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L'alba di Re Carlo III per molti è il tramonto della monarchia

Oggi a Londra l'incoronazione del successore di Elisabetta II in un momento di bassissima popolarità per i reali. Ecco perché
Oggi a Londra l'incoronazione del successore di Elisabetta II in un momento di bassissima popolarità per i reali. Ecco perché

Oggi, sabato 6 maggio, Carlo d'Inghilterra sarà nominato re. È il pretendente al trono più anziano della storia britannica, oltre che la persona più anziana a diventare sovrano del Regno Unito, e dopo una vita vissuta all'ombra della compianta madre Elisabetta II si appresta finalmente a sedere sul tanto agognato trono. Come sottolineato dallo storico Ed Owens: «Carlo si trova, nell'autunno della sua vita, a riflettere attentamente su come proiettare la propria immagine come personaggio pubblico. Non è neanche lontanamente popolare come sua madre».

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Una figura controversa

Figura controversa, sempre in bilico tra azioni lodevoli e gaffe eclatanti, ha rischiato seriamente di decretare la fine della monarchia inglese dopo il suo divorzio da Lady Diana, e la prematura morte di quest'ultima. Invece, a dispetto dei tanti che lo davano per spacciato, non solo è riuscito a crearsi una nuova immagine pubblica, ma anche a coronare il proprio sogno d'amore con l'odiata Camilla Parker Bowles, futura regina consorte.

Ambientalista convinto della prima ora, appassionato sportivo, tanto da essere stato soprannominato "action man", amante della caccia e del giardinaggio, Carlo è riuscito a sopravvivere ai suoi stessi errori, in pochissimi erano pronti a scommetterci, e a crearsi l'immagine di un sovrano economo, così come testimoniato dalla sua politica di riduzione degli sprechi a corte a iniziare dal 'licenziamento' di numerosi membri della famiglia reale che svolgono funzioni di rappresentanza.

Con queste premesse, la giornata di potrebbe essere ricordata come un evento memorabile, una sorta di celebrazione dell'orgoglio nazionale inglese, se non fosse per le voci contrarie che continuano a levarsi numerose. In occasione della morte di Elisabetta II avevamo parlato dell'indiscutibile fascino che la monarchia continua ad esercitare in Europa e nel mondo, ma anche della crisi che tale istituzione si trova a vivere in epoca moderna. Privati, nella maggior parte dei casi, di un effettivo potere, i monarchi si trovano a essere, nell'immaginario collettivo, più i protagonisti di una soap opera moderna che della vita politica della propria nazione.

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Un miliardo per avere un re

Lo stesso può dirsi per Carlo, della cui incoronazione, secondo un recente sondaggio commissionato dalla BBC News, non interessa al 70% dei giovani britannici, di età compresa tra i 18 e i 35 anni. Solo il 7% dei giovani adulti si è dichiarato «molto interessato» mentre la percentuale aumenta al 58% tra le persone over 65 contro il 42% che si dichiara «non interessato». La maggior parte delle persone, poi, pur interessate all'evento mondano non mancano di rimarcare l'enorme costo che una tale organizzazione comporterà per le casse del Regno Unito.

Come spiegato al Corriere della Sera da David Haigh, Ceo di Brand Finance, che si occupa di un nuovo report sulle finanze dei Windsor «quest'anno la monarchia costerà anche gli 850 milioni di sterline di introiti del Pil mancanti per il giorno di festa, bank holiday, più i 100 milioni di sterline per organizzare l'evento a Westminster Abbey e tutto il Coronation day: in totale 950 milioni di sterline».

A pagare l'evento, infatti, sarà il governo britannico, ossia i contribuenti, a differenza dei matrimoni regali per i quali paga la famiglia Windsor. Ai 100 milioni di sterline previsti per la cerimonia vera e propria, vanno poi aggiunti circa 30 milioni di sterline per i fiori, le decorazioni, le fotografie ufficiali, oltre tutte le spese accessorie che un evento simile comporta, primo fra tutti il servizio di sicurezza. Centinaia di tiratori scelti si apposteranno sui tetti dei palazzi e migliaia di droni saranno utilizzati per monitorare la situazione generale, oltre che per prevenire la commissione di attività illecite.

Il gruppo di attivisti ambientali Just Stop Oil, ad esempio, che già lo scorso ottobre aveva imbrattato la faccia della statua di cera di Carlo, nel museo di Madame Tussauds, con una bella torta alla crema, ha fatto sapere di non escludere l'organizzazione di qualche gesto eclatante durante l'incoronazione per attirare l'attenzione sulla crisi climatica del Pianeta.

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Il fascino sbiadito della monarchia

Tale cifra esorbitante, ha fatto gridare allo scandalo tutti coloro che devono affrontare quotidianamente problemi come il caro bollette e il costo altissimo degli affitti. Una delle questioni più spinose che Carlo si troverà ad affrontare, infatti, riguarda proprio la gestione finanziaria della monarchia che deve essere in linea con i tempi di crisi economica che ci si trova a vivere a livello globale.

Tra coloro che non vedono di buon occhi la celebrazione del 6 maggio vi sono, ovviamente, le persone contrarie alla stessa istituzione monarchica. Graham Smith, il leader del gruppo antimonarchico 'Republic' ha dichiarato alla rivista Newsweek che «non c'è bisogno di una incoronazione. Sarà una spesa enorme, ma la regione principale è che vogliamo abolire la monarchia. L'incoronazione(...) è solo un momento usato dal Palazzo per dire 'Eccoci, non è tutto meraviglioso? Non è grande avere un re? Non c'è scopo, non ne abbiamo bisogno».

Se infatti la popolarità e il carisma di Elisabetta II erano riusciti a tenere a bada, per molti decenni, le voci degli antimonarchici inglesi, lo stesso non si può ancora dire di Carlo che paga, per ora, la mancanza di una popolarità vagamente simile a quella della genitrice. Come scritto dal giornalista britannico Martin Kettle su The Guardian il futuro del Regno Unito senza Elisabetta II «è un tabù collettivo. Il suo modo di stare al potere e la sua abilità nel mantenere le distanze hanno lasciato in eredità un modello di monarchia che per Carlo III non sarà facile replicare. Specialmente se, come è chiaramente possibile, non dovesse riuscire a guadagnarsi lo stesso rispetto di cui ha goduto Elisabetta».

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Carlo sarà l'ultimo re?

Secondo una ricerca effettuata da Ipsos nell'aprile dello scorso anno, un inglese su quattro avrebbe voluto sul trono suo figlio William, e il 42% dei britannici ritiene che Carlo, una volta al trono, dovrebbe abdicare subito a favore del primogenito. Nonostante un buon 48% dei sudditi ritenga che Carlo potrebbe essere un buon re, e fare un buon lavoro, a livello di popolarità è più noto William che, secondo Gideon Skinner, responsabile delle ricerche politiche Ipsos, «è nel cuore del 64% degli intervistati, poco al di sotto della defunta Sovrana con il 69%».

Se Carlo riuscirà a conquistare una fetta sempre più consistente di sostenitori lo si potrà sapere solo nel prossimo futuro ma, è cosa certa che dovrà fare i conti con delle sfide molto impegnative. Negli ultimi vent'anni, la monarchia inglese si è trovata al centro di numerosi scandali che solo il polso fermo di Elisabetta II ha saputo tenere a bada.

Ora, Carlo si trova a fare i conti con i litigi pubblici con il figlio minore Harry, le accuse di razzismo mosse dalla nuora Meghan Markle, la discussa figura del fratello Andrea, invischiato negli scandali sessuali di Jeffrey Epstein, e le critiche della sorella Anna che non vuole il taglio delle mansioni pubbliche di numerosi membri della famiglia reale.

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Hugo Vickers, storico della Famiglia Reale e autore di un saggio sulla Regina Elisabetta, ha di recente paragonato l'ascesa al trono di Carlo come la nomina a presidente di azienda globale di una persona a un passo dalla pensione. «È una cosa grossa a quell'età - ha detto Veickers ad Ap News - e quindi sospetto che sia un uomo che abbia fretta». Ciò che viene chiesto alle odierne monarchie europee per poter sopravvivere è quello di essere delle istituzioni al passo con i tempi e in linea con i sacrifici che la gente comune deve fare in tempo di crisi.

Le persone vogliono sognare su re e regine e, al contempo, umanizzarle come se fossero delle persone comuni e non, comunque la si voglia mettere, dei privilegiati sotto tanti punti di vista. Forse sta tutto in questa contraddizione l'amore-odio che gli inglesi nutrono per la Royal Family: pochissimi vorrebbero che tale istituzione non esistesse più ma sempre più voci sono critiche sulla sua esistenza. Un paradosso appunto su cui si basa, da anni, il rapporto tra i reali e i propri sudditi.

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