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L'isola proibita dei Sentinelesi, e perché uno youtuber è stato arrestato

Arrestato per aver tentato di contattare la tribù più isolata del mondo, i Sentinelesi, mettendo a rischio la loro sicurezza
Arrestato per aver tentato di contattare la tribù più isolata del mondo, i Sentinelesi, mettendo a rischio la loro sicurezza

North Sentinel fa parte delle Isole Andamane, nel golfo del Bengala, ed è abitata da una tribù indigena che rifiuta qualsiasi contatto con l'esterno. Il popolo dei Sentinellesi è considerato tra i più isolati al mondo, e le notizie che trapelano su di esso sono molto incerte e frammentate, proprio per l'impossibilità di avvicinarlo. Si stima che il loro numero attuale possa essere di qualche centinaio di individui al massimo e che vivano di ciò che cresce spontaneamente nella foresta o pescando lungo le coste. Non sono dediti né alla coltivazione né all'allevamento di bestiame, e per difendere il proprio territorio si servono di armi rudimentali quali archi e frecce. Nel 2004, la Cnn aveva diffuso il filmato di un Sentinelese che scagliava frecce dal suo arco in direzione di un elicottero che stava sorvolando l'isola alla ricerca di sopravvissuti del devastante tsunami che aveva distrutto gran parte delle coste del sud-est asiatico. Per proteggere questo stato di isolamento, North Sentinel è stata dichiarata una riserva tribale protetta fin dal 1956 e recarvisi in visita è considerato illegale. Nei decenni successivi, le autorità indiane hanno tentato di recarsi sull'isola per motivi umanitari o scientifici ma sono sempre state accolte con grande ostilità dai Sentinelesi, motivo per il quale tali contatti cessarono nella seconda metà degli anni Novanta. La volontà è quella di proteggere il fragile equilibrio tra Uomo e Natura, che va rispettato e tutelato ad ogni costo poiché la cosiddetta modernità rappresenta una costante minaccia per queste tribù incontattate.

Survival International

Arrestato uno youtuber per aver portato una Coca Cola alla tribù - È di pochi giorni fa la notizia che il ventiquattrenne Mykhailo Polyakov, un turista statunitense di origini ucraine, sia stato tratto in arresto dalle autorità indiane per aver tentato di incontrare proprio la popolazione di North Sentinel. Come raccontato da Survival International, un'organizzazione che lotta per i diritti dei popoli indigeni a livello mondiale, l'uomo si è avvicinato all'isola a bordo di un gommone, e dopo aver cercato di attirare l'attenzione degli indigeni con un fischietto, è sbarcato sull'isola, lasciando sulla spiaggia una lattina di Coca Cola e una noce di cocco, per poi andarsene. L'uomo, che ha un canale YouTube nel quale pubblica video di viaggi estremi, aveva già tentato di raggiungere North Sentinel, una prima volta, lo scorso ottobre, in kayak e successivamente in gommone, ma era stato fermato dal personale dell'albergo nel quale risiedeva e dalla polizia locale. In un suo video postato sui social Polyakov mostra un suo viaggio in Afghanistan per incontrare dei talebani e si suppone che anche in questo caso lo scopo del viaggio a North Sentinel fosse incrementare il numero dei propri follower sui social media.

Mykhailo PolyakovMykhailo Viktorovych Polyakov, 24 anni originario di Scottsdale in Arizona, è stato arrestato il 31 marzo, due giorni dopo aver messo piede sull'isola indiana

Gli influencer, una minaccia - Secondo il portavoce di Survival International Jonathan Mazower «gli influencer rappresentano una minaccia nuova e crescente» per le popolazioni indigene che vivono isolate, giudicando lo youtuber come «un autentico sconsiderato» e la sua bravata «un atto profondamente inquietante». Come detto da Mazower a Bbc News «oltre a tutte le minacce più consolidate per tali popoli, come il disboscamento e l'estrazione mineraria in Amazzonia dove vive la maggior parte delle persone incontattate, ora c'è un numero crescente di influencer che stanno cercando di fare questo genere di cose per i follower». Si tratta di popolazioni molto fragili ed esposte a un gran numero di minacce, le più pericolose delle quali provengono proprio dal contatto con il mondo esterno, quale l'esposizione a degli agenti patogeni contro i quali si trovano sprovvisti dei necessari anticorpi.

Tragica fine per un missionario - Mykhailo Polyakov non è il primo occidentale ad aver cercato un contatto con i Sentinelesi e, nei due casi precedenti l'esito di tali tentativi è stato oltremodo drammatico. Nel 2018, il ventisettenne statunitense John Allen Chau, missionario cristiano-evangelico, si era recato a North Sentinel, considerata «l'ultima roccaforte di Satana sulla Terra», nel tentativo di convertire la popolazione indigena al culto cristiano. Il giovane era riuscito ad avere dei contatti con i Sentinelesi che, dopo un primo momento di titubanza e meraviglia, avevano reagito con violenza all'insistenza del giovane missionario di avvicinarli, uccidendolo e seppellendone il corpo vicino alla riva. Nonostante l'organizzazione cristiana All Nations abbia glorificato la morte di Chau come se si fosse trattato di un martirio, Survival International e l'opinione pubblica in generale ha bollato tale gesto come «sconsiderato e pericoloso per tutte le parti coinvolte». Il 26 gennaio del 2006, invece, due pescatori indiani vennero uccisi dai Sentinelesi perché, essendosi addormentati sulla propria imbarcazione, si erano avvicinati troppo all'isola. È proprio per evitare questo genere di situazioni e tutelare i Sentinelesi nel loro territorio che la legge indiana vieta di avvicinarsi a più di cinque chilometri dalla costa, ma tale divieto viene spesso violato dai bracconieri che entrano illegalmente nelle acque intorno all'isola per cacciare tartarughe o immergersi alla ricerca di aragoste e cetrioli di mare.

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Un centinaio le tribù inavvicinabili - Attualmente al mondo, esistono un centinaio di popolazioni indigene incontattate la cui esistenza è stata rilevata da immagini satellitari o resoconti di spedizioni scientifiche. Si tratta di piccole comunità, dislocate principalmente nelle piccole isole o foreste del Continente asiatico e nelle Americhe, che vivono ancorate alle pratiche tradizionali di caccia e pesca, e con un forte legame con il proprio territorio d'origine che difendono, come visto, anche in maniera violenta dalle invasioni esterne. Di sicuro, i Sentinelesi sono la popolazione più isolata al mondo e, come visto, i contatti con altri esseri umani nel loro territorio, grande all'incirca come l'isola di Manhattan, è vicina allo zero.

Dal Brasile al Perù, i gruppi che rifiutano ogni contatto - Gli Awá, risiedono nella foresta pluviale amazzonica nello stato del Maranhão, in Brasile, e sono una delle ultime tribù semi-nomadi rimaste nel Paese. Costretti a combattere per tutelare il proprio territorio dal dramma della deforestazione, gli Awá vivono delle risorse della foresta pluviale, cacciando e pescando con l'aiuto di frecce lunghe anche due metri. A causa dei focolai di infezione derivanti da precedenti contatti con l'esterno, tale tribù indigena ha cercato con sempre maggior vigore di rimanere quanto più isolata, muovendosi all'interno della foresta alla ricerca di terreni che non siano stati bruciati o deforestati. In Sud America, vi si trovano anche i Mashco Piro, in Perù, attualmente la tribù incontattata più numerosa del mondo, con oltre settecento componenti, e gli Ayoreo, che risiedono nella regione del Gran Chaco, tra la Bolivia ed il Paraguay, che sono tra gli ultimi gruppi di indigeni a vivere in isolamento volontario e conducendo una vita semi-nomade dedita alla caccia e alla raccolta dei frutti della foresta. Tale tribù ha avuto alcuni contatti con l'esterno, l'ultimo dei quali è stato registrato nel 2004 quando un piccolo gruppo di Ayoreo è stato avvistato in fuga dalla deforestazione a causa degli allevamenti intensivi di animali. Nella foresta pluviale indonesiana vivono gli Hongana Manyawa, una popolazione profondamente a rischio a causa della deforestazione dovuta alla sempre più intensa attività estrattiva che si conduce nelle miniere presenti nel loro territorio. Anche gli Shompen presenti nell'isola di Gran Nicobar, in India, vedono il proprio isolamento messo seriamente in pericolo dai progetti di sviluppo economico che vogliono trasformare la loro isola in una “Hong Kong dell'India”, con la costruzione di nuove città e un grande porto e aeroporto internazionale.

Indiani di Awa Guaja in Brasile

Esperienze storiche traumatiche - Nonostante si discuta su quanto sia eticamente opportuno lasciare che queste popolazioni vivano isolate, sostenendo alcuni che così le si privi dei progressi scientifici della società moderna, la risposta data da coloro che operano a tutela di queste tribù è quella di preservare il più a lungo possibile il loro stato di isolamento, l'unico in grado di tutelarle da agenti patogeni per loro mortali, e di conservare i loro stili di vita e le loro tradizioni millenarie. Storicamente, la loro scelta di evitare dei contatti con il mondo esterno nasce da esperienze storiche traumatiche, e anche oggi queste popolazioni devono fare i conti con la devastazione dei loro territori dovuti a interessi economici che confliggono con il loro ancestrale stile di vita. Dare di questi popoli l'immagine di tribù primitive e sanguinarie è del tutto fuorviante, trattandosi, da parte loro, di un tentativo di difendersi da una invasione che viene percepita, e non a torto, come distruttiva per il loro equilibrio e benessere. «Semplicemente dovremo rispettare il loro diritto a essere lasciati in pace» ha dichiarato alla Bbc l'antropologo indiano Triloknath Pandit, che fu il primo a sbarcare a North Island nel 1967, per poi abbandonare il progetto di contattare i Sentinelesi dopo essersi reso conto della sua inutilità. L'ottica con la quale giudicare tale scelta di isolamento deve essere quindi unicamente il rispetto.


Appendice 1

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AFPFoto scattata dalla Guardia costiera indiana e da Survival International. Si vede un uomo della tribù Sentinelese che punta arco e frecce verso un elicottero della Guardia costiera

Survival International

Mykhailo PolyakovMykhailo Viktorovych Polyakov, 24 anni originario di Scottsdale in Arizona, è stato arrestato il 31 marzo, due giorni dopo aver messo piede sull'isola indiana

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Indiani di Awa Guaja in Brasile

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