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E se io mi identificassi come gatto? Benvenuti nella disforia di specie

Una scuola scozzese accetta che un alunno si identifichi come lupo, alimentando il dibattito sulla disforia di specie
Una scuola scozzese accetta che un alunno si identifichi come lupo, alimentando il dibattito sulla disforia di specie

Tra le tante storie, tragiche o divertenti che ogni giorno ci vengono proposte, quella della scuola scozzese che ha accettato che un suo alunno si identificasse come lupo ha suscitato parecchio clamore. Se, infatti, si è agli albori della comprensione di un argomento complesso come quello della disforia di genere, ossia l'impossibilità di identificarsi nel proprio sesso biologico, l'esistenza di una disforia di specie è sconosciuta ai più.

Trattasi di una condizione in cui si trovano a vivere coloro che non si riconoscono come persone ma come animali, siano essi realmente esistenti, come lupi o volpi, o di fantasia, come draghi o unicorni. La questione, come è facile immaginare, è molto dibattuta e tra gli esperti c'è anche chi, come il neuropsicologo Tommy McKay intervistato dal Daily Mail, è convinto che «non esiste una condizione clinica denominata disforia di specie (…) ma viviamo in un'epoca in cui molte persone vogliono identificarsi in qualcosa di diverso da quello che sono».

Imago/Avalon.redUn gruppo di furries al Pride di Reading, agosto 2024

Dal bambino lupo al bimbo gatto - La vicenda del bambino-lupo sta suscitando molte discussioni e polemiche anche in Scozia, nonostante l'istituto scolastico interessato dal caso abbia deciso di osservare le linee guida volute dal governo scozzese, denominate Getting It Right For Every Child, Girfec, che mirano a supportare gli alunni in ogni sorta di difficoltà.

Secondo lo stesso McKay, interpellato dal quotidiano britannico sulla vicenda, l'approccio tenuto dal consiglio scolastico in questione, pur in linea con i dettami governativi, avrebbe comunque peccato di buon senso in quanto ci si sarebbe accontentati di accettare passivamente quanto affermato dal bambino invece «che spingere l'interessato a uscire da una simile situazione». Già lo scorso anno, una vicenda simile a quella attuale aveva coinvolto una scuola dell'Aberdeenshire, nel Nord della Scozia, che aveva dovuto smentire di aver approvato l'utilizzo di una lettiera per un alunno che si identificava come gatto.

Con riferimento al caso attuale, un nutrito gruppo di genitori scozzesi, appartenenti al UFTScotland, ha anche lanciato l'allarme sull'utilizzo che i pedofili fanno dei video in cui, persone sempre più giovani, si mostrano online con dei travestimenti da animale: «C'è un reale pericolo-ha dichiarato al Daily Mail Jo Bisset, organizzatrice del gruppo-che i pedofili possano prendere di mira i bambini sulla base del fatto che gli animali sono carini e divertenti. Questi bambini sono chiaramente angoscianti, ma è sbagliato sostenerli in questo atteggiamento».

AFPPersone vestite da volpe e aquila durante la convention europea per furry a Malmö, in Svezia.

Il peso dei cartoni animati - Se l'esistenza di una condizione denominata disforia di specie è, come visto, molto controversa, è invece innegabile il fatto che esista una nutrita comunità di persone che amano identificarsi e vestirsi come degli animali, nota come furries. In questo caso si fa riferimento a degli animali antropomorfi, provenienti dai cartoni animati, dai fumetti o dai videogiochi, caratterizzati dal bipedismo e dotati di parola. Anche il bambino al centro della vicenda scozzese si identificava come 'furry', motivo per cui questa fandom è tornata ad essere oggetto di cronaca.

Attualmente, come riferito da Il Messaggero, ne fanno parte almeno 1,8 milioni di persone, in prevalenza provenienti dagli Stati Uniti, dal Giappone, dalla Gran Bretagna e dalla Germania. Secondo un sondaggio svolto negli Stati Uniti, il 37% degli appartenenti a questa comunità ha dichiarato che la propria identità furry sia molto legata alla propria sfera sessuale.

Di fatto, i Furries amano indossare dei mascheramenti, denominati fursuit, che permettano di identificarli con il proprio animale di riferimento, siano essi delle orecchie o delle code pelose, ma possono arrivare a indossare dei veri e propri costumi, delle tute di peluche, per una immersione totale nel personaggio prescelto. Questi costumi possono avere un costo di decine di migliaia di dollari, e sono così richiesti che i loro produttori hanno liste di attesa di anni. Molti fursuit sono più semplicemente fatti in casa e in maniera più artigianale, ma la caratteristica comune a tutti è l'allegria e la giocosità che devono comunicare agli altri.

AFPAltri partecipanti al Furrycon di Malmö.

I furries tra fumetti e rivoluzione digitale - Come scritto dal giornalista Nicky Woolf sul Guardian, le radici del movimento furries può essere fatto risalire al successo dei fumetti negli anni Settanta e Ottanta, per poi sviluppare la propria estetica partendo da film d'animazione quale 'Robin Hood' di Walt Disney del 1973.

Intervistato dal Daily Mail, il dottor Samuel Conway, ricercatore nel campo della biomedica e presidente di Anthrocon, una delle più grandi convention furries del mondo, ha dichiarato provocatoriamente che «i furries hanno inventato internet» data la profonda radicazione dei furries nella cultura digitale. Le varie comunità di furries nate online hanno permesso a molte persone, nella società ancora molto conservatrice degli anni Novanta ed inizio Duemila, di avvicinarsi anche alle persone LGBTQ+ che, all'epoca, esprimevano il disagio di doversi identificare con modelli di vita molto stereotipati e convenzionali.

Si tratta, quindi di persone che, a differenza di ciò che viene erroneamente creduto, non si identificano in una specie animale ma scelgono una sorta di proprio alter ego peloso a scopo ludico e, in qualche modo, catartico. Per Kathleen Gerbasi, professoressa di psicologia sociale alla State University di New York, «per molti furry, l'identità animale è una sorta di visione idealizzata di ciò chi sono. È come se riuscissero a essere più estroversi di quanto non lo siano indossando i propri abiti quotidiani (…) fondamentalmente i furries non si identificano, in senso proprio, come animali, ma il travestimento riguarda il divertimento all'interno di un gruppo che è di supporto e non giudicante. Un gruppo dove possono essere a proprio agio».

ImagoTaylor Swift in un'immagine del controverso film tratto dal musical “Cats”.

Il mondo dei therian: umani o animali? - Ciò che è stato detto per coloro che appartengono alla fandon furry, però, non vale per i therian, che, invece, tendono ad identificarsi con un animale specifico. Il termine therian è una forma abbreviata di 'therianthrope', da greco ther, ossia bestia selvaggia, e antropos, essere umano. Queste persone si sentono intrappolate dentro un corpo umano mentre, istintivamente, avvertono una natura animalesca che lotta per emergere. Coloro che appartengono a questa comunità, infatti, rimarcano il fatto che essi stessi si percepiscono come animali mentre, nel loro modo di vedere le cose, i furries vestono le sembianze di un animale fortemente antropomorfizzato a scopo più che altro ludico.

Essere theriani, quindi, è un bisogno, involontario e istintivo, di dare voce all'animale nel quale ci si identifica, mentre nei furries è quasi una espressione artistica all'interno di una propria comunità. Il modo di sentirsi theriani è comunque molto soggettivo: c'è chi ritiene di essere la reincarnazione di un animale guida, chi avverte con esso unicamente una affinità spirituale, e chi si percepisce come persona ibrida, ma, in ogni caso, tutti si rifiutano di essere identificati unicamente come essere umani.

Imago/TTFurries in sfilata a Malmö, Svezia a febbraio 2024.

Anche in questo caso, l'avvento di internet è stato determinante per mettere in comunicazione queste persone e, attualmente, abbondano sui social network i video di coloro che vogliono mostrare il proprio modo di vivere, indossando dei mascheramenti e atteggiandosi fisicamente, nella postura e nel modo di camminare, come il proprio animale interiore. Vi sono ragazzi che condividono la propria presa di coscienza, parlando spesso di un impulso incontrollabile, e altri che danno consigli su come confidare questo stato di cose ai propri genitori. Solitamente i theriani sono ben consapevoli di avere un aspetto umano, e l'uso di maschere, orecchie o code finte, così come il modificare la propria andatura o l'emettere versi animaleschi, è uno strumento per adattarsi alla natura animale che viene avvertita interiormente.

Anche nel caso dei coloro che si identificano come therian esiste una zona grigia che, dal punto di vista medico, è difficilmente spiegabile. Se per alcuni esperti, infatti, questo modo di vivere la propria identità è qualcosa che mette a repentaglio la propria salute mentale, per altri è un modo, specialmente per i giovanissimi, di indagare la propria natura, in un'età in cui si è ancora alla ricerca di una propria identità. Di sicuro, l'esistenza di gruppi come i furries o i therian ci mostrano la natura sfaccettata e multiforme dell'essere umano, alla quale bisogna accostarsi con la giusta dose di curiosità e conoscenza, senza però la presunzione di poter esprimere quei giudizi che gli esperti stessi hanno difficoltà a formulare.


Appendice 1

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Imago/Avalon.redUn gruppo di furries al Pride di Reading, agosto 2024

ImagoTaylor Swift in un'immagine del controverso film tratto dal musical “Cats”.

AFPPersone vestite da volpe e aquila durante la convention europea per furry a Malmö, in Svezia.

AFPAltri partecipanti al Furrycon di Malmö.

Imago/TTFurries in sfilata a Malmö, Svezia a febbraio 2024.

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