Cinque su otto non rispondono. Tre si limitano a un «dipende». Mentre la Procura indaga, abbiamo fatto un mini-sondaggio tra gli ex Consiglieri di Stato sul caso dei presunti rimborsi illegali
BELLINZONA - Spese telefoniche, abbonamenti ai mezzi pubblici, doni vari. Un totale di 1,9 milioni di franchi sarebbero finiti nelle tasche dei Consiglieri di Stato, dal 1999 a oggi, sotto forma di rimborsi irregolari. Il tutto senza una base legale. A sollevare il polverone è stata, all'inizio, un'interrogazione del deputato Mps Matteo Pronzini. Poi però la Procura ha deciso di vederci chiaro, aprendo un'inchiesta penale. Chiuso a fine febbraio, il procedimento è stato riaperto a sorpresa dal Procuratore generale John Noseda nei giorni scorsi.
Il regalo a sé stessi - Martedì 27 febbraio tre dei cinque attuali Consiglieri di Stato sono stati convocati per un interrogatorio dal Procuratore, come persone informate sui fatti. L'ipotesi al vaglio dell'inchiesta è spinosa. Negli ultimi 20 anni, a quanto è emerso, il Governo ticinese si è auto-riconosciuto emolumenti extra e rimborsi per centinaia di migliaia di franchi senza una base legale vera e propria, ma a colpi di direttive interne (note a protocollo) alcune delle quali non sono mai state rese pubbliche. L'anomalia è stata ammessa dallo stesso Consiglio di Stato. Ora, oltre agli accertamenti su un (apparentemente) improbabile abuso di autorità - la Procura è propensa a un secondo decreto d'abbandono - il punto è: questi soldi andranno restituiti? In che misura, e da chi?
Il dibattito politico - Le opinioni dei partiti in merito sono divergenti. Lega dei ticinesi, Ps e Mps si sono già espressi - in linea di massima - a favore di una restituzione dei rimborsi da parte dei ministri che, negli anni, ne hanno beneficiato. Il Ppd ha chiesto l'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta (se ne discuterà alla prossima sessione parlamentare).
«Avanti così» - Il Governo dal canto suo ha messo in agenda una revisione dei benefit: per il momento, però, «la prassi in vigore rimane invariata» fino a nuovo ordine: lo ha comunicato il Consiglio di Stato all'Ufficio di presidenza del Grancosiglio in una lettera del 21 febbraio.
Quanti soldi? - La prima questione da chiarire, in ogni caso, è monetaria. Di quanti soldi si parla? Una stima ufficiale dell'ammontare dei rimborsi è tracciata nella risposta del Governo all'interrogazione dell'Mps. Oltre a un forfait annuo di 15mila franchi a testa (6mila per il cancelliere) ogni Ministro riceve 3600 franchi l'anno le spese telefoniche, più due mensilità di stipendio a fine mandato: una sorta di buonuscita, di fatto, giustificata come rimborso per il lavoro svolto - in teoria - da ogni Consigliere di Stato uscente, in affiancamento al successore. Sempre a fine mandato, inoltre, i Ministri ricevono un "dono" per il valore di 10mila franchi, convertibile in denaro. Una possibilità, quella di "monetizzare" il dono, di cui si sono avvalsi negli anni solo tre Consiglieri di stato.
Decisioni in sordina - Il totale dei rimborsi? 124mila franchi a mandato, a testa. Soldi che si vanno ad aggiungere a uno stipendio mensile di 20mila franchi. Mica bruscolini, soprattutto se si considerano le voci di spesa corrispondenti. Nelle direttive (discusse e approvate dai governi stessi, legislatura dopo legislatura) queste voci sono scritte nero su bianco. Tio.ch/20minuti si è procurato una copia dei documenti, firmati dal cancelliere nel 2011 e nel 2016, in cui i cinque ministri si sono auto-approvati i rimborsi. I due documenti sono stati approvati in sordina, senza discussione, e senza essere trasmessi all'Ufficio presidenziale del Parlamento (vedi allegati).
Viaggi e abbonamenti - Come si legge, i rimborsi standard (15mila franchi) coprono i «viaggi di servizio con veicolo privato», i «pasti principali in missioni fuori sede» e le consumazioni «durante le trasferte ed i soggiorni», i pernottamenti, fino all'acquisto di giornali o riviste e i biglietti per eventi o manifestazioni. Sono escluse invece le spese puramente di rappresentanza, che sono a carico dei Dipartimenti «fino a un massimo di 5000 franchi all'anno».
Tutti i benefit - Poi ci sono una serie di benefit. Come l'utilizzo di una Mercedes con autista (per viaggi istituzionali), il parcheggio riservato, riparazioni gratuite alla vettura privata di ogni Ministro presso un'apposita "autofficina di Stato". E ancora: la possibilità di disporre di un concierge per «piccole commissioni» durante l'orario di lavoro. La dotazione di un Pc portatile. La stampa gratuita di cartoline d'auguri per occasioni speciali. L'abbonamento gratuito a quotidiani e riviste e alle Ffs (metà prezzo).
«Si è fatto finta di niente» - Secondo il parlamentare Matteo Pronzini, Mps, si tratta di spese «esagerate». L'opinione è condivisa da un certo numero di Granconsiglieri e - in parte - dallo stesso Consiglio di Stato, che ha promesso di rivedere i rimborsi (salvo rinnovarli "ad interim" fino a nuovo ordine). «Secondo i miei calcoli negli ultimi 20 anni questa pratica è costata alle casse pubbliche quasi due milioni di franchi. Parliamo di soldi dei cittadini, spesi senza una vera base legale. Il controllo delle finanze ha avvisato più volte il governo dell'irregolarità, ma si è sempre fatto finta di niente» afferma Pronzini.
La base legale - Nel 1999 il Parlamento ha definito "illegali" i rimborsi forfettari. In assenza di una base legislativa, i rimborsi vengono erogati comunque fino al 2005, quando il Gran Consiglio ha approvato una modifica parziale (art. 7) alla Legge sull'onorario dei Consiglieri di Stato. In base a quest'ultima «ogni governante può scegliere di essere indennizzato con un importo forfettario annuo per generi di spese da non giustificare singolarmente». L'elenco dei «generi di spese» e gli importi sono però definiti dallo stesso Consiglio di stato. Con una clausola: vanno approvati dal Gran Consiglio (tramite l'Ufficio presidenziale - Up). Quest'ultimo passaggio però non è mai avvenuto fino al 2011.
Tre su otto - Ora starà alla Procura determinare se, e perché, i cinque attuali Consiglieri di Stato hanno ignorato volontariamente la procedura. Ma cosa ne pensano i loro predecessori? Sono disposti a restituire i rimborsi? Abbiamo provato a contattarli tutti, nell'ordine: Pietro Martinelli, Gabriele Gendotti, Patrizia Pesenti, Luigi Pedrazzini, Alex Pedrazzini, Marco Borradori, Marina Masoni e Laura Sadis. Su otto, solo tre hanno rilasciato un commento.
Cosa dicono gli ex? - L'ex ministro socialista Pietro Martinelli sottolinea come «la proposta di un rimborso forfettario era stata fatta già negli ultimi mesi in cui ero presente nel Consiglio di stato. Per quanto mi riguarda ero e rimango di opinione contraria». Il vecchio sistema, ricorda Martinelli, era basato sulle "pezze giustificative" e «funzionava benissimo». L'ex Consigliere di Stato, in carica fino al 1999, non ha beneficiato del forfait di 15mila franchi (non ancora in vigore all'epoca) ma solo della buonuscita di 40mila franchi. «Si trattava di emolumenti relativi a due mesi di affiancamento del mio successore, nella fattispecie Patrizia Pesenti. Nel mio caso, ho preparato una serie di dossier e ho dato la mia disponibilità a una collaborazione introduttiva. Dopo 2-3 incontri però, Pesenti mi ha fatto sapere che non era interessata».
«Disponibile a restituirli» - Lo stipendio per i due mesi extra, però, Martinelli lo ha ricevuto comunque. «L'ho dato per scontato, e avevo molte cose a cui pensare. Per il Dipartimento delle finanze era tutto in regola. Ora però, se si deciderà che questi soldi vanno restituiti, li restituirò volentieri» afferma l'ex ministro. In generale «il rimborso per l'affiancamento si è rivelato un'ingenuità, senza riscontro reale nella pratica politica» concede Martinelli.
No comment - Anche tra l'ex ministra Marina Masoni e Laura Sadis, nel 2007, il passaggio di consegne fu problematico. Masoni non consegnò l'archivio del Dipartimento delle finanze alla subentrante (ne nacque una causa legale) e tra le due - stando alle cronache - non ci fu alcuna collaborazione. Masoni percepì comunque i 40mila franchi "d'affiancamento"? L'ex Consigliera di stato non ha risposto alle nostre telefonate.
«Staremo a vedere» - Tra Laura Sadis e Christian Vitta le cose sarebbero andate un po' meglio. La collaborazione, comunque, si sarebbe limitata a «qualche telefonata» e alla consegna dei dossier di fine mandato. «I dossier erano stati ben preparati» sottolinea Sadis. Quanto ai rimborsi forfettari «se dovesse risultare che li abbiamo percepiti illegalmente, e che tutti dobbiamo restituirli, mi adeguerò senz'altro» aggiunge. Anche Luigi Pedrazzini si limita all'attesa: «Mi stupirebbe se alla fine si decidesse che questi soldi vanno restituiti. Aspetto tuttavia serenamente le risultanze dell'inchiesta penale, che non tocca il periodo dei miei mandati, e le decisioni del Parlamento».