Michel Scheggia, assistente scientifico presso il Dipartimento Scienze Ambientali all'ETH di Zurigo
Partiamo dal presupposto (banale, ma necessario) di essere d'accordo che i cambiamenti climatici siano reali e che essi abbiano e avranno un grande impatto a livello globale. Sebbene la Svizzera contribuisca per meno dell'1% alle emissioni globali, essa «vanta» uno dei più alti tassi d'emissioni di CO2-eq pro capite (5.5 tonnellate di CO2-eq pro capite – dati del 2015). In questa cifra non sono compresi il traffico aereo e marittimo internazionale per i trasporti di merci e persone, sia commerciali che turistici, né le emissioni provocate all’estero da servizi e beni importati (come le emissioni causate dagli investimenti della piazza finanziaria in vettori energetici di origine fossile, e l’importazione materie prime ed elaborate). Nonostante la Svizzera sia stata ed è, per certi versi, ancora da considerarsi virtuosa per quanto riguarda il perseguimento degli obiettivi climatici e il miglioramento dell’efficienza energetica (dal 1990 le emissioni di CO2 sono diminuite del 14%), rimane il fatto che i passi intrapresi non siano ancora sufficienti (la diminuzione richiesta dal Protocollo di Kyoto era del 20% entro il 2020) e che, soprattutto a causa del nostro tenore di vita e della poca attenzione che molti settori dedicano all'ambiente, le nostre emissioni di CO2 siano ancora molto elevate.
Con l’entrata in vigore dell'Accordo di Parigi sul clima nel 2017, gli obiettivi climatici diventano ancora più ambiziosi. La Svizzera sta muovendo piccoli, giusti passi per rispettare questi accordi, ma misure più incisive sono necessarie se si vuole realisticamente raggiungere l’obiettivo di contenere il riscaldamento medio globale a 2°C rispetto al periodo preindustriale. Per questo la legge sul CO2 è una tappa importantissima per il raggiungimento degli obiettivi preposti dall'accordo – anzi, senza di essa sarà difficile rispettarlo. Inoltre, la valenza di questa legge non è puramente istituzionale, ma anche etica, poiché si tratta di un contratto che sottoscrive un futuro migliore per la nostra generazione e quelle a venire.
Per quanto riguarda la messa in pratica della legge sul CO2, ci sono fazioni che da un lato sostengono che la legge non sia sufficiente e che siano necessarie misure ancora più incisive rispetto a quelle già proposte, e dall’altro che si tratti di una legge antisociale perché chi ha le disponibilità economiche potrebbe continuare a inquinare indiscriminatamente pagando il proprio "tributo". La prima affermazione è formalmente vera; in realtà siamo già in ritardo sulla riduzione dei gas serra, i cui effetti si stanno già facendo sentire da qualche decennio. Anche una brusca diminuzione delle emissioni di CO2 non fermerà immediatamente i cambiamenti climatici: il sistema Terra è molto grande e complicato e molti fenomeni o cambiamenti si protraggono con una latenza di parecchi anni, anche decenni. Perciò una legge più incisiva sarebbe sicuramente più efficace nel combattere i cambiamenti climatici. È però altrettanto vero che è irragionevole respingere questa legge solo perché considerata troppo blanda e non sufficiente: questa legge è un primo, timido, ma importantissimo passo per dare un quadro legale alle lotte contro i cambiamenti climatici che ci attenderanno nei prossimi anni. Senza di essa si dovrebbe ricominciare di nuovo da capo e senza, nuovamente, la garanzia che una prossima legge più severa venga accettata. Inoltre, l’approvazione di questa legge non chiude il discorso, anzi: provvede a fornire i mezzi per estendere il dibattito e affinare la legge nel tempo.
L'aspetto antisociale della legge ha un fondo di verità. Come ogni altra legge che preveda l'imposizione di tasse indifferenziate (quindi non diversificate in base al reddito) essa consente, almeno in teoria, a chiunque sia in grado di permetterselo, di pagare la mole delle proprie emissioni, e nega questa possibilità a chi non dispone di sufficienti mezzi. Nella realtà la legge, che si basa sul principio di “chi più inquina più paga”, prevede una ridistribuzione dei proventi della tassa sul CO2 tramite un apposito fondo per il clima, che è appunto finanziato da chi emette di più. Questa ridistribuzione è destinata alla promozione delle tecnologie e dei progetti atti a ridurre i gas serra, alla prevenzione dei danni dovuti all’aumento della concentrazione dei gas serra e infine, una ridistribuzione dei proventi tramite le casse di compensazione e la cassa malati. I costi e i risparmi conseguenti a questa legge sono calcolabili da chiunque tramite degli appositi calcolatori disponibili online.
È quindi importante sottolineare che la legge sul CO2 non parla solo di tasse (e in nessun punto parla di divieti), ma promuove un insieme di strumenti politici, economici e sociali per raggiungere lo scopo di diminuire le emissioni di CO2; si parla quindi d'incentivi, rimborsi, investimenti, fondi, compensazioni e di promozione dell'innovazione. Con questa legge si vogliono rafforzare alcune misure concernenti trasporti ed edilizia, con l’obiettivo di promuovere una mobilità più sostenibile e delle infrastrutture meno inquinanti e più efficienti. Il fine è duplice: da una parte si punta a diminuire le emissioni di CO2, con tutti i risvolti positivi del caso, dall’altra si cerca di guidare i cittadini verso abitudini compatibili con una vita più sostenibile. Il cambiamento di paradigma è fondamentale per vincere sul lungo termine la lotta al cambiamento climatico, e questa legge non è che un piccolo ma fondamentale tassello.
Dobbiamo infine ricordarci che i cambiamenti climatici non riguardano solo qualche paese lontano. La Svizzera, stando ai modelli climatici, sarà uno dei paesi più colpiti dal riscaldamento globale. Alcuni degli effetti sono già osservabili: scioglimento dei ghiacciai, periodi di canicola di frequenti, più duraturi e più intensi con conseguenze sulla salute delle persone e degli animali, regimi idrici mutati con periodi di siccità più frequenti e più intesi, con conseguenze sull’approvvigionamento idrico, sull’agricoltura, sull’energia idroelettrica, sui nostri boschi (aumentata mortalità, incendi, cicli d'infestanti come il bostrico più frequenti, acclimatazione di specie invasive). Le precipitazioni nevose si faranno più scarse e i laghi più caldi ed eutrofizzati. Tutti questi fenomeni hanno effetti diretti sulla nostra sicurezza, sulle nostre finanze, sulla nostra produttività, sul nostro turismo, sulla nostra biodiversità. Non è quindi solo “etico” ridurre le emissioni di gas a effetto serra, ma sensato da molti punti di vista. Ed è quindi nel nostro interesse agire tempestivamente per massimizzare l'impatto che possiamo avere sui problemi di domani.
Per concludere, partiamo da un altro presupposto, e cioè che non esistono leggi perfette. Ciò non significa che una legge non possa essere lo strumento migliore per iniziare ad affrontare in maniera più mirata un problema che ci ha accompagnato e ci accompagnerà nel prossimo futuro. Una legge, quella sul CO2, che guarda speranzosa a un mondo più sostenibile e vivibile per tutti quanti.