La procedura scritta di buona parte delle trattande impedirebbe la loro discussione
Il Movimento per il Socialismo denuncia «l'impossibilità di esprimersi sulla maggior parte dei punti all'ordine del giorno»
BELLINZONA - La forma è nuova, quella della lettera aperta, in questo caso rivolta al Presidente del Gran Consiglio. I contenuti, invece, erano già stati esplicitati negli ultimi mesi dall'MpS, che ha ripetutamente denunciato e stigmatizzato quella che ritiene essere una «limitazione dei diritti democratici messa in atto dall’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio e dai partiti che lo compongono».
L'attacco contro "il silenziatore" - «Dall’inizio della legislatura, sistematicamente - sottolinea l'MpS -, per la stragrande maggioranza delle trattande sottoposte al Plenum del Gran Consiglio l’Ufficio Presidenziale decide di applicare la procedura scritta. Procedura adottata con la chiara e precisa intenzione di impedire ai deputati del nostro gruppo di svolgere il proprio ruolo d’opposizione».
Nella seduta di gennaio, viene fatto notare che su 11 trattande 8 erano con procedura scritta. A febbraio 11 su 15 Per la prossima sessione di marzo su 5 su 10.
«Che la scelta sul tipo di procedura sia prettamente politica o partitica ce lo dimostrano chiaramente due trattande all’ordine della prossima sessione - denuncia l'MpS -. Infatti, al fine di permettere alla destra xenofoba e razzista di profilarsi, l’Ufficio Presidenziale ha deciso di trattare con la procedura del dibattito ridotto una surreale discussione sulla introduzione di una tassa per i “fungiatt” non residenti in Ticino; viceversa, per evitare al PS di dover dare imbarazzanti risposte sulle ragioni che lo spingono a ritenere evasa una propria mozione per la lotta alla povertà, viene imposta la procedura scritta».
Viene pure aggiunto come, nell’esame di alcune trattande alle quali si applica la procedura scritta, la commissione ha discusso delle stesse sulla base di documentazione dettagliata e di udienze informative con il CdS «alle quali noi non abbiamo accesso». «Vi è, palesemente, una parte dell’amministrazione che lavora solo per una parte del Parlamento: non male come funzionamento democratico!», si incalza nello scritto.
L'MpS cita quindi la Legge sul Gran Consiglio e sui rapporti con il Consiglio di Stato che prevede che ogni deputato abbia «diritto alle informazioni e alla documentazione necessaria per i dibattiti, riservate le leggi speciali».
«Governo lassista» - Viene pure criticato un certo «lassismo con cui si permette al Consiglio di Stato, in occasione delle risposte alle interpellanze, di non rispettare quanto previsto dalla Legge sul Gran Consiglio in merito al contenuto delle sue risposte». Questi, secondo l'Mps, «deve attenersi ad una comunicazione trasparente. Qualora una disposizione di legge o un interesse pubblico superiore gli impediscano di rispondere a determinate domande, il Consiglio di Stato deve indicare espressamente l’esistenza di tale impedimento».
Secondo quanto sopra, l'MpS non nasconde di sentirsi «costretto ad assistere alle sedute del Gran Consiglio senza potersi esprimere sulla maggior parte dei punti che i gruppi che fanno parte dell’Ufficio presidenziale decidono di mettere all’ordine del giorno. Un atteggiamento profondamente antidemocratico».