La proposta di Public Eye: «I commercianti a Zugo, Ginevra e Lugano realizzano profitti record»
BERNA - Il Consiglio federale e il Parlamento devono prendere provvedimenti per abbandonare definitivamente entro il 2030 il commercio di carbone, considerato la fonte energetica più inquinante al mondo. È quanto richiede una petizione contro il cambiamento climatico presentata oggi a Berna dall'ONG Public Eye, che ha raccolto oltre 25'000 firme.
Stando a Public Eye, ad oggi le aziende svizzere commerciano il 40% del carbone globale e producono oltre 500 milioni di tonnellate di carbone ogni anno nelle proprie miniere. Per l'ONG promotrice della petizione, queste aziende sono l'origine di emissioni indirette di CO2 addirittura superiori a quelle generate degli Stati Uniti nell'arco di un anno.
I 25'104 firmatari chiedono ora che la Confederazione agisca per far fronte a questa grave lacuna nella politica climatica e che elimini gradualmente il commercio di carbone entro il 2030.
Secondo i dati raccolti da Public Eye, nel 2022 sono stati estratti più di otto miliardi di tonnellate di carbone, una quantità mai vista prima. In Svizzera, nello stesso anno, 245 aziende sono state coinvolte nell'estrazione del carbone e i commercianti di materie prime a Zugo, Ginevra e a Lugano hanno realizzato profitti record, si afferma nella nota.
L'ONG accusa inoltre le banche svizzere di aver prestato più di tre miliardi di dollari al settore tra il 2018 e il 2022. Tra queste, UBS, Credit Suisse e diverse banche cantonali (Zurigo, Vaud e Ginevra) nonché la Banca nazionale svizzera (BNS).