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Lugano's Plan ₿Il pregiudizio dei media su Bitcoin è destinato a peggiorare?

08.08.24 - 06:00
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Il pregiudizio dei media su Bitcoin è destinato a peggiorare?

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Fernando Nikolic, direttore marketing e comunicazione di Blockstream, ha recentemente riflettuto su come i bias delle testate giornalistiche influenzino la percezione delle persone (e dei lavoratori dei media stessi) su Bitcoin e il settore tech in generale

Su Bitcoin c’è un pregiudizio, ed è destinato a peggiorare, nel prossimo futuro. É il pensiero chiave di Fernando Nikolic, direttore marketing e comunicazione di Blockstream, azienda leader nello sviluppo di infrastrutture e soluzioni basate su blockchain, Bitcoin e tecnologie correlate.

L’autore ha espresso su Bitcoin Magazine un ragionamento netto su come i bias - i preconcetti, i pregiudizi - dei media mainstream stiano influenzando la percezione delle persone su Bitcoin e sul settore tech in generale. Nikolic, che promuove l'educazione su Bitcoin attraverso iniziative come Bitcoiner Books e la newsletter "Bitcoin Perception", avvia l’argomentazione e a partire da un chiarimento, evidentemente ritenuto necessario per sgombrare il campo da possibili distorsioni della sua riflessione: «Prima di tutto, chiariamo una cosa: non esiste un gruppo segreto di élite mediatiche che prende le decisioni», scrive. «L'idea di un "Media" con la "M" maiuscola che controlla tutto semplicemente non è vera. È un mito».

Quello che, secondo l’esperto di comunicazione, starebbe realmente accadendo, piuttosto, è quanto segue: il fatto stesso che molti giornalisti - il riferimento chiaramente è al contesto statunitense - provengano da scuole d'élite come Columbia, Harvard o Penn, li avrebbe indirizzati verso un bias - tecnicamente una tendenza, spesso inconscia, a favorire o sfavorire qualcuno o qualcosa sulla base di opinioni preconcette o stereotipi. Non a causa di una grande cospirazione, quindi, ma per via del background e delle opinioni assorbite proprio attraverso gli studi e le notizie precedenti. Questa inclinazione - è il pensiero di Nikolic - avrebbe influenzato particolarmente la copertura giornalistica del panorama Bitcoin, rendendo molti media essenzialmente anti-tech. «In generale, sono diffidenti verso i rapidi progressi tecnologici e la natura decentralizzata di Bitcoin, perché li vedono come minacce alle regolamentazioni e ai sistemi finanziari tradizionali», osserva.

Cancel culture

Un altro fattore che avrebbe plasmato il panorama mediatico nell'ultimo decennio, stando alla sua riflessione, è l'ascesa della cancel culture - che si innesca quando un'azienda o un'organizzazione viene pubblicamente boicottata, ostracizzata e dunque "cancellata" - la quale ha un riflesso diretto, secondo Nikolic, nello spingere le aziende editoriali a modellare i contenuti secondo i pregiudizi politici dei loro dipendenti molto più di quanto facessero in passato, per evitare contraccolpi reputazionali pubblici.

Verità contro profitto

Al centro delle operazioni mediatiche, insomma, ci sarebbe la lotta tra la ricerca della verità e la necessità di produrre profitti. Le aziende mediatiche, quindi, trovandosi costrette a coinvolgere più possibile il loro pubblico («per fare soldi e vendere inserzioni»), sono spesso inclini ad assecondare i target di riferimento, a volte sacrificando la verità oggettiva e il lavoro giornalistico vero e proprio sull’altare, appunto, delle logiche di profitto. Di conseguenza, le decisioni editoriali su quali storie mettere in evidenza e su come inquadrare le questioni sarebbero guidate da ciò che effettivamente ha il potenziale per attirare lettori e spettatori.

I pregiudizi dei media: una prospettiva storica

I bias, però, sono vecchi come il mondo. Nikolic fa non a caso un parallelismo con il passato: «Durante la Guerra Civile americana, i giornali sostenevano apertamente specifiche fazioni politiche. I media di oggi funzionano esattamente allo stesso modo, solo attraverso complessità moderne. Le piattaforme digitali e gli algoritmi che curano i contenuti in base alle preferenze degli utenti hanno intensificato le echo chamber, attraverso le quali le persone tendono principalmente verso informazioni che supportano le loro convinzioni esistenti. Questo effetto peggiora il bias mediatico, poiché i media producono contenuti che si allineano con le opinioni del loro pubblico, per mantenerlo coinvolto.» Ma tutto questo come impatta sui segmenti tech e Bitcoin? Con il proliferare di «narrazioni negative che si consolideranno nel tempo, rendendo difficile combattere i pregiudizi», aggiunge il CMO di Blockstream in modo netto.

Bitcoin non è per tutti

In un articolo pubblicato nel 2023 dalla stessa testata, Nikolic aveva già scritto che «Bitcoin non è per tutti», suggerendo la necessità di guardare a gruppi specifici di persone. Alla luce di questo, a suo avviso, l'industria Bitcoin e il settore tech in generale dovrebbero comprendere e muoversi in questo scenario. «Avere un'inclinazione verso certi argomenti va bene, fa parte del gioco mediatico. Il problema si presenta quando i pregiudizi inducono a scrivere cose non vere. Questo è il motivo per cui le persone hanno iniziato a fidarsi sempre meno dei media mainstream: non perché abbiano preconcetti, ma perché questi spesso prevalgono su un resoconto fattuale, oggettivo. Si tratta di un fenomeno relativamente nuovo e, a quanto pare, c’è il rischio che possa dilagare. Contrariamente, le aziende mediatiche potrebbero rendersi conto che, se continueranno su questa scia, perderanno del tutto la fiducia del loro pubblico». «Quindi curate con attenzione il vostro consumo di contenuti», è l’esortazione finale di Nikolic. «Perché se il mondo fa paura in questo momento, potrebbe andare molto peggio in futuro».


Questo articolo è stato realizzato da Lugano's Plan ₿, non fa parte del contenuto redazionale.
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