Indagini internazionali hanno permesso di scoprire uno dei call center dai quali partivano le "chiamate shock" nella periferia di Poznan.
BELLINZONA - Sono finiti in manette a Poznan, in Polonia, cinque cittadini polacchi sospettati di far parte di un gruppo criminale dedito alle cosiddette "chiamate shock" ai danni degli anziani (anche ticinesi). Le indagini - precisano il Ministero pubblico e la Polizia cantonale - sono nate a seguito di un precedente arresto effettuato sempre in Polonia nel mese di dicembre del 2023. Allora in manette era finito un 37enne apolide, considerato tra le menti dell'organizzazione criminale.
Dopo l'arresto dell'uomo, nei primi mesi del 2024, era stato registrato un iniziale calo delle telefonate shock, che però avevano successivamente ripreso vigore. Per questo motivo si era deciso di ulteriormente rafforzare la collaborazione tra autorità estere in cooperazione con Europol e con il supporto e il coordinamento anche dell'Ufficio federale di Polizia (fedpol).
E proprio al fine di contrastare il fenomeno criminale, lo scorso settembre a Bellinzona si era svolto un incontro che aveva riunito magistrati e agenti di Polizia giudiziaria provenienti da Germania, Italia, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia nonché di fedpol e di Europol. Tutto questo mentre, in parallelo, la Magistratura ticinese e quella polacca avviavano i passi necessari nel campo dell'assistenza internazionale.
Gli arresti - Gli elementi raccolti, combinati con l'analisi della documentazione, hanno così permesso di stringere le maglie individuando dapprima uno dei "call center" da cui partivano le telefonate dirette verso il Ticino e il Nord Italia. Poi si è arrivati agli arresti effettuati nella periferia della città di Poznan da unità speciali della polizia polacca. In manette sono finiti due uomini e tre donne tra i 27 e i 67 anni di età, tutti di nazionalità polacca.
Gli accertamenti, per quanto riguarda la parte ticinese dell'inchiesta, sono coordinati dalla Procuratrice pubblica Margherita Lanzillo.