Chiesti tre anni per il primo imputato, di cui un anno e sei mesi da scontare.
Richiesta invece una pena di oltre due anni, di cui sei mesi da espiare, per il secondo giovane, e di un anno e otto mesi sospesi per il terzo.
LUGANO - Tre anni di detenzione, di cui un anno e sei mesi da scontare, per il primo imputato. Due anni e quattro mesi, di cui sei mesi da espiare, per il secondo. E un anno e otto mesi sospesi per il terzo, il palo. Sono queste le proposte di pena avanzate dal procuratore pubblico Zaccaria Akbas per i tre giovani accusati di aver abusato sessualmente di una giovane a margine di una festa calcistica tenutasi nel Luganese a luglio 2019.
«Il pesante stato di ebrietà della vittima era evidente. Al momento dei fatti, secondo la perizia, il suo tasso alcolemico si aggirava tra l'1,35 e il 3,10 per mille», così Akbas. Gli imputati «ne hanno approfittato, con la mentalità del branco che dà sfogo agli istinti più bassi».
Dal flirt all'abuso - La ragazza, aggiunge il pp., «è una persona esuberante, che ha fatto battute e flirtato, ma può essere abusata per questo?». Quella sera «aveva stuzzicato colleghi e amici, l'ha ammesso lei stessa, ma senza alcuna finalità sessuale. Erano persone delle quali si fidava e che erano fidanzate. Voleva divertirsi, passare una serata in allegria e, perché no, conoscere qualcuno, ma un ragazzo single». La giovane, precisa Akbas, «ha infatti sempre avuto un limite: mai andare con un uomo impegnato. E questo il primo imputato, che oltre che un amico era anche un suo collega, lo sapeva».
L'oggi 31enne, sostiene il pp., «aveva premeditato tutto, sapeva che lei bevendo avrebbe perso il controllo e sarebbe stata docile come una bambola». La sua colpa «è dunque da ritenersi più grave rispetto a quella degli altri imputati. «"Da sobria non sarebbe venuta a letto con me", ha dichiarato lui stesso durante la fase inquisitoria. E in questa frase c'è già la condanna», rincara la dose l'accusa.
«Lei voleva suicidarsi» - Quanto successo avrebbe inoltre pesantemente toccato la psiche della ragazza. «Dopo i fatti la vittima è scappata via in auto», evidenzia il pp., e ha pensato addirittura di farla finita. «"Sarei voluta andare contro un albero. Avevo sia schifo di loro che di me e volevo spegnermi completamente"», ha dichiarato la ragazza. Una reazione, questa, che per Akbas «è tipica di una donna che è stata abusata sessualmente». La giovane ha inoltre esitato prima di denunciare, anche per paura di eventuali ripercussioni lavorative, altro atteggiamento ritenuto «consistente con quello di chi è vittima di abusi sessuali».
«Una versione lineare» - La credibilità della giovane è stata poi giudicata come solida «perché la sua versione dei fatti è sempre rimasta chiara e lineare». La psichiatra, conclude l'accusa, «ha inoltre riscontrato in lei la presenza di un trauma pesantissimo e di un congelamento emotivo».
Dopo quanto verificatosi, sottolinea in seguito Letizia Vezzoni, rappresentante dell'accusatrice privata, «la vittima ha subito manifestato istinti suicidi, incubi notturni e attacchi di panico. Assume antidepressivi, ansiolitici e soffre di sindrome post-traumatica da stress». Vezzoni chiede dunque un risarcimento per torto morale pari a 24'000 franchi.
La difesa chiede l'assoluzione del più giovane - Prende infine la parola Massimo de’Sena, avvocato difensore del 24enne che quella sera avrebbe fatto da palo mentre i suoi amici facevano sesso con la vittima. «Chiedo il proscioglimento del mio cliente. Le testimonianze di chi era presente indicano che la ragazza era giunta alla festa calcistica con la precisa intenzione di avere un rapporto sessuale. È stato inoltre appurato che non barcollava né straparlava». L'imputato «è un ragazzo semplice e tranquillo e in quella situazione, sorpreso e sconvolto, è rimasto a guardare. Non vi è stata dunque alcuna commissione di reato né tantomeno aiuto a commettere alcun reato. Non c’è nulla di penalmente rilevante».