La compagnia militare privata più importante al mondo, la Blackwater, si è macchiata del sangue di innumerevoli innocenti.
«Siamo delle prostitute della guerra e della sicurezza, nessuno ci vuole ma tutti ci cercano nei momenti giusti». Lo ha detto lo scrittore e contractor Gianpiero Spinelli, quando ancora non si parlava molto della Wagner e delle compagnie militari private. Eppure, quella dei cosiddetti mercenari, ossia persone assoldate per partecipare a operazioni militari, o paramilitari, pur non appartenendo a nessuna delle forze armate schierate in campo, è una realtà in rapida espansione ormai da tanti anni.
Un fenomeno in crescita
Con la fine della Guerra Fredda, infatti, molti Paesi hanno adottato delle politiche volte a ridurre il numero di effettivi, a favore di eserciti più contenuti ma equipaggiati con strumenti più avanzati. Lo scoppio di conflitti armati in Africa e Medio Oriente, ha reso necessario l'impiego di manodopera specializzata nel settore, per svolgere ruoli di polizia e di guardia armata o, in certi casi, prendere parte alla battaglia in corso.
Si tratta di multinazionali che offrono i propri servizi a sempre più Paesi per svolgere dei compiti che, un tempo, erano di competenza degli eserciti nazionali. Se, con lo scoppio della guerra in Ucraina, si è parlato della compagnia russa Wagner, molti ignorano che forse la prima, e più numerosa, compagnia militare privata si è formata negli Stati Uniti sotto il nome di Blackwater.
La storia di Blackwater
La compagnia è stata fondata il 26 dicembre 1996 da Erik Prince, un ex marine appartenente a una ricchissima famiglia di cristiani evangelici del Michigan, tradizionalmente vicina al partito repubblicano. Il padre Edgar, fondatore del Prince Manufactoring, è colui al quale si deve l’invenzione della visiera parasole con lucina e che fece la sua fortuna con la manifattura di componenti d’auto.
Anche Prince Junior non ha mai fatto mistero della sua vicinanza al presidente Trump, di cui ha finanziato ampiamente la campagna elettoral. Nel 1998, dopo aver acquistato circa tremila acri di terreno a Moyock, tra la Carolina del Nord e la Virginia, Erik Prince aprì il primo centro di addestramento della Blackwater, dotato di numerosi poligoni e strutture di allenamento, specializzate nella simulazione degli scenari di guerra. Il centro di addestramento è attorniato da una palude, e proprio le sue acque torbide hanno ispirato il nome della compagnia militare, Blackwater appunto.
Blackwater non ha mai nascosto il fatto di essere al servizio del Dipartimento di Stato Usa, a cui fornisce migliaia di operatori militari, soprattutto per operazioni di protezione del corpo diplomatico oltre a supporto tecnico e logistico specializzato.
Nel 2000, a seguito dell’attacco terroristico condotto da al-Qaeda ai danni del cacciatorpediniere Uss Cole ormeggiato nel porto di Aden, in Yemen, l’agenzia ricevette il primo contratto da parte degli Stati Uniti per presidiare e difendere luoghi militari strategici. Si stima che nell’arco di una decina d’anni, Blackwater abbia ottenuto circa 2 miliardi di dollari da parte di Washington per fornire supporto alle proprie truppe in Afghanistan e Iraq, oltre ad aver incassato 600 milioni di dollari dalla Cia per operazioni sotto copertura.
Un business spietato
Fin dalle sue prime operazioni, la compagnia, tra le più importanti al mondo, ha attirato su di sé numerose critiche e denunce per il modo aggressivo in cui conduceva le proprie operazioni. Secondo le prove raccolte, troppo spesso la sicurezza degli operatori è stata sacrificata per economizzare sul costo delle operazioni. Nello svolgimento dei compiti di protezione dei convogli del corpo diplomatico, poi, la Blackwater ha sempre adottato tattiche preventive e dissuasive molto pericolose per tutti coloro che si trovavano nelle aree interessate all’operazione.
Esemplificativo, in questo senso, è quanto successo in Iraq. Il 31 marzo 2004 a Fallujah, alcuni ribelli iracheni attaccarono un convoglio contenente quattro contractors della Blackwater che vennero picchiati, torturati e uccisi, e di cui i cadaveri, carbonizzati, vennero trascinati per le vie della città prima di essere impiccati su un ponte che attraversava il fiume Eufrate. Ciò condusse all’avvio di una battaglia sanguinosa, tra il corpo dei Marines e i ribelli iracheni per il controllo della città, che venne ricordata come il combattimento urbano maggiore per le truppe militari statunitensi dai tempi della guerra in Vietnam.
Il punto di non ritorno
Se, fin da allora, ci si pose il problema delle varie criticità che implicava l’utilizzo in scenari di guerra di compagnie private, nel 2007, a Bagdad, tale dilemma assunse aspetti drammatici quando i contractors, credendosi coinvolti in un attacco ai loro danni, aprirono il fuoco sulla popolazione, uccidendo diciassette civili inermi, tra cui due bambini, e ferendo un numero molto alto di persone.
Il 16 settembre del 2007, infatti, ai quattro mercenari di Blackwater era stato detto di recarsi in piazza Nisour per verificare se la zona fosse tranquilla in vista del passaggio del convoglio del Dipartimento di Stato. Qui, secondo la versione fornita al processo, avendo visto una macchina Kia che procedeva contromano, avvicinandosi lentamente, affiancata da un poliziotto, avevano lanciato delle granate stordenti per far disperdere coloro che presumevano fossero degli attentatori. La polizia irachena, avendo visto il proprio collega morto, aveva poi aperto il fuoco contro i contractors che avevano risposto in maniera molto violenta. Questo gravissimo episodio, portò alla condanna di quattro mercenari della Blackwater, graziati poi dal presidente Trump nel 2020, e all’avvio di un'inchiesta voluta dal Congresso degli Stati Uniti per l’approfondimento di numerose denunce presentate contro l’operato della compagnia privata in Iraq e Afghanistan.
Nacque il cosiddetto ‘Blackwatergate’ un corposo rapporto, frutto del lavoro della Commissione d’inchiesta, nel quale si diceva che, dal 2005 la Blackwater era stata coinvolta in almeno 195 conflitti a fuoco e che i suoi uomini avevano aperto il fuoco per primi in più dell’80% dei casi. Nel rapporto, inoltre, si accusava il Dipartimento di Stato di non aver vigilato a dovere sull’operato dell’agenzia, e di non aver chiesto conto dei numerosi incidenti occorsi nello svolgimento del proprio operato.
Il cappio si stringe
La domanda che si poneva la Commissione d’Inchiesta era come fosse possibile che, a fronte di oltre cento mila contractors presenti in Iraq, vi sia stato un solo caso di accusa formale per crimini commessi sul posto. La Blackwater, travolta dallo scandalo, decise, nel febbraio del 2009, di modificare il proprio nome in XE Services LLC, nominando Joseph Yorio come nuovo presidente e Ceo al posto di Erik Princeche che aveva rassegnato le sue dimissioni il 2 marzo dello stesso anno.
Nel 2010, un gruppo di investitori privati acquistò il centro di addestramento della Carolina del Sud, rinominando XE Services LLC come Academi che, a sua volta, è confluita, nel 2014, insieme ad altre società di sicurezza, nel gruppo Constellis Holdings, Inc. Academi, dal canto suo, offre molti servizi tra i quali corsi di guida tattica, tiro di precisione, formazione marittima e l’addestramento cinofilo per la rilevazione di esplosivi e droga.
La guerra in Yemen
Dal 2015, Blackwater è stata impegnata in operazioni militari in Yemen, assoldati dalla coalizione di Stati, guidati da Arabia Saudita ed Emirati Arabi, contrapposta agli Houthi, il movimento ribelle musulmano contrario al presidente Addrabbuh Mansour Hadi. Si trattò, in prevalenza, di mercenari arruolati in Colombia tra ex soldati dei corpi speciali dell’esercito di Bogotà che avevano combattuto, a loro volta, contro le Farc, ossia la guerriglia di ispirazione marxista e bolivariana attiva nel Paese sudamericano fino a poco tempo fa. Nel 2016, la Blackwater decise comunque di ritirare le proprie truppe dallo Yemen a causa delle ingenti perdite subite: si parlò di decine di mercenari, tra cui alcuni comandanti, rimasti uccisi a seguito dei duri combattimenti con la resistenza yemenita.
I piani di Trump
Nel luglio del 2021, quando si era ben lungi dal pensare ad una guerra in Ucraina, il Time rivelò l’esistenza di un articolato piano di espansione dell’Academi che, sotto la presidenza di Donald Trump, avrebbe lanciato un programma di arruolamento di veterani di guerra ucraini per avviare una collaborazione tra l’agenzia di sicurezza e il servizio di intelligence ucraino, che prevedeva anche la costruzione di un "centro di addestramento all’avanguardia". La compagnia di sicurezza, inoltre, aveva in previsione un piano d’affari stimato in dieci miliardi di dollari. L’arrivo di Joe Biden alla Casa Bianca, però, mise fine alla realizzazione dell’ambizioso progetto. Ciò che è certo, invece, è che l’utilizzo sempre più frequente di compagnie di sicurezza private, o di mercenari, come li si ama chiamare, pone gravi questioni di natura politica ed etica a cui nessuno, per ora, sembra intenzionato a dare delle risposte.