando la precedente decisione della Cassazione, che “il solo fatto di arruolare, trasportare o trasferire da un luogo ad un altro è costitutivo di tratta”. Le ragazze infatti che giungono in Ticino o in Svizzera per prostituirsi vivono una condizione di vulnerabilità dovuta al fatto di provenire da Paesi poveri o in via di sviluppo e di essere tenute in pugno da gruppi criminali che le costringono ad esercitare il meretricio con la minaccia di grave ritorsioni a danno dei propri famigliari rimasti nel Paese di origine. La sentenza, prima citata, fece scuola e aprì la via a numerose inchieste a danno di gestori ticinesi che impiegavano personale irregolare.
Il tema della prostituzione è scottante e da sempre divide l’opinione pubblica tra coloro che vorrebbero vederla dichiarata come attività illegale e debellarla una volta per tutte e coloro che vorrebbero che la professione fosse esercitata nel solo ambito della legalità. Dal 2009 si assiste ad un vero e proprio giro di vite con controlli sempre più capillari e retate a sorpresa che hanno portato, nel tempo, alla chiusura di locali storici quali l’ex Metropol e ad una vera e propria offensiva lanciata da diversi Comuni con diversi ordini di cessazione dell’esercizio della prostituzione in quei ritrovi che, disponendo di licenze di tipo alberghiero o ristorativo, non contemplavano esplicitamente il meretricio.
Il caso di Melano - A fare da apripista era stato il caso di Melano. Nel novembre 2004, infatti, il Municipio di Melano rilasciò una licenza edilizia per l’affitto di 11 camere alla Taverna dei Pini, che si trovava nella zona residenziale semi estensiva nella quale era permessa la costruzione di abitazioni, alberghi, ristoranti ed esercizi commerciali. Il 27 maggio del 2008 la polizia cantonale trasmise al Municipio un rapporto secondo il quale nei primi due mesi dello stesso anno le camere erano state locate a ragazze straniere, due delle quali già condannate per l’esercizio della prostituzione. Sulla base di questo rapporto il 18 giugno 2008 il Municipio accertò un cambiamento di destinazione non autorizzato né autorizzabile perché inconciliabile con la natura residenziale della zona. Immediatamente l’Esecutivo ordinò alla proprietaria ed ai gerenti di sospendere l’esercizio della prostituzione nelle camere, ripristinando l’uso dello stabile autorizzato dalla licenza del 2004. La decisione venne dichiarata immediatamente esecutiva e il Tribunale Federale, interpellato nell’ottobre del 2008, giudicò inammissibile il ricorso presentato dalla proprietà della Taverna dei Pini per il diniego dell’effetto sospensivo. Il 19 novembre 2008 poi il Consiglio di Stato ha confermato il provvedimento municipale, decisione poi confermata dal Tribunale amministrativo che ha ritenuto “corretta la deduzione che l’insediamento di un postribolo in un immobile autorizzato per uso alberghiero-residenziale integri gli estremi di un cambiamento di destinazione soggetto a licenza edilizia”. In sostanza quindi, dopo il caso di Melano, apparve maggiormente chiaro che i Comuni che intendevano contrastare l’attività di prostituzione sul loro territorio potevano farlo prendendo provvedimenti di carattere edilizio: se, infatti, l’esercizio della prostituzione non risultava specificato nella domanda di costruzione questi, una volta dimostrato l’effettivo svolgimento della attività, potevano intervenire efficacemente con un ordine di divieto.
Fine del permessi L - Il 1 ottobre del 2010 venne poi introdotta un’altra importante novità nell’ambito del contrasto al fenomeno della prostituzione: il Consiglio di Stato decise di abolire la concessione dei permessi di breve durata L utilizzato soprattutto dalle ballerine dei locali a luci rosse e spogliarelliste provenienti da paesi al di fuori dall’area Schengen. Con questa mossa l’Esecutivo, mettendo fine ad una prassi pluridecennale ormai obsoleta alla luce degli accordi di libera circolazione, ha inteso privare di un possibile mezzo di pressione quei datori di lavoro che vorrebbero obbligare le proprie artiste a prostituirsi. Secondo il Consiglio di Stato “l’attestato di lavoro per ballerine di paesi terzi è un permesso precario che deve essere rinnovato ogni mese e presuppone l’esistenza di un contratto di lavoro valido. È chiaro che a queste condizioni l’attestato di lavoro può diventare un mezzo di pressione da parte dei gestori dei locali che possono minacciare le ragazze extraeuropee di dover tornare nei propri paesi di origine in mancanza di lavoro”.
Contro questa abolizione si era assistito, già all’epoca, ad una levata di scudi, specialmente da parte dell’Asco, associazione ticinese dei night e degli impresari artistici, secondo la quale il permesso L “costituisce un filtro per noi datori di lavoro e permette di tenere sotto controllo la situazione tutelando le ragazze assunte anche sotto il profilo assicurativo. Il rischio concreto, sempre secondo il presidente dell’Asco Sandro Iaria, è quello che i gestori dei night, per non chiudere i battenti, impieghino comunque queste ragazze pur essendo clandestine senza permesso di soggiorno. Altre voci contrarie sono quelle di coloro che frequentano o seguono, anche a livello legale, le attività delle artiste dei night, i quali sottolineano che sono stati rarissimi, in passato, i casi che hanno concretizzato l’attività della prostituzione nel settore dei locali notturni e dei balletti.
L’attività di contrasto al fenomeno della prostituzione subì poi una rapida accelerazione nel 2012, anno in cui i locali a luci rosse in Ticino entrarono ancora di più nel mirino della polizia e della magistratura, da quando cioè si capì che nei night, un tempo ritenuti abbastanza sicuri, si stava infiltrando la criminalità organizzata. Bande di rumeni, infatti, fiutato il business della prostituzione, avevano iniziato a portare e distribuire ragazze connazionali su tutto il territorio svizzero di modo da esercitare un controllo capillare sul fenomeno. Una vera e propria tratta di esseri umani, ragazze alle quali era stato promesso un lavoro come badanti con regolare permesso e che poi si erano trovate costrette a prostituirsi. Una operazione criminosa che già molti gestori di night avevano notato e denunciato, salvo poi trovarsi a ritrattare una volta visto che i locali, in mancanza delle ragazze rumene, venivano disertate dai clienti.
Bande rivali e accoltellamenti - Il 9 marzo dello stesso anno scatta l’operazione Domino che segna un vero e proprio spartiacque: la goccia che fa traboccare il vaso e fa capire che è il momento di intervenire è un regolamento di conti tra bande rivali con inseguimento in auto e accoltellamento all’altezza di Bissone di un trentenne serbo. Dal marzo 2012 grazie a ben 12 operazioni di polizia portate a termine, di cui 6 maxi operazioni con oltre 40 uomini in campo e le altre condotte dalla sezione Teseu, si è potuto appurare la presenza in Ticino di gruppi criminali con base a Nizza e in Germania oltre quella di gruppi molto violenti provenienti dall’ex Unione Sovietica e della ex Jugoslavia.
400 donne per 70 milioni - È stato inoltre calcolato che le 400 prostitute attive sul territorio generavano un fatturato annuo di 70 milioni con un gettito fiscale di circa 5 milioni di franchi evasi grazie ad un sistema di società create, dalle organizzazioni criminali, per occultare proprio il denaro ottenuto grazie allo sfruttamento delle prostitute. A seguito dell’operazione Domino della trentina di postriboli attivi in Ticino, 12 sono stati chiusi dall’autorità, 3 hanno ristabilito la loro attività originaria di affittacamere o ristorante, uno si è messo in regola e ben 11 locali hanno chiuso spontaneamente. Si parla poi di una ‘tendenza Domino’ perché in seguito alla vasta operazione di polizia un numero sempre maggiore di prostitute si è annunciata alla Polizia: nel 2011, infatti, le ragazze che avevano sfruttato la possibilità di regolarizzare la propria attività erano 245, cifra raddoppiata dopo l’intervento della magistratura visto che nel solo 2012 era già salito a 500. ‘Domino’ è stata un’operazione che ha portato all’apertura totale di 110 procedimenti penali che hanno coinvolto 230 persone di cui 96 imputati tra ticinesi e residenti in Ticino, oltre al sequestro di beni immobili per un valore di circa 30 milioni di franchi e il censimento di 60 appartamenti in cui viene esercitata la prostituzione. L’offensiva posta in essere dagli organi di polizia e dai Comuni, determinati a chiudere tutti i locali non in regola con le norme edilizie, pur avendo messo in ginocchio il sistema del racket della prostituzione non lo ha tuttavia estinto. Era stato chiaro, a tal proposito, anche il procuratore generale John Noseda quando aveva affermato che “nel breve termine è stato possibile arginare il fenomeno neutralizzando un numero importante di situazioni irregolari. Si tratta comunque di attività che possono riprodursi in qualsiasi momento”.
Dai bordelli agli appartamenti - Dopo la chiusura dei bordelli ‘irregolari’ infatti le ragazze, rimaste senza lavoro, si sono dovute riorganizzare affittando, nella maggior parte dei casi, degli appartamenti dove esercitare, in proprio, l’attività di prostitute. Il problema, lungi dall’essere risolto, ha solo cambiato forma: questi appartamenti infatti si trovano all’interno di palazzine ubicate nei quartieri residenziali e l’adescamento, di conseguenza, avviene in maniera più sommersa tramite i sempre più diffusi annunci erotici su internet o con il passaparola. Il cambio di attività ha posto anche problemi di ordine burocratico: solitamente la Sezione della popolazione rilasciava, a queste ragazze, il permesso di offrire i propri servigi esclusivamente in un determinato locale che, in tanti casi, è stato chiuso per mancanza di concessione edilizia. E se è vero che molte ragazze che hanno avviato una loro attività autogestita si sono annunciate informalmente alla polizia, altre non hanno informato del cambio di attività le autorità preposte.
Protettori e servizio a domicilio - In queste zone d’ombra si è visto il proliferare di ambigue figure, parenti o conoscenti che fungono da ‘protettori’ e accompagnano le ragazze in auto e rimangono con loro in contatto tramite cellulare. Un fenomeno in rapida espansione infatti è quello “del servizio a domicilio”: in sostanza il cliente contatta le ragazze o il protettore richiedendo un incontro sessuale a casa propria o in altro posto lontano da occhi indiscreti. Diventa così sempre meno infrequente vedere ragazze pesantemente truccate e vestite in abiti appariscenti che, cellulari alla mano, vengono caricate da una macchina per poi scomparire nella notte, salvo poi il ripetersi della scena, poco tempo dopo, con altre ragazze e la medesima autovettura che funge da taxi. Una sorta di express delivery del sesso che rende difficile per la polizia il compito di vigilare su queste situazioni, così come quasi impossibile è far luce su ciò che avviene nei cosiddetti ‘centri massaggi’ dove la Polizia può accedere per una ispezione solo con regolare mandato del magistrato.
Con il passare degli anni e alla luce della morsa che andava stringendosi intorno al mondo della prostituzione illegale con il proliferare delle azioni di polizia, apparve sempre più chiaro che la normativa del 2001 si presentava sempre più lacunosa ed insufficiente a disciplinare una materia complessa e in continua trasformazione.
Il 24 gennaio 2013 il Dipartimento delle istituzioni presenta il messaggio sulla revisione totale della Legge sulla prostituzione. La nuova legge fissa dei paletti per l’esercizio lecito della prostituzione con il chiaro scopo di tutelare la quiete e la salute pubblica. Tre sono sostanzialmente i punti cardine su cui la nuova legge si fonda: regime autorizzativo, responsabilizzazione dei gestori e il rafforzamento della sicurezza. Per esercitare non sarà sufficiente annunciarsi alla Polizia ma si renderà necessaria una autorizzazione rilasciata dal Cantone a determinate condizioni, quale quella di essere in regola dal punto di vista sanitario. Anche per l’apertura del locale erotico si renderà necessaria una autorizzazione e il gestore sarà caricato di più pregnanti responsabilità rispetto al passato.
Nuove regole per i bordelli - L’apertura del locale sarà infatti subordinata al rilascio di una autorizzazione edilizia cantonale sulla base di parametri quali la natura residenziale dei quartieri o le distanze da tenersi rispetto a determinati luoghi pubblici e di culto quali chiese, cimiteri, scuole ed ospedali. Con ordinanza municipale i Comuni dovranno poi stabilire la distanza da rispettare da questi luoghi che non potrà essere inferiore ai 150 metri né superiore ai 30 metri. A seguito di questa autorizzazione verrà rilasciata una sorta di patente da esporsi in maniera visibile all’interno del locale di modo da porre fine a quegli episodi, tutt’altro che infrequenti, che vedevano ignari turisti alla ricerca di un albergo di trovarsi poi ad alloggiare da degli affittacamere occupati da prostitute. Chi si occupa della gestione del locale dovrà assicurare il buon funzionamento della legge e del regolamento di applicazione e sarà tenuto a verificare, in base all’articolo 15 della proposta di legge, che le persone che ci lavorano siano in regola con la legislazione internazionale e federale in materia di stranieri disponendo inoltre dell’autorizzazione ad esercitare.
Obbligo controlli sanitari - A tutela della salute pubblica e di coloro che praticano il meretricio è inoltre previsto l’obbligo di sottoporsi periodicamente a delle indagini cliniche e sanitarie. Inoltre, ed è forse una degli aspetti innovativi più pregnanti, riguarda il fatto che la Polizia cantonale e le autorità competenti potranno effettuare controlli nei locali autorizzati senza il bisogno di un mandato.
Fatta la legge, spuntano le lacune - Nel dicembre 2013 la Sottocommissione sulla prostituzione stila un documento in cui evidenzia alcune lacune al progetto di legge: la non regolamentazione del meretricio negli appartamenti, i controlli sanitari e le autorizzazioni. Il fatto che la nuova normativa fosse lacunosa nella disciplina della prostituzione esercitata negli appartamenti è visto come una spetto fortemente negativo della stessa visto il concreto rischio che le prostitute che esercitano nei bordelli siano meglio tutelate di quelle alloggiate negli appartamenti cittadini. Per tale motivo viene proposta una modifica secondo la quale anche gli appartamenti dovranno sottostare all’obbligo della licenza edilizia per il cambio di destinazione. Rimane invece dubbioso, per la Commissione, l’aspetto dei controlli sanitari e soprattutto il fatto che questi esami non comportino delle ricadute sulla possibilità di esercizio della professione
Il Governo blocca tutto - Il 12 febbraio 2014 il Governo risponde alle perplessità avanzate dalla Commissione formalizzando, in un messaggio aggiuntivo, una serie di controproposte alla luce delle quali la Legislazione, pur con una maggioranza risicata, prende la decisione di proseguire l’esame del progetto di legge. Il 30 maggio 2014 il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi, sospende il messaggio aggiuntivo alla luce delle crescenti divergenze e delle discussioni che sul tema della prostituzione si stanno affrontando a livello federale. I motivi per cui il Governo chiede il time out sono sostanzialmente due: il primo sono le crescenti divergenze fra chi porta avanti una concezione amorale della prostituzione e chi la ritiene una attività lecita e tutelata dalla Costituzione. Il secondo motivo sono le discussioni in atto a livello federale il cui risultato appare tutt’altro che chiaro.
Un nuovo articolo di legge - Il rapporto della Confederazione giunge nella primavera 2015 e nel novembre dello stesso anno il Governo aveva corretto il tiro presentando un documento aggiuntivo che avrebbe dovuto contribuire a sbloccare il dossier in lavorazione dal gennaio 2013. Tale messaggio aggiuntivo presentato dal Consiglio di Stato prevede un nuovo articolo secondo il quale chi esercita a titolo individuale in locali di sua proprietà o in locazione non è sottoposto alla procedura autorizzativa prevista per i locali erotici. Questo a condizione che non ci sia condivisione di spazi. Questa puntualizzazione, precisa il Governo, si è resa necessaria per evitare che in un appartamento si svolga, nelle stanze disponibili, una attività a titolo individuale compiuta però da più persone, circostanza che impone la richiesta di autorizzazione. Tuttavia, come chiarito nel messaggio aggiuntivo, anche in questi appartamenti la polizia potrà in ogni momento eseguire controlli per verificare il rispetto delle leggi.
Colloqui col medico - Per quanto riguarda invece i controlli sanitari, l’approccio è stato riesaminato con la proposta di obbligare le prostitute ad avere un colloquio con un medico durante il quale sarà informata dei rischi per la salute connessi alla propria attività e dei relativi metodi di prevenzione. Inoltre si stabilisce che l’autorizzazione per i locali erotici sia susseguente al rilascio della licenza edilizia da parte del Municipio. Altro aspetto rivisto con il messaggio aggiuntivo riguarda la proposta al parlamento di inserire nella nuova legge una disposizione secondo la quale il mancato pagamento degli oneri sociali e delle imposte può comportare la revoca delle autorizzazioni amministrative necessarie per esercitare la prostituzione o gestire un locale erotico.
Ci siamo, la legge è pronta - Il 4 novembre 2015 il Consiglio di Stato licenzia all’indirizzo del Parlamento l’atteso messaggio bis che va ad aggiungersi a quello già varato il 16 gennaio 2013 e che apporta alcuni correttivi alla revisione confezionata quasi tre anni prima, mentre sono confermati i capisaldi del disegno di legge quali la possibilità per la polizia di eseguire controlli nei locali a luci rosse, anche senza mandato, e soprattutto il regime autorizzativo secondo cui è necessario essere autorizzati dal Cantone sia per prostituirsi che aprire e gestire i cosiddetti locali erotici. Il messaggio a tal proposito è molto chiaro: in assenza di una licenza edilizia emanata da un’autorità competente, non vi è alcuna possibilità di ottenere un’autorizzazione all’esercizio ai sensi della nuova legge. Dopo cinque anni di studi e dibattiti il 22 gennaio 2018 il Gran Consiglio vara la normativa tanto attesa aderendo in toto al rapporto confezionato dalla commissione della legislazione. Rispetto al testo del 2001 la legge varata colma diverse lacune come quella riguardante la prostituzione negli appartamenti e l’imposizione fiscale che prevede il versamento di un’imposta forfettaria di 25 franchi al giorno che le prostitute pagherannodirettamente al gestore del locale che avrà a sua volta il compito di versare l’imposta al fisco. La legge inoltre, come detto, accentua il ruolo dei comuni a livello pianificatorio, permette alla polizia di eseguire controlli senza mandato e introduce il regime autorizzativo per i locali a luci rosse. E’ stato invece escluso il regime autorizzativo per esercitare la prostituzione, dato che si poneva in contrasto con la legge federale sul mercato interno; chi vuole prostituirsi dovrà quindi continuare ad annunciarsi alla polizia cantonale. E’ stato inoltre previsto uno strumento legislativo che rafforza la protezione per le vittime per il reato di tratta di esseri umani: è prevista una norma che riguarda la concessione di un premesso di soggiorno per la durata del processo e l’identificazione di un luogo protetto per il soggiorno delle vittime. Uscita dal Gran Consiglio nel gennaio del 2018 la nuova legge entrerà in vigore il primo luglio del 2019 accompagnata dalla speranza che una puntuale disciplina della materia possa limitare, se non eliminare del tutto, i reati di usura e schiavitù connessi all’esercizio fuori controllo del meretricio.