Avviate le operazioni di «rinnovo dell'alberatura». Le piante verranno sostituite con dei tigli argentati.
LUGANO - Non è passato inosservato il taglio di un cospicuo numero di alberi sul lungolago di Lugano.
I dubbi e le motivazioni - Alcuni lettori hanno inviato le foto in redazione, accompagnate da lamentele e perplessità sull’operazione. Stando, però, alle informazioni riportate in un cartello esplicativo collocato nei pressi dei lavori, «i vecchi ippocastani hanno raggiunto la fine del loro sviluppo e stanno deperendo». Negli ultimi anni «nella tratta in questione - scrive ancora la Città di Lugano - è già stato necessario rimuovere 10 ippocastani. In generale gli alberi rimanenti presentano importanti difetti strutturali a livello del colletto, del fusto e della chioma che comportano limitate prospettive future e un rischio accresciuto di cedimenti».
Rimozione di 48 ippocastani - In generale, tra ottobre 2024 e aprile 2025 sarà rinnovata l’alberatura presente sul lungolago fra piazza Battaglini e piazza Rezzonico. In totale, saranno rimosse 48 piante: al loro posto, entro primavera 2025 saranno piantati 58 tigli argentati, una specie che «sopporta meglio dell’ippocastano le mutate condizioni ambientali causate dal cambiamento climatico e dei parassiti introdotti recentemente».
Gli interventi - Oltre alla sostituzione dell’alberatura sarà sistemata la pavimentazione del marciapiede e ammodernato l’arredo urbano. Per permettere l’esecuzione dei lavori, il marciapiede fra piazza Battaglini e piazza Rezzonico resterà inaccessibile da ottobre fino a dicembre 2024.
«Al limite dei requisiti minimi di stabilità» - Da noi contattato, Christian Bettosini, capo area Verde pubblico, sottolinea come l’attuale fase dei lavori rappresenti «la continuazione degli interventi avviati nel 2017 di rinnovazione delle alberature presenti sul lungolago tra piazza Luini e Rivetta Tell».
Bettosini specifica come gli ippocastani fossero giunti «a fine ciclo vegetativo. La maggior parte di essi presentava gravi difetti strutturali, al limite dei requisiti minimi di stabilità che l’alberatura pubblica in un contesto delicato quale quello del lungolago deve possedere. Inoltre, lo sviluppo annuale della chioma e più in generale i benefici ecosistemici da essi generati erano assai limitati, a fronte di un’esposizione al rischio ritenuta eccessiva».