Si parla di una cifra compresa tra 1,7 e 2,1 miliardi di franchi. La situazione riguarda soprattutto Ticino e Romandia
BERNA - Gli ospedali e le cliniche svizzere stimano in una cifra compresa fra gli 1,7 e 2,1 miliardi di franchi i danni finanziari causati quest'anno dall'epidemia di coronavirus. Circa un miliardo è andato perso a causa del divieto di svolgere interventi chirurgici non urgenti emanato dal Consiglio federale fra marzo e aprile.
Lo evidenzia una valutazione dell'associazione Spitalbenchmark, realizzata in collaborazione con la società di consulenza PwC e di cui ha riferito stamane la radio svizzerotedesca SRF. Secondo il rapporto, sulle casse delle strutture hanno avuto un forte impatto anche i costi aggiuntivi legati ai pazienti Covid e la messa a punto delle necessarie misure di protezione.
Si tratta della terza analisi sul tema effettuata da Spitalbenchmark e PwC. In agosto la stima dei danni era stata quantificata in una forbice fra 1,7 e 2,6 miliardi, in maggio tra 1,5 e 1,8. I dati attuali sono stati calcolati su 94 ospedali per cure acute, 32 cliniche psichiatriche e 35 centri di riabilitazione.
Stando allo studio è in Ticino e Romandia che è mancato il maggior numero di pazienti rispetto al solito. In Svizzera tedesca invece, dopo la prima ondata, è stato possibile intensificare il ritmo delle operazioni molto più rapidamente.
Risultano per contro ancora difficilmente stimabili le conseguenze della seconda ondata della pandemia, ovvero a partire da ottobre. Nell'analisi comunque si ipotizza un'isolata diminuzione dei ricavi nel quarto trimestre. Finora non sono stati introdotti nuovi divieti generali relativi agli interventi chirurgici, ma le misure di protezione comporteranno oneri aggiuntivi e non vi sarà un netto «effetto di recupero» come in estate, quando erano riprese in massa le operazioni.