È la cifra che il magnate aveva accantonato sui conti della banca, prima del conflitto. Ma dove sono ora i soldi?
Era considerato un cliente a rischio dal governo federale già dal 2018, tanto che la FedPol si era opposta alla sua richiesta di soggiorno nel Vallese. Ma per l'oligarca russo Roman Abramovich fu comunque possibile mantenere a deposito oltre 700 milioni di dollari, presso UBS. Ci si chiede se questi soldi siano usciti dal Paese o siano stati congelati a seguito delle sanzioni.
La fuga di notizie - Se si conosce ormai tutto o quasi circa la storia dei depositi del miliardario in termini di date e cifre lo si deve soprattutto alla fuga d'informazioni partita da Cipro. In particolare - secondo quanto riporta in un approfondimento il TagesAnzeiger - a fare chiarezza sulle proprietà di yacht, elicotteri, jet privati e conti corrente sono i documenti riconducibili a una società di consulenza cipriota, che si occupa di società e trust, dove i clienti occultano le loro ricchezze. E Abramovich è appunto uno di questi clienti. Siamo a fine febbraio 2022 quando l’invasione russa è già in corso e la notizia fa il giro del mondo.
Le cifre e le date - Come detto, i dati scoperti includono anche i conti in UBS: 290 milioni di dollari (cifra risalente a fine settembre 2021) oltre a un altro conto di circa 420 milioni (21 gennaio 2022), poco prima della guerra. Totale: più di 710 milioni di dollari in una sola banca.
E il tutto nonostante che un rapporto della Confederazione avesse definito Abramovich già nel 2018 «una minaccia per la sicurezza pubblica e un rischio per la reputazione della Svizzera» oltre che un «sospetto di riciclaggio». Era dunque chiaro a tutti che averlo come cliente avrebbe potuto rappresentare quantomeno un grattacapo.
Il vento che cambia e le sanzioni Ue - Essendo stato classificato come "amico" di Putin - cosa che non sorprende visto il passato politico del miliardario già governatore della regione siberiana di Chukotka fino al 2008 -, l'Unione europea lo inserisce nella lista dei sanzionati (marzo 2022). Decisione poi impugnata in sede giudiziaria dall'oligarca russo.
L'annuncio della Casa Bianca "colpisce" UBS - Ma ciò che tocca da vicino UBS è l'annuncio del 31 gennaio 2022, quando Washington e Londra rendono noto che, in caso d'invasione russa, i conti degli oligarchi sarebbero stati bloccati, nello specifico quelli più vicini al leader del Cremlino. Ecco esplodere la frenesia dei consulenti finanziari, specie quelli di Abramovich, che da inizio febbraio nominano i sette figli del magnate delle materie prime come beneficiari delle sue ricchezze. Utilizzando così lo stratagemma di privare l'ex patron del Chelsea del 51% del trust. Motivo? Le sanzioni si applicano ai beni là dove si abbia una partecipazione superiore al 50%, salvo dimostrare che lo stesso sanzionato continui ugualmente (nonostante la decurtazione) a gestire l'intero bene in questione.
Dove sono i soldi? - Ma quale il destino degli oltre 700milioni di dollari depositati in UBS prima della guerra? La banca - da quanto riportato dal quotidiano zurighese - si è trincerata dietro un «no comment» ma rumors fanno pensare che l'istituto di credito non abbia proceduto ad aggiungere i figli dell'oligarca a beneficiari dei conti corrente. Anche se su questo punto non ci sono riconferme ufficiali.
Di certo è che, se i fondi si trovavano ancora in UBS allo scattare delle sanzioni, tutto fa pensare che i soldi siano stati congelati. A questo riguardo, secondo la Seco complessivamente ammontano a 7,5 miliardi di franchi i beni bloccati a causa delle sanzioni. Ma non è dato sapere se questa cifra includa anche il denaro di Abramovich.