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La sorte di chi ha deluso Putin

Spariti, silurati, arrestati: sono diversi i comandanti e politici al fianco dello "zar" che non si sono più visti
Spariti, silurati, arrestati: sono diversi i comandanti e politici al fianco dello "zar" che non si sono più visti
Lo scarso successo dell'invasione in Ucraina, in particolare, ha provocato

Nessuno può dirsi al riparo dall’ira di Putin. Non importa se si riveste una delle maggiori cariche a livello governativo o se, fino ad un momento prima, si sono condivisi piani militari e segreti di Stato. Se Putin decide che ciò che si sta facendo non è quanto lui si aspetta, nella migliore delle ipotesi si sparisce dalla vita pubblica del Paese.

Non è un caso che da settimane ci si interroghi su che fine abbia fatto il capo di Stato maggiore russo Valerij Gerasimov. Colui che, tanto per capire bene la sua importanza, era a conoscenza dei codici nucleari insieme al ministro della difesa Serghei Shoigu e, ovviamente, Vladimir Putin. Il generale, fino a poco tempo fa braccio destro dello Zar, non è comparso alla parata militare per il Giorno della Vittoria, il 9 maggio scorso, e la cosa non è passata inosservata.

Secondo una prima versione dei fatti, Gerasimov, da aprile a capo delle operazioni militari russe in Ucraina, sarebbe stato ferito durante un bombardamento condotto dall’esercito ucraino a Izyum, città situata nella regione di Kharkiv. Alcune schegge gli avrebbero lacerato la gamba e l’avrebbero costretto a tornare in Russia per operarsi.

IMAGOChe fine ha fatto Valery Gerasimov?

Secondo fonti provenienti dai servizi segreti ucraini, invece, il generale russo sarebbe stato sospeso dal suo incarico dallo stesso Putin, sulla scia di un’opera di epurazione che, ad ora, ha coinvolto non meno di 150 funzionari di governo e generali dell’esercito russo.

Un giro di vite sull'FSB
Secondo il giornalista investigativo russo Andrej Soldatov a guidare l’invasione in Ucraina è, attualmente, Vladimir Alekseyev, numero due del Gru, l’intelligence militare russa che dipende direttamente dal ministero della Difesa e dal suo capo di Stato maggiore. Nato a Holodky, vicino a Kiev, quando anche l’Ucraina faceva parte dell’Unione Sovietica, Alekseyev ha fatto carriera nel Gru, operando in Siria e Donbass, e occupandosi anche del tentativo di avvelenamento con il gas nervino dell’ex agente segreto Sergej Skripal’, avvenuta a Salisbury, in Gran Bretagna, il 4 marzo del 2018. Sempre secondo Soldatov, il passaggio di consegne al Gru da parte di Putin, sarebbe dovuto al fatto che il Presidente russo, formatosi lui stesso presso il Kgb, ritiene
gli agenti segreti «devoti alla causa e dalle disposizioni, non importa il prezzo da pagare».

Che l’invasione dell’Ucraina voluta da Putin non stia andando come previsto dal Presidente non è più un mistero per nessuno. La Russia avrebbe perso un terzo delle sue forze armate e, a causa di una serie di errori strategici, quella che doveva essere una ‘operazione speciale’ lampo, si sta protraendo da quasi tre mesi senza che sia stato conseguito alcun successo di rilievo sul piano militare.

IMAGOUna delle operazioni dell'FSB.

Per questo motivo Putin avrebbe deciso, secondo il media russo Meduza, di operare un giro di vite sull’Fsb, l’agenzia della sicurezza interna, nata dalla divisione del Kgb a seguito del crollo dell’Unione Sovietica, a cui era stata affidata, fino ad ora, l’opera di spionaggio in Ucraina, per poi affidare tale responsabilità, come detto, al Gru. Già lo scorso aprile, il quotidiano inglese The Times aveva scritto che era in corso un’epurazione di massa dei dipendenti dell’Fsb, circa 150 ufficiali del Servizio federale di spionaggio, che, in molti casi, sarebbero stati anche arrestati.

La crisi del "cerchio magico"
Tale operazione è stata denunciata da Christo Grozev, direttore esecutivo di Bellingcat, un gruppo di giornalismo investigativo specializzato in operazioni di intelligence e di verifica delle notizie più controverse. La notizia è stata ripresa anche dal Daily Mail, spiegando che si sarebbe trattato di un disperato tentativo di Putin di punire coloro che hanno consegnato i piani di battaglia russi all’intelligence occidentale, e incolparli del mancato raggiungimento della tanto attesa vittoria in terra ucraina.

Sempre secondo Meduza, spettava proprio all’Fsb il compito di fornire al Cremlino informazioni utili all’invasione dell’Ucraina ma, di fatto, il Servizio si sia limitato a riferire a Putin ciò che lui stesso voleva sentirsi dire, con gli esiti disastrosi, sul piano strategico e militare, che sono sotto gli occhi di tutti. A pagarne le conseguenza, tra gli altri, è stato Sergeij Beseda, capo del Servizio Fsb, che sembra sia stato posto agli arresti domiciliari prima di essere spostato nella famigerata prigione di Lefortovo, dove ai tempi di Stalin si tenevano interrogatori e torture contro i prigionieri politici, con l’accusa di “carenze di intelligence”. Secondo l’accusa, Beseda sarebbe la talpa che ha avvisato i servizi segreti americani del piano d’invasione dell’Ucraina.

Dato per spacciato, Beseda è poi riapparso, a fine aprile scorso, al funerale di un veterano del Kgb, Nikolai Leonov, dove ha anche tenuto un discorso commemorativo. Secondo il solito Andrai Soldatov, questa nuova apparizione sarebbe da interpretarsi come un «tentativo disperato da parte di Putin di negare che ci sia una faida interna ai servizi segreti russi». Secondo il giornalista russo «l’Fsb avrebbe effettuato una operazione spettacolare» per tentare di ingannare la popolazione russa e l’opinione pubblica internazionale sulla crisi esistente nel cosiddetto ‘cerchio magico’ di Putin.

Anche il "Rasputin del Cremlino"
A Beseda è stata poi assegnata una mansione d’ufficio di gran lunga inferiore rispetto a quella precedentemente ricoperta in attesa, come è probabile che avvenga, di un pensionamento anticipato. Anche il vice di Beseda, Anatoly Bolukh era stato arrestato a inizio marzo, così come il vice comandante della Guardia nazionale in Russia, la Rosgvardia, il generale Roman Gavrilov, e il fedelissimo di Putin, l’ex consigliere Vladislav Surkov, finito anch’egli agli arresti domiciliari.

IMAGOSurkov era in stretti rapporti con Putin. Ora sembrerebbe essere agli arresti domiciliari.

Surkov, noto anche come il ‘Rasputin del Cremlino’, non era solo uno dei più stretti collaboratori di Putin, ma veniva indicato come il suo ideologo, colui che aveva orchestrato la costruzione dell’apparato di potere dello Zar. Ad aprile scorso, è stata diffusa la notizia che Surkov sarebbe stato messo agli arresti domiciliari, formalmente con l’accusa di essersi appropriato dei fondi stanziati per rafforzare il controllo russo sul Donbass.

La concomitanza, però, del suo arresto con lo scoppio della guerra in Ucraina aveva anche rafforzato le voci che le due cose fossero legate, essendo Surkov anche consigliere del presidente russo sulle questioni riguardanti Kiev. Sempre secondo alcune fonti ucraine, altri ufficiali responsabili dei mezzi corazzati sarebbero stati sollevati dal proprio incarico, perché accusati di aver fallito il piano militare. Si tratta di Vladislov Ershow, Sergeij Kisel, Igor Osipov e Arkady Marzoev.

«Un'operazione fallimentare»
L’epurazione compiuta da Putin dei vertici del proprio esercito è una chiara ammissione del fatto che l’operazione speciale da lui fortemente voluta si sia risolta in un sostanziale fallimento. L’idea iniziale era infatti di occupare Kiev in pochi giorni, rovesciando il governo di Zelensky che, secondo fonti di intelligence, avrebbe subito ben quattro tentativi di uccisione. Come è noto, non solo l’esercito russo si è dovuto ritirare dalla regione, ma non è riuscita ancora a consolidare alcuna conquista fatta per via delle forte resistenza ucraina.

GETTYSono numerosi i carri armati russi distrutti che caratterizzano il paesaggio ucraino.

Sergeij Kisel, per esempio, sarebbe caduto in disgrazia dopo una sonora sconfitta rimediata vicino a Kharkiv, in seguito alla quale sarebbe stato costretto a ritirare le proprie truppe. Anche il maggiore generale Maezoev sarebbe stato rimosso dalla propria carica di comandante del 22° Corpo d’armata del distretto militare meridionale in Crimea a causa dei risultati insoddisfacenti ottenuti. Infine, il viceammiraglio Igor Osipov, che comandava la Flotta del Mar Nero, sarebbe stato licenziato per l'affondamento dell'incrociatore Moskva.

Pur dovendo fare la tara sul fatto che la maggioranza di tale notizie venga diffuso da fonti ucraine, che hanno un chiaro interesse a nutrire una narrativa che vede il proprio Paese impegnato in una vittoriosa resistenza, non può negarsi, che l’esercito russo appaia in forte crisi. Oltre ai vari arresti e licenziamenti, voluti da Putin, almeno 12 dei più alti ranghi militari di Mosca sono stati uccisi durante delle operazioni militari in Ucraina. Come scrisse lo scrittore e rivoluzionario russo Lev Trotsky, «l’esercito è una copia della società e soffre di tutte le sue malattie, di solito a una temperatura più alta».


Appendice 1

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IMAGOUn periodo di colloqui, per Vladimir Putin.

IMAGOChe fine ha fatto Valery Gerasimov?

IMAGOSurkov era in stretti rapporti con Putin. Ora sembrerebbe essere agli arresti domiciliari.

GETTYSono numerosi i carri armati russi distrutti che caratterizzano il paesaggio ucraino.

IMAGOUna delle operazioni dell'FSB.

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