Tra i relatori di spicco del Plan ₿ Forum 2024, il giornalista e divulgatore italiano affronterà il tema cruciale del rapporto tra mezzi di comunicazione e tecnologie emergenti.
La terza edizione del Plan ₿ Forum, in programma venerdì 25 e sabato 26 ottobre prossimi nel complesso del Palazzo dei Congressi di Lugano, si preannuncia come un evento di portata continentale nell’universo Bitcoin, blockchain e tecnologie P2P.
Tra i numerosi esperti e professionisti che animeranno le discussioni - oltre trenta nuovi speaker rispetto allo scorso anno - spicca la figura di Federico Rivi, una voce autorevole nel panorama giornalistico italiano. Rivi, noto per la sua newsletter settimanale Bitcoin Train e per il sito web Atlas21, porta con sé un bagaglio di esperienze maturate in prestigiose redazioni come quelle di Tgcom24 e di AdnKronos. La sua partecipazione alla due giorni nella città del Ceresio promette di offrire una prospettiva unica sul futuro dell'informazione, finanziaria e non solo.
In vista di questo importante appuntamento, abbiamo avuto l'opportunità di intervistarlo.
Le sue riflessioni ci hanno offerto uno sguardo approfondito sulle sfide che i media (e chi li consuma) devono e dovranno affrontare, in questo panorama in rapida trasformazione.
Federico, la tua carriera ti ha portato, in Italia, a lavorare in diverse redazioni giornalistiche e agenzie stampa di calibro nazionale. Com’è nato il tuo interesse per Bitcoin e cosa ti ha spinto a focalizzare su questo tema il prosieguo del tuo impegno professionale?
Il mio interesse per Bitcoin è nato da una generica curiosità iniziale verso l'evoluzione tecnologica e le sue implicazioni economiche e sociali. Il mio interesse è stato poi acceso da uno stimato amico che mi aveva raccomandato di approfondire i dettagli della tecnologia sottostante senza bias derivanti dal mondo dell’informazione tradizionale. Il suggerimento ha funzionato. Ho cominciato a studiare e nel giro di pochi anni la mia visione del mondo è stata stravolta.
Mi sono reso conto, infatti, che Bitcoin non è solo una nuova forma di denaro, ma un esperimento in grado di sfidare i paradigmi consolidati del sistema economico e politico attuale. La sua natura decentralizzata e la capacità di restituire sovranità economica agli individui, bypassando intermediari tradizionali come le banche centrali e i governi, rappresentano una sfida diretta al controllo centralizzato delle risorse economiche.
Attraverso il sito web Atlas21 e la tua newsletter settimanale Bitcoin Train, ti dedichi alla divulgazione delle tematiche legate a questo argomento. Quali sono le sfide principali nel comunicare un argomento così complesso a un pubblico ampio?
Le sfide sono tante, ma non impossibili da vincere, con la giusta dose di preparazione. Riflettono, in particolare, sia la natura tecnica del tema sia i pregiudizi e le percezioni preesistenti che le persone hanno riguardo al denaro, all'economia e alla tecnologia.
C’è il tema della complessità tecnica e della terminologia relativa a questa componente: blockchain, crittografia, consenso distribuito. Spiegare tali concetti in modo chiaro e accessibile senza banalizzarli è una delle sfide maggiori. Spesso, chi si avvicina per la prima volta a Bitcoin si sente sopraffatto da termini tecnici come "hashing", "mining", "smart contract" o "nodi". Il compito di un divulgatore è quello di tradurre questa terminologia in un linguaggio comprensibile, senza perdere la precisione necessaria.
C’è poi il tema della disinformazione: Bitcoin è spesso circondato da una nube di preconcetti, sia da parte dei media tradizionali che da parte di chi ha interesse a mantenere lo status quo economico. Questo include l'idea che Bitcoin sia esclusivamente un mezzo per attività illecite o una bolla speculativa destinata a esplodere, o sia addirittura così importante da indirizzare negativamente il cambiamento climatico. La sfida sta nel contrastare queste narrazioni con fatti concreti, spiegando in modo chiaro e documentato le vere potenzialità di Bitcoin, così come i suoi rischi. Spesso, questo significa dover "smontare" miti e false credenze, prima ancora di poter costruire una comprensione del tema corretta e informata.
Nella pratica, come riesci a bilanciare la necessità di semplificare concetti tecnici con l'esigenza di fornire informazioni accurate e complete?
Cerco di partire il più possibile da una solida comprensione personale della componente tecnologica. Solo dopo aver acquisito una padronanza del tema, mi sento in grado di elaborare le informazioni in modo che siano accessibili. Questo mi permette di spiegare argomenti complessi utilizzando analogie e metafore che rendono più comprensibili le idee, pur non sacrificando la precisione.
Infine e soprattutto, cerco di essere trasparente riguardo alle limitazioni insite nelle semplificazioni. Quando un concetto è stato semplificato, faccio attenzione a segnalare che si tratta di una versione ridotta del problema, incoraggiando chi è interessato ad approfondirlo ulteriormente.
A tuo modo di vedere, qual è oggi il ruolo del giornalismo nella corretta informazione e nell'educazione del pubblico riguardo al mondo Bitcoin e delle valute digitali in senso più ampio?
Il ruolo del giornalismo nel trattare Bitcoin non dovrebbe differire da quello che dovrebbe avere in qualsiasi altro ambito: riportare i fatti con precisione e offrire opinioni, anche schierate, ma sempre in modo trasparente, completo di fonti, informato. È essenziale evitare la superficialità e i luoghi comuni, concentrandosi invece su un'analisi rigorosa che rispetti l'intelligenza del lettore. Purtroppo, questo approccio è sempre più raro nei mass media, dove spesso prevalgono narrazioni semplicistiche e sensazionalistiche. In questo contesto, le nicchie di informazione, come quella tecnologica e in particolare legata a Bitcoin, hanno la responsabilità di dare l'esempio, mostrando come si possa fare giornalismo di qualità: accurato, onesto e realmente informativo.
Quali sono, a tuo avviso, oltre alle tendenze di cui parli, i fattori principali che influenzano il modo in cui gran parte dei media tratta questi contesti e queste tematiche?
Quando Bitcoin era ancora un fenomeno relativamente di nicchia e non supportato da grandi poteri economici, i mass media tendevano a trattarlo con scetticismo e ostilità. La copertura del tema era spesso caratterizzata da disinformazione e da un’attenzione sproporzionata alle opinioni dei suoi oppositori, che dipingevano Bitcoin come una moda passeggera o uno strumento esclusivamente legato ad attività illecite.
È stato molto deludente osservare come il cambiamento del sentiment abbia avuto inizio solamente con l’ingresso di colossi finanziari come BlackRock, Fidelity e altri, attraverso gli ETF. A quel punto, ho notato un netto cambiamento nell’agenda setting dei mass media, che sta gradualmente virando verso una narrazione più neutrale, segno evidente che i mezzi di comunicazione non agiscono in modo del tutto indipendente, ma sono fortemente influenzati dall’establishment.
Pensi che adesso il giornalismo possa contribuire a combattere la disinformazione e le fake news che spesso circondano il mondo delle valute digitali? Se sì, in che modo?
Non esiste una ricetta magica per combattere la disinformazione e le fake news, e il giornalismo, per quanto importante, non può risolvere il problema da solo. Questo vale per Bitcoin ma anche per ogni altro settore. Credo fortemente nello sforzo individuale: se ciascuno di noi dedicasse pochi minuti in più ogni giorno a verificare le fonti e i link che collegano a un articolo, o che al suo interno vengono riportati, la qualità dell'informazione che consumiamo migliorerebbe significativamente. Questa attenzione critica, sebbene possa sembrare utopica, diventerà sempre più necessaria con la diffusione dell'intelligenza artificiale.
Presto, difatti, sarà quasi impossibile distinguere un contenuto autentico da uno manipolato, che sia in formato video, audio, immagine o testo. Questo scenario, inevitabilmente, ci spingerà a essere più scettici e a cercare conferme prima di accettare una notizia come vera. Nella storia, però, l'umanità ha sempre trovato modi per adattarsi ai cambiamenti epocali, e sono convinto che succederà anche in questo caso. Piuttosto che il caos, è probabile che vedremo una maggiore consapevolezza e un ritorno a pratiche di verifica più rigorose.
Guardando al futuro, come immagini l'evoluzione del rapporto tra media tradizionali e tecnologie emergenti come Bitcoin e blockchain?
Immagino che il rapporto evolverà in modo simile a quanto accaduto con l’avvento di Internet. All'inizio, i media tradizionali hanno sottovalutato o resistito a Internet, ma con il tempo è diventato evidente che non avere una presenza online significava rischiare l'estinzione. Allo stesso modo, in futuro, i media che non integreranno Bitcoin nelle loro operazioni e nei loro modelli di business rischieranno di diventare irrilevanti.
Durante il tuo intervento al Plan ₿ Forum 2024, su quali aspetti chiave del rapporto tra media e Bitcoin intendi focalizzarti?
Mi focalizzerò sul pattern che ho individuato rispetto al modo in cui i media hanno trattato diverse tecnologie emergenti, come Internet, l'intelligenza artificiale e, per l’appunto, Bitcoin. Intendo esplorare come, in ciascun caso, i media inizialmente abbiano adottato un atteggiamento scettico o critico, spesso riducendo la portata di queste innovazioni a semplici mode passeggere o minacce, per poi passare molto gradualmente a una fase di accettazione e integrazione, una volta che la loro importanza è diventata innegabile.
Questo processo ha seguito un percorso incredibilmente simile per tutte le tecnologie in questione.
Il Plan ₿ Forum si svolge a Lugano, una città che ha abbracciato Bitcoin e la sua blockchain come colonne portanti di un progetto di innovazione finanziaria. Quale impatto pensi che iniziative come questa possano avere sulla percezione pubblica di tali tecnologie?
Sono estremamente scettico quando le istituzioni si avvicinano a Bitcoin per motivi di immagine, perché spesso i risultati reali sono molto distanti dalle aspettative. L'esperimento di El Salvador ne è un esempio lampante: mentre ha avuto successo nel rafforzare la visibilità internazionale del presidente Nayib Bukele, è fallito miseramente in termini di adozione e reputazione tra la popolazione locale. Paradossalmente, coloro che più avrebbero bisogno di Bitcoin, data la dollarizzazione e la povertà del Paese, sono quelli che ne hanno beneficiato meno.
In El Salvador, e ormai anche negli Stati Uniti, Bitcoin è stato politicizzato: se sostieni Bukele o Trump, allora sostieni Bitcoin; se li detesti, allora sei contro Bitcoin. Questo è estremamente dannoso, perché Bitcoin è, per definizione, neutrale: è un protocollo libero, utilizzabile da chiunque, indipendentemente dalle affiliazioni politiche.
Fatta questa doverosa premessa a cui tenevo particolarmente, riconosco che l'amministrazione di Lugano ha adottato un approccio diverso che apprezzo sinceramente. Ha incentivato le aziende del settore a spostarsi a Lugano e ha promosso l'adozione di Bitcoin tra i commercianti locali. Questo approccio crea un effetto di rete virtuoso che mi fa essere molto ottimista riguardo al futuro di Bitcoin nella Città. Lugano sta costruendo una comunità attiva e funzionale attorno a Bitcoin, piuttosto che politicizzarlo.