È quanto propone un consulente professionale lucernese. Ma è una soluzione «troppo costosa»
BERNA - La pandemia ha messo sotto pressione gli ospedali elvetici. E soprattutto il personale sanitario, di recente confrontato non soltanto con il repentino aumento di ricoveri ma anche con le assenze dovute a isolamenti e quarantene. Una situazione, questa, che richiede una soluzione, secondo il consulente professionale lucernese Arnaldo Urbanetti. Quale? La settimana lavorativa di tre giorni, con salario pieno. Ma anche con la condizione che il personale deve essere disposto ad aumentare la percentuale lavorativa all'80 o al 100% in caso di crisi.
In questo modo - ha spiegato al portale Medinside - si rendono innanzitutto più attrattive le professioni in ambito sanitario. E si darebbe una spinta alle assunzioni: con la settimana lavorativa di tre giorni, le strutture dovrebbero infatti impiegare il 40% in più di personale. Si tratterebbe quindi di un maggior numero di professionisti che, in una situazione d'emergenza come quella attuale, sarebbero attivi sul fronte.
La soluzione proposta da Urbanetti avrebbe un costo non indifferente. Nella sua visione viene tuttavia messa al primo posto, come spiegato ancora dall'esperto, la necessità di trovare una soluzione per affrontare una crisi sanitaria. Per quanto riguarda il finanziamento, ha sottolineato che sono più care le conseguenze economiche dovute a personale malato o in burnout.
Tra favorevoli e contrari - La proposta avanzata dal consulente è ben vista da sindacato e Associazione svizzera infermiere e infermieri (ASI). Secondo Elvira Wiegers del VPOD, interpellata da 20 Minuten, in ambito sanitario è necessario un miglioramento delle condizioni di lavoro. E auspica una riduzione della percentuale lavorativa a salario pieno. Si tratta anche di evitare che troppe persone abbandonino il settore. Per Yvonne Ribi dell'ASI l'idea di Urbanetti è interessante, ma non ancora «abbastanza matura».
Pur riconoscendo i vantaggi di una settimana lavorativa di tre giorni, l'associazione degli ospedali H+ insiste sulla questione dei costi: «Il margine di manovra finanziario delle strutture è molto limitato» conclude la direttrice Anne Bütikofer.