La giovane aveva aggredito due donne nel centro commerciale di Lugano urlando «Allah U Akbar».
Le principali ipotesi di reato sono di ripetuto tentato assassinio e violazione della legge federale che vieta i gruppi "Al Qaïda", "Stato Islamico" e associati.
LUGANO - Aveva scioccato il Ticino e la nazione intera, l'accoltellamento avvenuto il 24 novembre 2020 alla Manor di Lugano. Sia per la follia del gesto, sia per il possibile movente terroristico. E ora il sipario riapre al Tribunale penale federale di Bellinzona. Oggi la responsabile della doppia aggressione, una 29enne svizzera del Luganese, dovrà infatti rispondere di ripetuto tentato assassinio, violazione della legge federale che vieta i gruppi "Al-Qaïda", "Stato Islamico" e organizzazioni associate e ripetuto esercizio illecito della prostituzione. Presiede la corte la giudice Fiorenza Bergomi.
Un passo indietro - L'imputata, che all'epoca dei fatti aveva da poco compiuto 28 anni, aveva agito al quinto piano del negozio, al reparto casalinghi, scagliandosi contro due donne con un coltello preso sul posto. La giovane era riuscita a ferire gravemente, al collo e al viso, la prima vittima, gridando ripetutamente, secondo più testimoni, «Allah U Akbar».
In seguito la stessa aveva rivendicato la matrice terrorista del gesto, definendo l'atto come premeditato, mentre la perizia psichiatrica commissionata aveva attestato una scemata imputabilità di grado medio, unita però a un alto rischio di recidiva.
I precedenti - La ragazza, aveva poi riferito la Polizia federale via tweet, era già stata indagata dalle autorità per possibili legami con il jihadismo nel 2017. Allora aveva tentato di recarsi in Siria per raggiungere un giovane, conosciuto in chat, definito dalla Fedpol come «un combattente jihadista», prima di essere arrestata dalle autorità turche al confine tra i due Paesi. La donna era poi stata ricoverata in un istituto psichiatrico.
«Il fatto porta la minaccia terroristica alle nostre latitudini», aveva dichiarato il giorno dell'aggressione, in conferenza stampa, il comandante della Polizia cantonale Matteo Cocchi, spalleggiato dal consigliere di Stato e allora presidente del Governo Norman Gobbi.
Update von @fedpolch zur Messerattacke in #Lugano 👇 pic.twitter.com/F5KQNCXuGQ
— fedpol (@fedpolCH) November 25, 2020