Le elezioni comunali si avvicinano e l'epidemia scombussola gli equilibri. Per chi vota il virus?
Il punto con i politologi, in vista del voto del 3 aprile. Ne parliamo con Nenad Stojanovic e Oscar Mazzoleni
BELLINZONA - Ci siamo quasi. Lunedì mattina, assieme alle notizie preoccupanti dall'Italia, i ticinesi hanno ricevuto anche il materiale di voto per le prossime elezioni comunali. Vista la prossimità, il "contagio" elettorale è inevitabile. Ma il virus come influenzerà le votazioni? E poi, siamo proprio sicuri che le votazioni si terranno? Ne abbiamo parlato con due politologi.
Rispondere alla seconda domanda è più facile che alla prima. Il voto per corrispondenza è utilizzato dall'80-90 per cento degli elettori in Ticino «quindi di per sé l'appuntamento elettorale non comporta un particolare rischio di contagio» osserva Oscar Mazzoleni, professore di scienze politiche all'Università di Losanna e direttore dell'Osservatorio della vita politica regionale. «In ragione di ciò, si può prevedere con una certa sicurezza che le elezioni si terranno».
La partecipazione elettorale però rischia di calare, in ogni caso. Il motivo? «Stiamo assistendo a una campagna elettorale decisamente anomala» osserva l'esperto. «Praticamente la campagna, che era partita in modo frizzante a gennaio, si è fermata quasi del tutto. L'epidemia ha annullato i comizi e gli appuntamenti elettorali. Questo potrebbe portare a un minore coinvolgimento degli elettori, che in Ticino solitamente sono particolarmente attivi alle Comunali, più che alle Cantonali o alle Federali».
Allo stesso tempo, il coronavirus colpisce direttamente il cuore della politica. «Ogni altro tema di dibattito è stato spazzato via» osserva Nenad Stojanovic, professore dell'università di Ginevra. «Questo vale anche per le votazioni imminenti, anche se l'esito nei Comuni può incidere poco su un'epidemia ormai globale».
Ma quali forze politiche potrebbero essere avvantaggiate o svantaggiate dall'epidemia? «È difficile dirlo» commenta Stojanovic. «Il dato più significativo da rilevare, per ora, è un tentativo da parte della Lega dei Ticinesi di politicizzare il tema, legandolo alla chiusura delle frontiere. È l'unico tentativo in questo senso, per ora, ma potrebbe essere rischioso».
Un'altra tendenza su cui i due politologi concordano è l'effetto "rallentante" sull'onda verde. «Di sicuro l'agenda ecologista è passata in secondo piano nel dibattito pubblico» constata Mazzoleni. «Ma questo vale anche per tutti gli altri temi politici. Siamo in una fase in cui s'impone un grande ripensamento, e in cui i partiti stanno alla finestra».
L'ondata di paura favorirà il blocco democentrista-leghista a scapito di quello rosso-verde? «È una possibilità, ma al momento non ci sono sondaggi che lo confermino» sottolinea Stojanovic. «Siamo in una fase di riflessione e assestamento. La sinistra a livello federale si sta attivando, ad esempio, sulla questione delle conseguenze economiche e sui lavoratori. Un tema che sarà sicuramente importante in futuro».
Nel frattempo un segnale arriva dalle elezioni cantonali a San Gallo, svoltesi nel weekend. Il blocco ecologista in Parlamento ha quasi raddoppiato i seggi, a scapito di Udc e Plr. Un'ultima piccola onda verde, prima della bonaccia?