Quando chi dovrebbe tutelarti ti imprigiona. Le storie più celebri di un piaga irrisolta (e forse irrisolvibile) del sistema giudiziario.
In carcere da innocenti. Un ossimoro che qualche volta si trasforma in amara realtà. La cronaca è oramai piena di “vittime della giustizia”. Persone che per vari motivi sono state accusate, processate e regolarmente condannate per aver commesso crimini di cui si professavano (e poi davvero lo erano) innocenti. Innocenza che viene a galla solo dopo molto tempo passato dietro alle sbarre. E a volte gli anni sono davvero tanti.
Primi accusati, gli ultimi
Come nel recente ed eclatante caso di Lamar Johnson, un uomo afroamericano accusato di omicidio e per questo detenuto per ben 28 anni in prigione. Accusato di aver ucciso Marcus Boyd, sulla sua veranda nel 1994, Lamar si è sempre dichiarato innocente. Solo a quasi 30 anni di distanza dalla condanna il suo avvocato insieme all’associazione no profit Innocence Project è riuscito a risalire alla verità che scagionava Lamar: un testimone ha ritrattato la sua testimonianza e un detenuto ha confessato di aver sparato a Boyd, in compagnia di una terza persona già sospettata.
Tra gli errori giudiziari più grandi della storia, forse il capostipite del secolo scorso e che portò alla morte, c’è sicuramente l’esecuzione di Sacco e Vanzetti giustiziati a morte sulla sedia elettrica negli Stati Uniti, a Boston, con l’accusa di aver ucciso 2 persone nel 1927 nonostante un detenuto confessò di aver commesso gli omicidi. Solo dopo 50 anni dalla loro morte venne riconosciuto pubblicamente l’errore.
Drammi umani da film
Hanno ispirato due film di successo altri due casi emblematici di errori giudiziari made in Usa. Quello di Rubin Carter, giovane pugile degli anni ’60 soprannominato Hurricane (uragano) per la sua foga sul ring.
Nel giugno del 1966 dopo una violenta sparatoria in un bar nel New Jersey 3 persone persero la vita. Una donne disse di aver visto fuggire i colpevoli su di un’auto bianca. Auto che corrispondeva a quella di Rubin dove poi fu trovata una pistola dello stesso calibro usato per la rapina. Carter fu processato e condannato a tre ergastoli.
Fu scarcerato nel 1985, quando l'accusa rinunciò a muovere in giudizio una terza volta contro l'illegittimità processuale sollevata dalla Corte Federale sulla base di un possibile pregiudizio razziale nell'incriminazione. La sua storia ha ispirato una celebre canzone di Bob Dylan, “Hurricane”, e il film “Hurricane - Il grido dell'innocenza” con Denzel Washington nei panni del protagonista.
Altro film, “Nel nome del padre” (1993) con Daniel Day-Lewis che si rifà alla storia dei 4 di Guildford, i 4 ragazzi Gerry Conlon, Paul Hill, Carol Richardson e Paddy Armstrong che vennero arrestati da innocenti nel 1974 per l’attentato dell’Ira in un pub di Guildford, in Inghilterra, dove morirono 5 persone. I ragazzi vennero rilasciati dopo 15 anni, il padre di Gerry, accusato di essere complice, morì in carcere. L’allora premier Tony Blair scrisse una lettera di pubbliche scuse.
L'Italia e il caso Tortora
In Italia tra i tanti casi destò scalpore quello del noto presentatore tv Enzo Tortora arrestato in una camera d’albergo nel 1983 con l’accusa di associazione camorristica e traffico di droga. La vicenda durerà 3 anni, molto di questo tempo Enzo Tortora lo passerà in carcere, peraltro ammalandosi e morendo ('88) poco dopo la sua completa assoluzione ('87).
Quello di Tortora non è un unicum, secondo una statistica del sito errorigiudiziari.com dal 1992 al 2021, si sono registrati 30¦017 casi, una media di oltre 1¦000 innocenti in custodia cautelare ogni anno. Oltre all'inguistizia, anche il danno (economico) se si pensa che lo Stato italiano ha speso in questo periodo circa 800 milioni di euro come risarcimento alle vittime.
«Il problema è che le persone sono innaffidabili»
Da cosa nasce un errore giudiziario? Da una parte c’è il fatto storico, dall’altro il suo accertamento processuale. Dovrebbero ma non sempre coincidono. Quando questa difformità avviene può essere che la sentenza consacri una verità processuale difforme dalla verità storica producendo sentenze ingiuste.
Secondo Brandon L. Garrett, che insegna dal 2005 procedura penale alla University of Virginia School of Law, intervistato da errorigiudiziari.com, «le cause sono tre: l’inaffidabilità dei testimoni oculari, perché la memoria delle persone e il modo con cui si ricordano i volti, l’abbigliamento e il comportamento dei presunti colpevoli, è molto labile; le false confessioni, negli Usa pur di sottrarsi a interrogatori lunghissimi ed estenuanti, un innocente può arrivare ad autoaccusarsi di qualcosa che non ha commesso; nessuna delle prove forensi oggi tenute in considerazione è scientificamente certa, solo il test del Dna, a oggi, è scientificamente attendibile».