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Sergio Mantegazza, la vita e i successi di un ticinese d'oro

Il magnate luganese si è spento il 13 febbraio all'età di 96 anni.
Il magnate luganese si è spento il 13 febbraio all'età di 96 anni.

Si è spento nel riserbo più totale, così come è vissuto. Sergio Mantegazza, uno degli uomini più ricchi del Ticino e imprenditore di fama internazionale, si è spento all'età di 96 anni dopo una vita vissuta intensamente.

Il noto imprenditore era nato a Lugano, il 31 ottobre del 1927, da Antonio Mantegazza e Angela Ribolzi, di professione insegnante, e fin da giovanissimo si era speso per rendere sempre più famosa e proficua l'impresa creata dal padre.

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Quell'impero costruito partendo da una barca a remi

La famiglia Mantegazza è presente in Ticino dalla fine del Settecento e il padre Antonio, nato anch'egli a Lugano, nel 1890, rimase orfano di padre all'età di 12 anni, potendo frequentare soltanto le scuole elementari. Dopo aver svolto una serie di umili lavori in città, e nelle regioni più interne della Svizzera, tornò a Lugano dove sposò una vicina di casa da cui ebbe quattro figli. La febbre “Spagnola”, però, gliene risparmiò solo uno e, rimasto vedovo, decise di risposarsi con Angela Ribolzi all'età di 34 anni.

Nel 1928, un anno dopo la nascita di Sergio, Antonio comprò una barca a remi, avviando un'attività di trasporto commerciale attraverso il lago di Lugano. Di seguito, visto il successo della propria attività, acquisto anche un motoscafo e una dozzina di autovetture per il trasporto dei turisti nella zona di Lugano.

Ebbe così inizio l'impresa Globus con gli storici uffici  sul lungolago. La società divenne presto molto famosa tra le comitive ticinesi che utilizzavano i suoi torpedoni per le gite domenicali, o per quelle scolastiche, allora molto in voga. Come ricordato dallo stesso Mantegazza in un'intervista «fin dalla Prima Guerra Mondiale, Lugano era una destinazione per famiglie molto ricche.

La nobiltà e le grandi dinastie dell'epoca si recavano a St.Moritz, Montecarlo e anche a Lugano (...) Dopo il 1927-1928 si ebbero i primi segni di una sorta di turismo di massa. Quando arrivava il treno a Lugano, vi erano molti autobus che distribuivano i turisti tra i vari hotel (…) la svalutazione del franco svizzero di circa il 30% nel 1936 stimolò ulteriormente il turismo. Per tutta la durata della guerra, e fino al 1947, la Svizzera rimase chiusa agli ospiti esterni ma venne molto frequentata dagli svizzeri tedeschi e francesi che sostituirono i turisti stranieri».

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Globus, e gli anni del boom

Dal 1933 al 1943 Sergio intraprese gli studi presso L'Istituto elvetico, conseguendo il diploma di commercio alla Gademann Handelsschule di Zurigo ed infine il diploma, nel 1946 in Business Management. Durante la Seconda Guerra mondiale, l'associazione Antonio Mantegazza-Werner Albek, socio del padre, venne trasformata in una società per azioni, riuscendo così a sopravvivere a quel tragico momento storico.

Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, i figli Sergio e Geo, il fratello di un anno più piccolo, vennero sempre più coinvolti nell'impresa di famiglia, dividendosi i rispettivi campi d'azione: mentre Geo si afferma nel campo dell'edilizia, svolgendo importanti incarichi nel settore delle costruzioni pubbliche e private, Sergio prese in mano il settore turistico, portando la Holding Globus and Cosmos a essere conosciuta a livello internazionale.

A cavallo tra gli anni '40 e '50, ci fu lo sviluppo dei 'Circular Tours', da Lugano e dalla Svizzera, che, successivamente, diedero vita ai primi contatti con l'America, tramite la Globus,  e con l'Inghilterra con la nascente Cosmos. L'impresa familiare si arricchì, nel 1950, di 33 pullman per l'organizzazione di escursioni notturne a Venezia, Roma e Costa Azzurra.Negli stessi anni,  Sergio sposò Sebastiana Aristela Hernandez, figlia di Argelio, funzionario di Santa Cruz de Tenerife, che lo rese padre di tre figli: Fabio, nato nel 1955, Maria Dolores, nata nel 1956 e Paolo nato nel 1969.

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Alla conquista del cielo con Monarch

Nel 1961, il gruppo lanciò Cosmos Holidays, nel Regno Unito, offrendo pacchetti vacanza nell'Europa meridionale, e successivamente anche in Canada, Australia e Nuova Zelanda. Nel 1968 la società diede invece vita alla compagnia aerea Monarch, con sede a Luton in Inghilterra, che da pochi velivoli iniziali si espanse fino a ricomprenderne una quarantina, diventando, come disse lo stesso Sergio Mantegazza, “la compagnia aerea privata non quotata in Borsa più grande d'Europa”.

Il progetto della Monarch aveva carattere innovativo, perché, come ebbe modo di spiegare lo stesso imprenditore «prima c'erano solo piccole macchine e compagnie aeree statali. Era tutto molto costoso. Le masse potevano permettersi solo la ferrovia ma non il volo». Questo fino all'affermazione di compagnie di volo low coast che permisero, a una sempre crescente massa di persone, di viaggiare in aereo per raggiungere mete prima fuori dalla loro portata.

All'inizio degli anni 2000, invece, con la profonda trasformazione avvenuta nel settore turistico, la compagnia aerea perse sempre più d'importanza e venne poi sostituita, all'interno del gruppo, dalla crescita di interesse per la crociere sui fiumi offerte al mercato inglese e americano, per poi essere infine venduta nel 2015 alla Greybull Capital.

Per i suoi innumerevoli successi professionali, Sergio Mantegazza è stato insignito, nel corso della sua carriera, di numerose onorificenze, diventando cavaliere dell'Ordine di San Gregorio Magno, commendatore del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, oltre che membro della Hall of Fame of British Travel & Hospitality Industry. Dal 1995 al 2008 è stato anche console onorario del Messico a Lugano, carica che ha abbandonato quando ha rinunciato alla residenza in Svizzera.

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La tragica scomparsa del figlio Paolo

Questa vita da jet-set, venne però funestata, nel 2004, dalla morte del figlio Paolo, appena trentaquattrenne, che si tolse la vita a Denver, in Colorado dove risiedeva da tempo, con un colpo di pistola. In un primo momento si pensò che la causa del decesso fosse da imputarsi a una causa naturale, ma agli amici non era sfuggito che il giovane stesse attraversando un periodo di profonda depressione, forse conseguenza di un forte stress.

Anche in questo caso, la proverbiale riservatezza della famiglia Mantegazza fece muro a protezione dei propri familiari e alla tragica notizia sono state riservate solo poche righe nel Rocky Mountain News.

Anche il Denver Post, che pure si occupava spesso degli affari della famiglia Mantegazza, si limitò a indicare luogo e ora della sepoltura del giovane rampollo senza aggiungere ulteriori particolari relativi alla morte dell'uomo.

Un magnate nostrano

Il suo patrimonio è stato stimato in oltre 4 miliardi di dollari, tanto da essere considerato tra i 16 uomini svizzeri più ricchi al mondo. Nel 2004, la Holding Globus-Cosmos, costituita da una trentina di società legate al tempo libero e all'aviazione, vantava 5 mila dipendenti sparsi per il mondo che servivano oltre 500 mila clienti.

Un colosso dello svago attivo a livello mondiale.Chi gli chiedeva quale fosse il segreto del suo successo, l'imprenditore rispondeva che  si trattava «di specializzarsi in settori ben definiti dell'industria e del turismo, ossia quella dei 'conducted tours' e meglio viaggi organizzati accompagnati da guide, per la visita di zone turistiche in tutto il mondo, con clientela proveniente dai Paesi anglosassoni, privilegiando i tours che visitano l'Europa. Il lavoro di squadra e un forte coinvolgimento collettivo hanno permesso, negli anni, di creare degli specialisti che continuano con successo il cammino intrapreso a partire dai primi anni '50, allorquando ci siamo internazionalizzati».

Una vita costellata di successi, di lusso, di amicizie famose. «Mi piace incontrarmi con amici-raccontava l'imprenditore alla Rsi alcuni anni fa-Tina Turner oppure, un tempo, Ugo Tognazzi e Ben Gazzara e amo fortemente solcare i mari con la mia barca, prediligendo oggigiorno il Mediterraneo». E proprio della sua “barca” si parlò anni fa sul sito italiano di gossip Dagospia, gestito da Roberto D'Agostino che la descrisse come «una reggia galleggiante».

Tre piani, 64 metri di lunghezza, una piscina sul deck, tre sale da pranzo, di cui una capace di contenere più di cento ospiti, sontuose camere da letto, di cui alcune in stile cinese, uno spazio per consentire l'atterraggio di elicotteri, una galleria di quadri d'autore e ogni altra sorta di comodità. Il panfilo, tra i 100 più grandi al mondo, venne costruito nel 1999 e batte bandiera delle isole Cayman.

 

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Con il Ticino nel cuore

L'attaccamento alla propria terra, così come alla propria famiglia, è sempre stato un tratto distintivo dell'imprenditore che, pur vivendo tra Londra e Monte Carlo, dove ha sede anche il 'Family Office' che gestisce il suo patrimonio, non ha mai reciso il proprio legame con la città di Lugano.

«Torno di frequente in Ticino, poiché a Morcote, al confine con Figino, ho Villa Angela in cui risiede mia moglie. Sono molto legato alla mia terra e mi tornano in mente persone e fatti a me cari» raccontava, 5 anni fa, alla RSI, aggiungendo che «al Ticino che mi ha dato tanto nella vita e in cui le radici sono saldamente ben ramificate, ho voluto dedicare la Fondazione Sergio Mantegazza, dotata di un cospicuo capitale che sarà accresciuto ulteriormente alla mia morte».

Un senso di gratitudine che portò Mantegazza a creare 'Metis Fondazione Sergio Mantegazza', con sede a Lugano, con lo scopo di «favorire iniziative che tendono a elevare il “know-how” nel Luganese, affinché la crescita della mia città si manifesti ancora di più nel segno della qualità”. Da qui la volontà di sostenere eccellenze quali l'Università della Svizzera italiana, il Cardiocentro, il Centro svizzero di calcolo scientifico quale “segno di affetto e di gratitudine alla terra in cui la mia famiglia ha tratto occasioni che ne hanno fatto la fortuna».

L'idea di creare questa importante fondazione è nata dalla convinzione che la ricchezza guadagnata debba essere restituita, in parte alla comunità «con dei gesti a sostegno di buone cause», come disse lo stesso imprenditore. Se la momento della sua costituzione, la Fondazione si era prefissata degli scopi generici, successivamente questo sistema 'a pioggia' venne corretto a favore di aiuti più mirati.


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