Curiosa esposizione dedicata allo sci in Iran, uno sport di assoluta nicchia
BERNA - Il Museo Alpino Svizzero, che si trova nell’area museale a Berna, è davvero unico. Ed è fortemente radicato nel presente. I suoi temi sono vari e vicini al pubblico: identità, mobilità, sviluppo dello spazio, turismo, cambiamenti climatici, le Alpi crocevia di tradizioni e processi di innovazione. Il Museo Alpino Svizzero rende comprensibile ciò che è difficile.
Mostra, interroga, contraddice, commuove, destabilizza e provoca. Mette in rilievo i cambiamenti progressivi e rivolge lo sguardo al futuro. Al centro vi è sempre l’agire umano. Il Museo Alpino Svizzero è una piattaforma per dialogare e orientarsi. La sua collezione storica (fotografie montane, cartografie, alpinismo) contribuisce a questa missione.
Il museo è stato creato nel 1905 ma esiste nella forma attuale dal 1933. Vuole essere soprattutto un luogo d’incontro per tutti coloro che desiderano avvicinarsi alle Alpi. È l’unico museo alpino in Svizzera, il più grande del genere in Europa. Il museo alpino di Berna attira dai 20 ai 30 mila visitatori all’anno. Le Alpi ed il mondo alpino sono l’argomento di arte e letteratura, società, economia e politica. Il Museo Alpino Svizzero presenta in maniera non convenzionale esposizioni incentrate sui temi montani di attualità da tutto il mondo. Un museo come piattaforma interattiva che solleva quesiti e li discute. Fanno parte del museo il bivacco sperimentale, lo shop museale e la cucina alpina del ristorante della casa «las alps».
Rinnovato di recente, questo museo consente di visitare le Alpi (60% della superficie del paese) attraverso programmi audiovisivi, plastici, carte e schermi interattivi che permettono di approfondire alcuni soggetti, come per esempio la storia o il clima. Altre sezioni sono dedicate alle arti ed alle tradizioni popolari, all’ambiente ed a spedizioni effettuate sulle varie cime del mondo. Il Museo dispone della più grande collezione di rilievi delle Alpi e di una nutrita serie di carte: dalle prime, molto schematiche e lineari del 16esimo secolo, dove le montagne erano tutte alte uguali, fino alla prima valida carta della Svizzera, disegnata nel 1800 dal cartografo Meyer-Weiss. Questi rilievi dominano, nel vero senso della parola, la prima sala a pianterreno, dove si imparano a conoscere anche i vari tipi di roccia: il marmo della val Lavizzara, in Ticino, la quarzite del Vallese o il gabbro del ghiacciaio dell’Allalin, pure in Vallese, che colpisce per lo sgargiante color verde.
Fino al 12 aprile 2020 potrete visitare, nello spazio «Biwak» una mostra dedicata allo sci-alpinismo in Iran. Mohammad Hajabolfath è uno dei pochi ad offrire tour del genere e a condurre turisti iraniani e occidentali sulle montagne poco frequentate alle porte di Teheran. La sua agenzia turistica «Iran Mountains» ha portato avanti un grande lavoro di sviluppo e progresso. Oggi è possibile che uomini e donne partecipino agli stessi tour sciistici. L'esposizione «L’inverno in Iran» si concentra sul lavoro di Hajabolfath, pioniere dello sci-alpinismo in Iran, e mostra così il paese nel suo insieme.
Fino al 25 ottobre 2020 invece è di scena l’«Officina Alpi», una mostra che fa volare i trucioli a ritmi meccanici, tra ronzii e sibili incalzanti. La mostra presenta artigiani delle Alpi svizzere che non si limitano a realizzare con creatività e perseveranza prodotti di alta qualità, ma creano anche nuove prospettive. Non si tratta di un mondo idealizzato, ma di vita quotidiana reale: cosa significa creare un prodotto con le proprie mani in un mondo digitalizzato e globalizzato? Quanta manualità è ancora presente nel moderno artigianato, negli sci, nelle scarpe, nelle scandole? Il museo si trasforma in un’officina con diverse imprese artigiane della regione montana – che saranno presenti di persona o attraverso supporti audiovisivi. Loro testimoniano la loro esperienza e mostrano il significato dell’artigianato odierno: dalle materie prime locali alle tecniche di produzione tradizionali fino alla commercializzazione. Nel laboratorio della scandolara i visitatori e le visitatrici si mettono all’opera per realizzare insieme scandole per alcune parti del museo.
Una chicca della nostra capitale, da visitare alla prossima occasione.
Testo a cura di Claudio Rossetti
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