Decelerazione quasi istantanea da 94,6 a 0 km/h
Magnus Sheffield è invece atterrato sull’erba.
COIRA - Una discesa fatta a grande velocità, una curva come tante, un tocco involontario con un altro corridore o le traiettorie che si sono incrociate: queste sono le uniche certezze che si hanno riguardo all’incidente costato la vita allo sfortunato Gino Mäder.
Un’indagine è in corso ma poche, pochissime, sono le possibilità di fare piena luce sul tragico evento che ha sconvolto il Tour de Suisse, con i suoi protagonisti e i suoi tifosi, e ovviamente tutto il mondo delle due ruote. Gli ultimi secondi di gara del rossocrociato non sono infatti stati ripresi da alcuna telecamera e testimoni diretti (oltre a Magnus Sheffield anch'esso caduto e finora non in grado di fare luce su quanto capitato) pare non ce ne siano. Al momento, dunque, chi sta studiando l’accaduto è costretto a basarsi solo sui limitati dati a disposizione. Quelli forniti dal computer di bordo - rimasto intatto - della bici di Sheffield, per esempio. Al chilometro 207 della quinta frazione della corsa a tappe, la sua bici, in una “piega a destra”, ha quasi istantaneamente decelerato da 94,6 a 0 km/h, piantandosi a bordo carreggiata. Lo statunitense e lo svizzero sono invece volati 30 metri più in basso.
Qui è subentrato il caso, il fato. Benevolo, se così si può dire, con il 21enne atleta nordamericano, atterrato sull’erba. Tremendo con il 26enne nativo di Flawil. Secondo le prime ricostruzioni - riportate dalla stampa specializzata - nella caduta Mäder avrebbe infatti probabilmente sbattuto con violenza contro una conduttura idrica, un grosso tubo, per poi finire in un ruscello.
All’arrivo dei soccorritori il primo era in totale stato confusionale (ha riportato una commozione cerebrale) ma fisicamente integro, praticamente illeso, il secondo invece versava in condizioni disperate. Privo di sensi. In arresto cardiocircolatorio. I sanitari sono riusciti a rianimarlo solo dopo un lungo intervento mediante massaggio cardiaco e defibrillatore, lo hanno stabilizzato e preparato per il trasportato in elicottero all’ospedale di Coira, dove è immediatamente stato sottoposto a esami approfonditi. Terminati quelli, resisi conto della gravità e del numero delle lesioni interne, i dottori della struttura grigionese hanno svolto uno dei compiti più duri della loro professione: hanno informato i familiari di prepararsi al peggio.