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L'OSPITELa scuola pubblica non deve essere penalizzata da tagli

15.04.22 - 18:19
Francesco Cavalli, vicepresidente dell'associazione per la scuola pubblica del cantone e dei comuni in Ticino (ASPCC)
Francesco Cavalli
La scuola pubblica non deve essere penalizzata da tagli
Francesco Cavalli, vicepresidente dell'associazione per la scuola pubblica del cantone e dei comuni in Ticino (ASPCC)

Costituita 25 anni or sono, l’Associazione per la scuola pubblica del Cantone e dei Comuni si è sempre opposta a ogni tentativo di peggioramento della qualità della nostra scuola pubblica. Basti ricordare la votazione del febbraio 2001 con cui venne spazzata via, con il 74% dei voti, un’iniziativa che perorava aiuti statali alle scuole private. Da allora l’ASPCC ha proseguito la sua attività di promuovendo e sostenendo iniziative per il miglioramento della qualità della scuola pubblica quali la riduzione del numero di allievi per classe, il potenziamento delle borse di studio, la formazione degli insegnanti e, recentemente, il progetto “La scuola che verrà”.

È quindi ovvio il sostegno dell’ASPCC al referendum contro il decreto legislativo con cui si pretende che il Cantone raggiunga il pareggio di bilancio entro il 2025. Obiettivo già poco realistico tenuto conto di una pandemia non ancora del tutto superata e di un conflitto che comporterà gravi implicazioni umanitarie e non solo. Ma c’è di più. Secondo i promotori e la maggioranza del Parlamento che li ha seguiti, l’obiettivo va raggiunto operando essenzialmente sulle spese, il che significa, in parole povere, intervenire con tagli al servizio pubblico in tutti i settori: sanità, socialità, ambiente, sicurezza, trasporti, come pure la scuola. L’esperienza insegna che - in occasione di ogni taglio alla spesa pubblica - la scuola è sempre stata chiamata alla cassa, talvolta con peggioramenti delle condizioni di lavoro degli insegnanti (l’ora in più nel 2004), in altre occasioni con rinunce a importanti riforme. L’approvazione del decreto comporterebbe inevitabilmente uno stillicidio di misure di risparmio, spesso non referendabili, che sommate inciderebbero in modo significativo sulla qualità dei servizi pubblici.

All’origine di questo decreto ci sono i sostenitori del “meno stato” che hanno pure già depositato alcune iniziative parlamentari che, accomunate dal sottotitolo “la scuola che vogliamo”, mettono seriamente in pericolo i principi della scuola pubblica. Tra questi non poteva mancare un nuovo tentativo di sostegno alle scuole private che loro definiscono con palese contraddizione “pubbliche non statali”. E su questo l’ASPCC è categorica: non se ne parla assolutamente!

Meglio, in conclusione, votare e far votare NO il 15 maggio prossimo.

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