Durante il Plan ₿ Forum, Eric Balchunas ha parlato delle conseguenze generate dal lancio degli ETF su Bitcoin e dai suoi numeri record.
Eric Balchunas, volto noto della finanza tradizionale ma anche "idolo" della comunità che ruota attorno alle valute digitali, è stato tra gli ospiti più attesi della terza edizione della conferenza di riferimento in Europa per Bitcoin e le tecnologie decentralizzate, il Plan ₿ Forum, che si è tenuta a Lugano il 25 e 26 ottobre dello scorso anno.
Senior ETF analyst di Bloomberg, Balchunas è salito sul palco principale del Palazzo dei Congressi della città del Ceresio per parlare di "Bitcoin ETFs and the Mainstreaming of Crypto", un intervento in cui ha condiviso la sua prospettiva e chiarito, in breve, come i fondi quotati sulla prima e più nota valuta digitale della storia, appunto Bitcoin, stiano sdoganando l'intero settore presso il grande pubblico.
Cos’è un ETF su Bitcoin
Facciamo in premessa un passo indietro, necessario per i meno avvezzi all’universo Bitcoin. In questo spazio, esattamente un anno fa, abbiamo dedicato un approfondimento all’ETF su Bitcoin, attraverso un’intervista all’esperto Giacomo Zucco, che in quell’occasione ha chiarito subito quanto segue: «Un ETF è un Exchange Traded Fund: uno strumento finanziario che permette di investire "virtualmente" su un particolare asset o valuta, seguendone gli andamenti di prezzo anche senza possederlo direttamente, e quindi con una gestione passiva abbastanza agile ed economica. Ci sono ETF che seguono indici di borsa, ETF che seguono materie prime di vario tipo: metalli preziosi, risorse energetiche eccetera. Adesso, quindi, ci sono anche ETF che seguono Bitcoin: strumenti finanziari che ne replicano l'andamento di mercato, su cui è possibile investire anche secondo la SEC statunitense».
Un record senza precedenti, destinato a non ripetersi
Chiarito il contesto del discorso, torniamo all’intervento di Balchunas in occasione del Forum: «Non ci sarà mai più un lancio di ETF come questo, posso garantirlo», ha esordito lo statunitense. «Ci sono voluti 11 anni per approvare questo prodotto finanziario: già questo dà l'idea di quanto sia stato eccezionale». Il riferimento è al debutto in contemporanea, il 10 gennaio 2023, di 10 ETF spot su Bitcoin, dopo un lunghissimo iter regolatorio. «È stato come il Kentucky Derby: per la prima volta la SEC li ha fatti partire tutti insieme, per vedere chi avrebbe vinto. E i risultati sono stati pazzeschi». Secondo i dati snocciolati dall'analista, presi come gruppo, i nuovi nati sono stati i più veloci di sempre a superare il miliardo di capitalizzazione; presi singolarmente, ben 4 di loro sono entrati nella top 10 storica. Dopo 50 giorni, l'iShares Bitcoin Trust (IBIT) di BlackRock aveva raccolto più di qualunque altro ETF, superando colossi come il SPDR Gold Trust (GLD)». Questo successo, secondo Balchunas, affonda le sue radici in tre ragioni fondamentali. «Primo, i costi: con commissioni tra lo 0,15% e lo 0,25%, sono molto più economici dei fondi e degli hedge fund esistenti. Secondo, i brand: avere nomi come BlackRock e Invesco dà fiducia agli investitori. Terzo, la liquidità: il primo giorno hanno scambiato anche 1-2 miliardi, rassicurando anche i più grandi». Non a caso, IBIT ha già attirato ben 828 investitori istituzionali, di cui 500 consulenti finanziari. «Gli advisor gestiscono i patrimoni dei “boomer”, hanno 30 trilioni di asset: sono la Terra Promessa per qualunque ETF», ha sottolineato. «E una volta che ti prendono, sei a posto». Balchunas ha poi allargato lo sguardo verso la diffusione globale degli ETF su Bitcoin, che collettivamente amministrano già 100 miliardi di dollari. «Gli USA compongono circa 2/3 del totale di mercato, ma in contesti come Hong Kong il successo in proporzione è stato anche maggiore». Un boom che contagia anche prodotti limitrofi, come gli ETF a leva su MicroStrategy. «C'è in certi casi una domanda di scommessa quasi degenerata», ha commentato divertito.
L'obiezione: "I boomer venderanno?"
L'analista non ha poi risparmiato critiche ai "gufi" che sminuiscono l'impatto degli ETF su Bitcoin. «C'è chi dice: ok, avete fatto raccolta, ma dai boomer, che venderanno tutto ai primi ribassi», ha riportato. «Sciocchezze. Questi investitori ne hanno viste tante, dal lunedì nero del 1987 al crollo del 2008. Non sono ragazzini, e se scelgono un ETF è perché sanno cosa fanno. Sono persone che capiscono come vanno le cose, e possono restare a lungo termine», ha rimarcato Balchunas. «Non dico che non ci saranno riscatti, ma date tempo al tempo: sarà un processo di due passi avanti e uno indietro, proprio come per l'adozione di BTC». La verità, ha concluso, è che i boomer hanno capito che Bitcoin è un ottimo inserimento in un portafoglio 60/40 tra azioni e obbligazioni. «Da un lato è un bene rifugio, dall'altro la volatilità non è un difetto ma un pregio, perché dà pepe a struzioni altrimenti noiose». Senza considerare che le generazioni più anziane non sono affatto impermeabili alle valute digitali: possiedono il 70% del mercato azionario USA, e «basta che ne dedichino una piccola parte a BTC per fare la differenza». Mentre gli ETF faranno il resto.
I biglietti sono già in vendita al prezzo promozionale di 99 franchi. Un investimento per far parte di un futuro che si avvia a diventare sempre più "mainstream".