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Lugano's Plan ₿Storia, funzionamento e futuro di Bitcoin: cosa c’è dietro la cripto più famosa

04.05.23 - 07:00
Blockchain, mining, proof of work, halving e sostenibilità spiegati in modo semplice, da Satoshi ai giorni nostri
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Storia, funzionamento e futuro di Bitcoin: cosa c’è dietro la cripto più famosa

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Blockchain, mining, proof of work, halving e sostenibilità spiegati in modo semplice, da Satoshi ai giorni nostri

Bitcoin è la criptovaluta più nota al mondo, ma come è nata, come funziona e perché ha acquisito valore? Per rispondere a queste domande, dobbiamo fare un passo indietro, fino al 3 gennaio 2009, quando, subito dopo la crisi finanziaria globale causata dal mercato immobiliare statunitense, Satoshi Nakamoto (probabilmente lo pseudonimo di un geniale informatico e matematico) pubblica un white paper: un documento che - in sole 9 pagine - illustra una nuova tecnologia, cioè un sistema di pagamento digitale decentralizzato, per scambiare transazioni tra persone in modo libero e stabile, senza l’intervento di banche e governi, basato su una crittografia estremamente avanzata, che rende i dati degli scambi pubblici, ma le transazioni avvenute immutabili dall’esterno. 

Sono state fatte molte supposizioni su chi fosse davvero questa enigmatica figura - tra i sospettati, oltre soprattutto ad Hal Finney¹, c’è stato anche Adam Back², già docente alla Plan ₿ Summer School e ospite al Plan ₿ Forum di Lugano -, ma l’unica verità che resta a nostra disposizione è la tecnologia che ha perfezionato, definita “Blockchain”.

Immaginatevi una miniera digitale in cui operai virtuali (computer e soprattutto ASIC, circuiti integrati progettati per svolgere compiti specifici) picconano, con la loro energia: è questo il cuore del processo di creazione dei Bitcoin, chiamato mining (estrazione). Questo lavoro, a cui partecipano i terminali di centinaia di migliaia di utenti nel mondo, si traduce nel mettere a disposizione potenza di calcolo per: 1) risolvere equazioni matematiche finché specifici criteri vengono soddisfatti e 2) inserire un pacchetto di transazioni nella “catena di blocchi” (da qui il nome della tecnologia). A cosa serve che ciò succeda, per il sistema di pagamento? A convalidare, mediante un algoritmo di consenso definito Proof-of-Work (PoW), gli scambi di Bitcoin tra utenti, inserendoli in un registro immutabile e visibile pubblicamente (ledger), nonché proteggendo il sistema da accessi esterni e, fungendo da nodi della rete, facendo backup costanti dell’intera “Blockchain”. Perché i proprietari dei computer accettano di collaborare? Perché, ogni volta che risolve un problema, viene ricompensato con una piccola frazione di valore in Bitcoin (spesso calcolata con i suoi decimali, i Satoshi, o Sats, dal nome del loro misterioso creatore).

Il protocollo su cui, dalla nascita, senza possibile intromissione di soggetti terzi, si basa tutto questo, inoltre, prevede che l'emissione di nuove monete diminuisca nel tempo, rendendo il lavoro dei “minatori” sempre più competitivo. Ciò avviene attraverso un meccanismo chiamato halving (dimezzamento), che riduce a metà, ogni 210.000 blocchi estratti, corrispondenti a circa quattro anni, la quantità di Bitcoin ottenuta come ricompensa per la risoluzione di ciascun problema. Il primo halving è avvenuto nel 2012, e l'ultimo nel 2020, quando la ricompensa è passata da 12,5 a 6,25 Bitcoin per blocco. Questo processo continuerà fino a quando il numero totale di Bitcoin in circolazione raggiungerà il limite massimo di 21 milioni, previsto intorno al 2140.

A differenza delle valute tradizionali, emesse dalle banche centrali secondo le politiche monetarie - che tende, se eccessiva, mediante il fenomeno noto come “inflazione”, a causare l’aumento del prezzo di beni e servizi - l'emissione di Bitcoin è programmata e deflazionaria, e tende quindi a diminuire nel tempo. Ciò serve a preservarne il valore, rendendolo una risorsa scarsa, come l'oro, e a stabilizzarlo anche in caso di episodi di elevata volatilità, causati dal panico dei meno informati, o da tentativi di speculazione finanziaria, in corrispondenza di determinate congiunture socio-economiche (es. la guerra in Ucraina, così come la crisi globale del 2008).

La decentralizzazione, l’impossibilità di annullare gli scambi e la resistenza all’inflazione, anche grazie alla portabilità (Bitcoin può essere trasferito digitalmente, mediante rete internet, peer to peer, USSD o Lightning Network, di cui abbiamo parlato in un precedente articolo, in pochi minuti o addirittura secondi), rende questa valuta ideale per le transazioni, sia nazionali che internazionali, che servono a migliorare la vita di persone che vivono in contesti finanziari a elevatissima volatilità (basti pensare ad alcuni paesi africani, asiatici o sudamericani) e incertezza istituzionale e bancaria.

Le transazioni in Bitcoin sono, inoltre, più che private, pseudonime, grazie alle cosiddette funzioni hash, e possono quindi essere analizzate e ricostruite dalle autorità preposte - come spiegato da Filippo Moor di ONE swiss bank in una recente intervista -, mediante l’ausilio di esperti e appositi software come Chainalysis, per valutare, in totale collaborazione e in ottemperanza delle procedure di KYC/AML/TF, se siano state generate da tentativi di riciclaggio, rendendo così molto raro l’utilizzo della blockchain da parte della criminalità organizzata (lo 0,5% del volume di scambi in BTC, secondo il Fondo Monetario Internazionale, è appannaggio di chi sta commettendo reati finanziari).

Ebbene sì, una tecnologia che ha già quasi 15 anni potrebbe rappresentare l’evoluzione della moneta e cambiare molti degli equilibri alla base della finanza (cfr. l’intervista del professor Edoardo Beretta), ma molti passi devono essere ancora fatti: maggiore facilità d’uso a parità di sicurezza, o ancora consapevolezza e abitudine all’utilizzo nella quotidianità, tra gli scopi del Plan ₿ di Lugano.

Inoltre, si stanno esplorando diverse strade per rendere ancora più sostenibile (il mix di fonti energetiche utilizzate è già sopra la media mondiale, in questa speciale classifica) la produzione di Bitcoin, ad esempio l’utilizzo ulteriore di fonti di energia rinnovabile, come quella solare, eolica o idroelettrica, per alimentare i computer utilizzati nel processo di estrazione, o ancora l’innovazione dell’hardware, per rendendolo più efficiente dal punto di vista del consumo di elettricità. Infine, alcuni progetti già in fase di espansione mirano a riutilizzare il calore prodotto dai computer durante il mining per riscaldare gli edifici o produrre altra energia, trasformando così un potenziale spreco in una risorsa che dà vita, addirittura, a fenomeni di economia circolare.

Per saperne di più…

è possibile iscriversi alla Plan ₿ Summer School, oppure visitare questo link per accedere a risorse formative su Bitcoin in lingua italiana

Riferimenti:


Questo articolo è stato realizzato da Lugano's Plan ₿, non fa parte del contenuto redazionale.
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