Troppi turisti, molti dei quali irrispettosi, e l'impatto sul territorio è devastante. Un fenomeno sempre più diffuso e c'è chi dice basta.
C'è chi dorme sulla Tour Eiffel o chi incide il nome della sua innamorata sul muro del Colosseo, dichiarando poi agli agenti di polizia di non sapere di che monumento si tratti.
L'Anfiteatro Flavio, simbolo di Roma, è spesso fatto oggetto di atti vandalici da parte di turisti, sempre più giovani e del tutto inconsapevoli del suo inestimabile valore artistico, e lo stesso capita ad altri monumenti storici italiani: è il caso del Corridoio Vasari di Firenze, che collega le Gallerie degli Uffizi a Ponte Vecchio a Firenze dove, tra le altre cose, un turista ha visto di parcheggiare la sua Ferrari nella zona pedonale di Piazza della Signoria, uno dei simboli del Rinascimento italiano.
Gli esempi di inciviltà e maleducazione da parte dei turisti vanno ad aumentare con preoccupante frequenza, e sempre più spesso ci si trova a leggere la cronaca di vacanze vissute all'insegna dell'ignoranza e del mancato rispetto per il patrimonio culturale e naturalistico del luogo in cui ci si trova.
Influenze negative
L'anno scorso, una influencer cinese ha dovuto pagare una multa di oltre diciotto mila dollari, per aver mangiato in diretta streaming la carne di un Grande squalo bianco, una specie protetta in Cina, mentre una coppia è stata incarcerata per aver rubato, nel 2021 in un ristorante stellato Michelin in Spagna, quarantacinque bottiglie di un pregiatissimo vino del valore di 1,7 milioni di dollari e una bottiglia di Chateau d'Yquem del 1805 che era elencata nel menù al costo di 350.000 euro, così come riferito dalla Cnn.
Oltre gli scempi artistici, capita spesso che molti turisti perdano i propri freni inibitori e allora ci si trova a leggere cartelli come quelli apposti fuori dalla Stoke Fruit Farm, sull'Isola di Hayling nel Regno Unito, in cui si invitano i visitatori «a tenersi addosso i propri indumenti». L'affissione di tali avvisi si è reso necessario dato il numero crescente di viaggiatori che ha preso l'abitudine di denudarsi per scattare selfie di natura bucolica nei magnifici campi di girasoli e fiori selvatici circostanti la fattoria.
Una crescente ondata nudista che ha indotto un turista russo a scattare delle foto in cui compariva in pose discinte all'interno di un tempio sul Monte Agung, un vulcano sacro al dio Shiva, a Bali, o l'influencer Alina Fazleeva a posare nuda, mollemente adagiata sulle grosse e sinuose radici di un banano quasi millenario. La comunità locale si è rivoltata contro questo comportamento lascivo, inteso come profanazione di un albero sacro, e le autorità di Bali hanno espulso l'influencer e il marito autore dello scatto con l'accusa di aver violato la cultura locale.
Comportamenti definiti «indecenti» sono stati posti in essere anche da numerosi turisti in visita al parco tematico dello Studio Ghibli in Giappone. Sembra che l'abitudine di scattare fotografie «in atteggiamenti sessualmente aggressivi» nei confronti delle protagoniste femminili dei film d'animazione di Miyazaki sia diventata così diffusa da aver indotto il governatore della prefettura di Aichi, Hideaki Ōmura, a dichiarare che «sarebbe preferibile che i turisti non venissero affatto piuttosto che assistere a scene così poco edificanti».
La «sindrome del protagonista»
Gli esempi di maleducazione vacanziera riportati dai giornali potrebbero continuare all'infinito, considerando anche tutte quelle volte in cui gli incauti viaggiatori, incuranti dei cartelli posti a protezione della propria e altrui incolumità, si avvicinano senza troppi pensieri alla fauna locale, andando a disturbare animali selvatici che è meglio tenere a distanza, e rimane da chiedersi se vi possa essere una spiegazione a tale tipo di comportamenti.
Secondo la dottoressa Alana Dillete, assistente professore di gestione dell'ospitalità e del turismo presso la San Diego University, intervistata dalla Bbc, «molto è dovuto alla mancanza di conoscenza e la comprensione del tuo impatto sul luogo che stai visitando. Penso che così tante persone viaggino e stiano pensando a come sarà un'esperienza per loro ma non pensano a come le loro azioni stanno influenzando il luogo in cui si trovano perché semplicemente non hanno la conoscenza adeguata».
Sostanzialmente dello stesso avviso è la dottoressa Kirsty Sedgman, insegnante all'Università di Bristol e autrice del libro 'On Being Unreasonable', la quale afferma che «il turismo ha il potere di sollevare le persone dalla povertà, ha il potere di connettere le persone attraverso culture, religioni e lingue».
La Sedgam analizza il fenomeno «dell'energia del personaggio principale» che porterebbe molte persone a concepire tutti coloro che incontra in vacanza, dal personale delle strutture ricettizie ai camerieri dei ristoranti, come a suo completo servizio. Il problema ulteriore, poi, è che le persone che vengono riprese in merito ai propri comportamenti «reagiscono con una rabbia sempre crescente. Quel senso di "Non dirmi cosa fare" è davvero forte».
Il paradosso del viaggiatore moderno
«Quando viaggiamo-ha dichiarato alla Bbc lo psicoterapeuta clinico Javeri Labourt-dobbiamo connetterci alla destinazione, a una nuova cultura. Questa connessione ci richiede di essere in una posizione emotiva diversa e non tutti sono pronti per questo». Il paradosso della nostra epoca, quindi, sarebbe che più la possibilità di viaggiare si è ampliata meno si è evoluta, in proporzione, la capacità di capire la valenza di una esperienza simile.
Andare in vacanza, in sostanza, si sta riducendo ad una mera soddisfazione di ogni nostro possibile desiderio, a prescindere che ciò sia fattibile e rispettoso della realtà che ci troviamo a vivere in quel momento. Frustrati dalla vita quotidiana, sempre più persone riversano nell'idea di viaggio un desiderio di riscatto che poco ha a che fare con il rispetto della natura e della cultura del luogo che ci si trova a visitare: ciò che conta è quanto una male interpretata idea di divertimento e senso di avventura possa essere concretizzata in atteggiamenti tenuti a favore di telecamere e dai risultati spesso disastrosi.
Secondo la professoressa Dillete molti di questi scempi vanno imputati al turismo di massa che sembra garantire al turista un alto grado di invisibilità. Secondo l'esperta, in questo tipo di turismo ciò che conta «è solo portare le persone in un posto dove possano bere troppo, mangiare troppo e consumare troppo. È come impostarli per un fallimento». Di sicuro, una esperienza di viaggio meno anonima e più incentrata sul valore del luogo che si visita potrebbe indurre i turisti ad adottare dei comportamenti più rispettosi e consapevoli dell'esperienza che si sta vivendo.
Quando gli autoctoni non ne possono più
Non è una novità che il turismo di massa si stia rivelando un problema spinoso per tante mete turistiche, e mai come in questi anni si è assistito ad una vera e propria rivolta degli abitanti dei luoghi turistici che protestano contro gli effetti deleteri dell'overtourism. Lo scorso maggio, oltre dieci mila persone sono scese in piazza a Palma di Maiorca per protestare contro il turismo di massa esponendo cartelli con su scritto 'Maiorca non è in vendita”. L'overtourism è responsabile dell'aumento dei prezzi degli immobili del 250% in dieci anni e le persone non sono più disposte a tollerare un tale peggioramento della propria qualità di vita per poter garantire relax e divertimento a migliaia di turisti.
Altrettanta ostilità è possibile respirare ad Atene, dove sono state organizzate delle manifestazioni per protestare contro l'overtourism e l'aumento esponenziale dei prezzi degli alloggi, e a Barcellona dove, come riferito da Fanpage, molti turisti sono stati colpiti con pistole d'acqua sulla Rambla al grido di «Tornatevene a casa vostra». Lo stesso dicasi per Capri, dove è stato aumentato il prezzo del biglietto d'ingresso proprio a scoraggiare lo sbarco dei turisti, e a Tenerife dove gli attivisti anti-overtourism chiedono a gran voce alle autorità locali di far rallentare il flusso turistico, responsabile di danni ambientali e della crisi degli alloggi.
La città di Amsterdam, invece, ha lanciato la campagna informativa “Stay Away”, ossia «state alla larga», nella quale si informano i turisti sui rischi dell'abuso di alcol e droghe in una città ricca di coffee shop ma che osserva anche norme rigidissime per la loro fruizione.
Amsterdam è una delle città più visitate al mondo, con oltre 20 milioni di visitatori all'anno, e nei quartieri a luci rosse sono comparsi dei grandi cartelloni che ricordano ai turisti maleducati a caccia di emozioni forti «Noi viviamo qui», a condannare tutti i comportamenti molesti compiuti dai visitatori che si aggirano ubriachi e in stato alterato per le vie della città.
Sarebbe davvero importante tornare a concepire le vacanze come un prezioso momento di riposo e divertimento, senza che la fortuna di potercele permettere ci faccia sentire al di sopra delle più elementari regole di comportamento civile.