Riadattati ed edulcorati, i racconti che si fanno oggi ai bambini nascondono un passato spietato e spesso violento.
«Mamma, mi racconti una fiaba?». Una richiesta per niente insolita quando, da piccoli e avvicinandosi l'ora di andare a letto, sentir raccontare una delle fiabe classiche sembra il modo migliore per dormire sogni tranquilli.
Certo, nelle fiabe ci sono i cattivi che tentano di far del male agli eroici protagonisti delle stesse, sempre bambini buoni e coraggiosi, ma poi il lieto fine è assicurato.
Il «vissero felici e contenti» è la tradizionale conclusione di questi racconti e garantisce, in maniera molto consolatoria, che il bene trionfi sempre sul male.
Dai Grimm fino a Disney - Questo stato di cose, però, non è legato alla natura della fiaba in sé, ma all'opera di epurazione che, dai fratelli Grimm fino ad arrivare a Walt Disney, nel corso dei secoli, è andata a eliminare o addolcire gli aspetti più inquietanti e violenti del racconto.
Le fiabe, infatti, a differenza di quel che si possa pensare, erano una forma di intrattenimento per un pubblico adulto, e non erano pensate per i bambini. Per molto tempo, infatti, fecero parte della tradizione popolare, e vennero tramandate a voce; una volta arrivate nelle più ricche corti d'Europa, però, vennero recepite, rielaborate e messe per iscritto dai più noti autori di fiabe classiche del XVII secolo, i fratelli Grimm o Charles Perrault, per fare degli esempi.
Molti aspetti disturbanti e violenti delle fiabe sono stati attenuati ma tali racconti continuano a nascondere un cuore oscuro e misterioso che ha attirato, e continua ad affascinare, molti scrittori e studiosi.
Chi ha paura della nonnina? - In Francia, ad esempio, sta facendo molto discutere il libro “De grandes dents” (da «che denti grandi che hai», della fiaba) della docente e scrittrice Lucile Novat, che propone una nuova e sconvolgente interpretazione della nota fiaba "Cappuccetto Rosso". Secondo la scrittrice, la fiaba in questione utilizzerebbe l'allegoria del lupo cattivo per mettere in guardia i bambini contro i predatori sessuali presenti in famiglia, nel caso specifico la nonna. Il lupo, in sostanza, rappresenterebbe il lato malvagio e perverso della donna che, di fatto, si avventa contro la bambina indifesa per “mangiarla”.
Tale interpretazione sta sollevando molte discussioni e polemiche, avendo scombussolato l'idea che si è sempre avuto del racconto, ossia che mettesse in guardia le bambine innocenti, le fanciulle vergini del XVII secolo, dal concedersi al lupo cattivo, inteso come vizio e predizione. D'altra parte, nella versione di Perrault, a differenza di quella dei fratelli Grimm, non vi è il lieto fine e Cappuccetto Rosso finisce mangiata dal lupo senza redenzione alcuna, a sottolineare la perdizione a cui vanno incontro le giovani donne che finiscono preda del seduttore di turno.
Secondo la storica Novat, invece, «era tutto sotto i nostri occhi e non abbiamo visto nulla», affermando che la nonna potrebbe, in effetti, incarnare il pericolo di una predazione familiare, un vero e proprio tabù sociale di cui si ha tutt'oggi paura di parlare apertamente. Il pericolo per Cappuccetto Rosso, e per tantissimi bambini in generale, non proviene dall'esterno, ma si annida all'interno della propria famiglia: è il lupo che vive in famiglia a dover fare paura, e non quello che vive fuori dalle mura domestiche.
Secondo Radio France, grazie a questa indagine, l'autrice del libro avrebbe messo in evidenza «un malinteso collettivo, ponendosi la domanda "Cosa facciamo dire alle storie che raccontiamo e perché ci sono altre storie che preferiamo tacere?"».
Di lupi (mannari) e streghe, dal cappuccio rosso - Molto interessante è anche l'interpretazione che di Cappuccetto Rosso ha fatto il giornalista Carlo Lucarelli nel suo podcast '"In compagnia del lupo", secondo il quale la fiaba rimanda alla paura atavica dei lupi mannari e delle streghe.
Il giornalista, infatti, effettua un parallelismo tra Cappuccetto Rosso e la vicenda di Pernette Gandillon, accusata di stregoneria e licantropia dopo essere stata indicata come autrice dell'omicidio di due bambini nei boschi della Jura, in Francia. Un caso di cronaca molto famoso in un'epoca in cui migliaia di uomini e donne vennero mandate al rogo con accuse simili.
Lo stesso giudice che condannò Pernette, ad esempio, condannò a morte oltre seicento presunti 'licantropi', a dimostrazione del fatto che si trattasse di una sorta di allucinazione collettiva.
Il mantello rosso di Cappuccetto, in questo senso, sarebbe il simbolo della diversità, per alcuni in quanto indossato dalle streghe, ma anche dalle donne che, in Francia, erano dedite alla prostituzione. Secondo altre interpretazioni, la mantella rossa simboleggerebbe il ciclo mestruale, ossia il passaggio violento dall'infanzia alla pubertà a seguito dell'incontro con il lupo predatore.
Bimbi cotti e mangiati - Appare chiaro, quindi, che le fiabe siano state soggette ad interpretazioni diverse nel corso dei secoli, e ancora si dibatte, con rinnovato interesse, di quale possa essere la loro vera origine storica ed il messaggio che l'autore ha voluto veicolare con esse.
La fiaba di "Hansel e Gretel", ad esempio, trarrebbe origine dalla tremenda carestia che colpì la Germania intorno al 1314-1322, durante la quale non era insolito che molti genitori abbandonassero i figli non potendoli sfamare.
Secondo approfonditi studi storici, inoltre, a causa della fame e della denutrizione, si ebbero anche episodi di cannibalismo, rappresentati dalla figura della strega malvagia che abita la casetta fatta di dolci e vuole cucinare i bambini al forno.
Disney, e l'addolcimento delle fiabe - Anche la fiaba di Biancaneve è foriera, da sempre, di animate discussioni sulla sua origine storica e l'oscura simbologia in essa contenuta, basti pensare che persino la moglie di Walt Disney, venuta a sapere del progetto del marito di realizzare un film d'animazione su tale personaggio, lo mise in guardia sui diversi aspetti inquietanti contenuti nel testo. In effetti, si può far risalire al film di Disney l'inizio del periodo di in cui si procedette a cambiare il contenuto delle fiabe tradizionali per renderle adatte ad un pubblico infantile.
Da allora, infatti, non si fa più nessun accenno al fatto che Biancaneve, nella versione originale, fosse una bambina di appena dieci anni minacciata dalla matrigna che vuole mangiarle il fegato e il cuore, o che la Bella Addormentata si fosse trovata, suo malgrado, ingravidata dal principe azzurro, che non si era evidentemente limitato a darle il bacio del vero amore.
In diverse versioni della fiaba, il bambino nasce e mordendo il dito della madre le fa uscire la scheggia del fuso incantato, svegliandola, mentre in un' altra versione, ancora più cupa e sinistra, la moglie del re che aveva messo incinta la ragazza addormentata, gli serve per cena i due gemelli nati proprio dall'unione fedifraga.
Nella sua versione più antica, poi, la fiaba di Biancaneve narrava anche di come la fanciulla fosse riuscita a vendicarsi della Regina, invitandola al suo matrimonio e costringendola a ballare, fino alla morte, indossando due scarpe di ferro arroventate.
Dal principe azzurro, ben più di un bacio - Anche nel caso si voglia conoscere la versione più antica e originale della fiaba su Cenerentola, bisogna cercare di dimenticare la fanciulla dolce e gioiosa della Disney, a cui una benevola fata madrina garantisce il lieto fine, e calarsi nelle cupe atmosfere della fiaba narrata dai Grimm nella quale il principe sposa una delle sorellastre che si è asportata con il coltello un dito, o un pezzo di tallone, a seconda delle versioni, per poter indossare la famosa scarpina di cristallo.
In un'altra versione, invece, il principe viene avvisato dell'inganno da due piccioni, e la fata madrina, che ha le sembianze di un albero, ordina agli uccelli che le si posano sui rami di accecare le due perfide sorellastre.
L'atroce Barbablù e il Pifferaio killer - Una delle fiabe più truculente che si ricordano, poi, è sicuramente Barbablù, scritta da Charles Perrault intorno al 1697, che narra la drammatica vicenda, questa volta a lieto fine, di una ragazza che viene data in sposa ad un ricco signorotto il quale si scoprirà aver assassinato in maniera cruenta moltissime donne, e che conserva i loro cadaveri in una stanza segreta.
Con molta probabilità, la fiaba è stata ispirata dalla figura storica di Gilles de Rais, un aristocratico e soldato del Re di Francia che, nel 1440, venne condannato a morte con l'accusa di aver seviziato e ucciso centinaia di donne e bambini. Anche nella fiaba del Pifferaio di Hamelin, si crede venga affrontato, in maniera criptica, il tema della pedofilia.
La versione originale del racconto dovrebbe risalire al XIV secolo in Germania, e vi si narra dello straordinario potere magico di un Pifferaio assoldato per liberare la città tedesca da una infestazione di ratti. Sfruttando il potere ammaliatore del suo piffero, il ragazzo riesce effettivamente a condurre e annegare i ratti nel fiume, ma fa lo stesso con i bambini di Hamelin che lo hanno seguito incantati nel cuore della notte fino a finire annegati.
Anche in questo caso, secondo molti studiosi, il Pifferaio simboleggerebbe il potere persuasivo di colui che trama per adescare i bambini, violarli e ucciderli. Vi sono moltissimi libri dedicati allo studio storico dell'origine delle fiabe, e della loro importanza per la società dell'epoca e di quella attuale.
Se, per un verso, appare chiaro che certi aspetti truculenti delle stesse vengano oggi apertamente rifiutati, dall'altro rimane innegabile la loro importanza nel raccontare, anche a bambini piccoli, gli aspetti meno piacevoli del vivere quotidiano, insegnandoli che, a dispetto di una realtà che può apparire come fiabesca, bisogna imparare fin da subito a scappare davanti al lupo cattivo, avesse anche le sembianze rassicuranti di una nonna.