Lo ha detto in conferenza stampa da Berna Martin Dumermuth, direttore dell'Ufficio federale di giustizia.
Per Berna la chiusura generalizzata delle aziende non essenziali decisa dal Ticino per combattere il coronavirus è contraria al diritto superiore.
BERNA - Alle 14 si è tenuta una conferenza stampa da Berna per un aggiornamento sull'emergenza coronavirus. Martin Dumermuth, direttore dell'Ufficio federale di giustizia, ha commentato i provvedimenti presi in Ticino dal Consiglio di Stato, con lo stop di tutte le attività commerciali e produttive private non indispensabili. E ha dichiarato che le misure restrittive attuate dal Ticino vanno oltre le normative federali. «Queste disposizioni sono contrarie alla legge federale. Le aziende toccate da queste restrizioni potrebbero tranquillamente fare opposizione».
Quando un giornalista ha chiesto a Dumermuth se i cantieri in Ticino dovranno riaprire, il direttore dell'Ufficio federale di giustizia ha risposto che attualmente sono in contatto con le autorità cantonali ticinesi. «Siamo nel campo del potere esecutivo ed è il Cantone a esserne responsabile. C'è stata una comunicazione chiara».
Aumenta il lavoro ridotto - Durante l'incontro con la stampa ha preso la parola anche Boris Zürcher della Seco, che ha fornito informazioni in merito al lavoro ridotto, un provvedimento che ha conosciuto un notevole incremento in queste settimane. «Nella primavera del 2009 avevamo 5'000 ditte e 92'000 dipendenti in una situazione di lavoro ridotto. Oggi, a marzo 2020, sono 21'000 le aziende e 315'000 i lavoratori». Zürcher ha poi dato delle rassicurazioni, spiegando che i salari di marzo saranno pagati nel corso di questa settimana.
La maggior parte delle richieste di lavoro ridotto sono arrivate proprio dal Ticino. Ma anche dal resto della Svizzera. I settori più colpiti restano quelli della ristorazione e degli alberghi.
Su la disoccupazione - Secondo gli esperti il tasso di disoccupazione salirà al 2,8% su media annuale. «È anche possibile che supererà il 3%» ha dichiarato Zürcher, rammentando che lo scopo del lavoro ridotto è proprio di prevenire il licenziamento.
Il rimpatrio degli svizzeri - La parola è poi passata a Hans-Peter Lenz, capo Centro di gestione delle crisi del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). Ha riferito di avere informazioni in merito a 15'000 viaggiatori. 7'500 sono stati aggiunti nel weekend tramite l'app Travel Admin. In Perù si sta cercando di organizzare voli charter, in questo modo potrebbero tornare in Svizzera almeno 750 persone. Svizzeri che dovranno restare in quarantena per almeno una decina di giorni. «Si tratta della più grande campagna di rimpatrio mai organizzata in Svizzera».
La precedenza viene data ai turisti svizzeri, solo in un secondo momento ci si occuperà del rimpatrio degli svizzeri all'estero.
Quarantena a Verbier - In conferenza stampa è stata affrontata anche la richiesta presentata da alcuni medici di Verbier di mettere in quarantena la località turistica vallesana. Da parte sua Dumermuth ha fatto notare che «il Cantone non avrebbe nessuna competenza per una decisione di questo genere». Mentre Daniel Koch, capo della Divisione malattie trasmissibili dell'UFSP, ha aggiunto: «Non possiamo ancora esprimerci sulla richiesta di Verbier. Cercheremo di trovare una soluzione con il Comune a beneficio della salute della popolazione. La situazione non è chiara».
Mascherina sì, mascherina no - I giornalisti hanno pure chiesto perché si continua a dire di non indossare le mascherine protettive. È intervenuto Koch: «Se sei malato asintomatico e sei in giro, puoi indossare la mascherina. Tuttavia non ci sono prove che essa offra una protezione ulteriore». Il capo della Divisione malattie trasmissibili in sostanza ha sconsigliato di indossarle sulla pubblica via. Non c'è una grande quantità di mascherine a disposizione e servono agli ospedali. Se la disponibilità fosse illimitata, allora potrebbero indossarle tutti».
La situazione negli ospedali - Quando calerà la curva dei contagi, è stata un'altra delle domande avanzate durante la conferenza stampa. «È troppo presto fare speculazioni - ha dichiarato Koch -. La curva epidemica si abbasserà quando le misure avranno effetto». Il capo della Divisione malattie trasmissibili ha inoltre fatto sapere che i numeri di letti a disposizione negli ospedali, compresi quelli di terapia intensiva, verranno incrementati, e che in Ticino e a Ginevra ci sono ancora posti a disposizione.
I numeri - I casi di coronavirus in Svizzera sono in rapido aumento. Secondo i dati pubblicati oggi dall’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) sono ora 8’060, ovvero 1’046 in più rispetto a 24 ore fa. Almeno 70 persone sono morte. La situazione più critica rimane quella in Ticino, con 1’165 persone in totale positive al virus e 11 morti nelle ultime 24 ore. Sono inoltre oltre 6'000 i test che vengono svolti ogni giorno. Quando arriverà altro materiale medico per le analisi, il volume sarà aumentato, hanno fatto sapere le autorità federali.