Il sindaco di Bienne Erich Fehr: «Con la costruzione della Tissot Arena abbiamo fatto davvero un ottimo affare».
«Sono progetti necessari per crescere e per stare al passo con i tempi».
BIENNE - Nel mese di novembre i cittadini di Lugano dovranno esprimersi attraverso un referendum a proposito del nuovo polo sportivo. Questo complesso includerà uno stadio di calcio, uno di basket e uno di pallavolo.
Per capire un po' i vantaggi e gli svantaggi che potrebbero verificarsi, abbiamo deciso di interpellare Erich Fehr, il sindaco di Bienne, che ha diretto i lavori della Tissot Arena, inaugurata nel 2015. In questa struttura possono destreggiarsi al meglio gli atleti che praticano calcio, hockey e curling.
Erich Fehr, concentrando l’attività sportiva in un unico luogo, il traffico cittadino è cambiato?
«Nel suo insieme è rimasto pressoché identico. La struttura è stata costruita nella zona industriale dove adesso c'è maggiore movimento, ma non direi che abbia significativamente cambiato la città nel suo insieme. In ogni caso non c'era scelta: le vecchie infrastrutture erano in uno stato di degrado e non avrebbero permesso ai rispettivi club di andare avanti per molto tempo. Reputo comunque la Tissot Arena un'icona architettonica, composta da un grande parcheggio sotterraneo, da alcune attività commerciali al pianterreno e dalle installazioni sportive al primo piano. Costruendo su più livelli abbiamo ridotto la consumazione del terreno e dal punto di vista urbanistico trovo che sia molto importante».
Il piano di trasporti pubblici cittadini e regionali è cambiato a causa della Tissot Arena?
«Sul piano del traffico non ci si accorge se sia in corso o meno una manifestazione. Abbiamo semplicemente prolungato la linea di un bus di due fermate e quando ci sono le partite ne organizziamo uno supplementare. La costruzione è stata realizzata all'estremità della zona industriale e nei pressi delle entrate autostradali, per cui i veicoli vengono smistati in fretta».
Ci sono zone della città per le quali, per mancanza di affitti, minor frequentazione di bar, ristoranti… la Tissot Arena è stata “dannosa”?
«Non mi risulta, anche perché il progetto è stato ragionato in questo senso fin dall'inizio e abbiamo quindi fatto un buon affare. Non essendoci piccole attività al suo interno, ma soltanto due grandi centri commerciali – Migros e Denner, più qualche negozio specializzato – abbiamo potuto evitare la concorrenza con le attività che ci sono in città».
I vari eventi hanno avuto un impatto a livello turistico sulla città?
«Non abbiamo ancora organizzato molti eventi non sportivi, contrariamente a quanto ci saremmo auspicati. Ci piacerebbe dare spazio a qualche concerto e a qualche grande nome, ma non è così semplice. La vicinanza con Berna, dove sono presenti infrastrutture più grandi e una popolazione numerosa, ci frena un po'. Nello stesso tempo la stagione di hockey è lunga e le sfide sono concentrate in poco tempo, per cui non ci sono molti giorni disponibili per altro. Lo sport ha la precedenza e finora c'è stato un ottimo riscontro ospitando le gare di equitazione, le finali di basket, la Nazionale svizzera di hockey e quella di pallamano».
La Tissot Arena ha portato a un aumento di posti di lavoro permanenti?
«Non di molto, sono aumentati di circa una cinquantina di unità. C'è invece stato un grande impatto sulla gastronomia durante i match, poiché sono stati creati molti posti di lavoro per ausiliari, studenti e donne delle pulizie».
Il preventivo di costruzione è stato rispettato?
«Con il sistema dell'impresa totale, dove il prezzo è sempre garantito alla comanda, è stato relativamente semplice restare nelle spese. Innanzitutto abbiamo dovuto redigere minuziosamente le specifiche tecniche, per non rischiare di tralasciare nessun dettaglio all'interno della costruzione, poi è stato fissato il prezzo. In questa maniera siamo riusciti a non accollarci eventuali costi extra».
La crescita della squadra di hockey si può ricondurre a questa novità?
«Il gruppo ha fatto dei notevoli progressi. Da una squadra che lottava per un posto nei playoff è diventata una formazione di punta e che ha i mezzi per arrivare ogni anno fino in fondo. Questo è stato reso possibile anche grazie alla nuova costruzione, sia a livello sportivo sia a livello commerciale».
Lei è diventato sindaco nel 2011... è suo il progetto?
«All'epoca la responsabilità politica era sotto il controllo del mio predecessore, che aveva realizzato la votazione popolare. Quando sono arrivato il finanziamento non era ancora stato regolato e la costruzione non garantita. Sono dunque a conoscenza di ogni dettaglio, dato che ho presieduto la commissione parlamentare che ha accompagnato il progetto».
Con il senno di poi, avrebbe fatto qualche modifica al progetto iniziale?
«Non penso che avremmo potuto fare altrimenti, il prezzo era contenuto e sono dell'idea che sia stata una mossa geniale. Abbiamo avuto la fortuna di firmare i contratti prima della crisi finanziaria del 2008 e penso che se ci fossimo attardati non sarebbe più stato possibile accordarci per un totale di 77 milioni di franchi. Se si pensa che solo una pista di ghiaccio costa normalmente sui 45 milioni, l'affare è stato davvero grande. Lugano? Non conosco i dettagli dell'operazione, ma una costruzione del genere porterebbe soltanto dei benefici allo sport ticinese. Sono progetti necessari per crescere e per stare al passo con i tempi».