Lo sostiene il Fondo Monetario Internazionale (Fmi), commentando l'evolversi della situazione
NEW YORK - La crisi del coronavirus rappresenta una «seria minaccia alla stabilità del sistema finanziario globale».
Lo ha affermato il Fondo monetario internazionale (Fmi), sottolineando che lo scoppio della crisi ha causato una stretta delle condizioni finanziarie a una «velocità senza precedenti» e una fuga di capitali dalle economie emergenti. «Questi sviluppi hanno aumentato il rischio che chi ha debiti non sia in grado di far fronte ai suoi impegni mettendo sotto pressione le banche e causando un congelamento dei mercati del credito», ha sottolineato l'istituto.
«Le debolezze della banche sono generalmente moderate, continuano a essere elevate in Cina e sono aumentate in altre economie emergenti e nell'area euro», continua il Fmi, evidenziando che «nel 2007-2008 un forte taglio dei crediti delle banche ha esacerbato l'impatto della crisi finanziaria sull'economia. C'è il rischio che questo possa ripetersi. Le banche hanno più capitale che in passato, la loro resilienza comunque sarà messa alla prova in alcuni paesi».
Il bisogno di liquidità - Le banche centrali dovrebbero offrire ampia liquidità alle banche e alle società non finanziarie, soprattutto a quelle che concedono prestiti alle piccole e medie imprese. Lo afferma il Fondo monetario internazionale (Fmi), invitando le autorità a incoraggiare le banche a rinegoziare i termini dei finanziamenti per i mutuatari in difficoltà.
«In generale le banche dovrebbero assorbire i costi della ristrutturazione dei prestiti attingendo ai loro cuscinetti di capitale o, dove possibile, alle riserve di capitale anticicliche».
L'effetto del Covid sul PIL - Le perdite complessive del pil mondiale per la pandemia del coronavirus ammontano a quasi 9'000 miliardi di dollari fra il 2020 e il 2021, più delle economie del Giappone e della Germania insieme. Lo afferma il capo economista del Fondo monetario internazionale (Fmi), Gita Gopinath, sottolineando che per la prima volta dalla Grande Depressione sono in recessione sia le economie avanzate sia quelle in via di sviluppo.
«Per quest'anno», dice Gopinath «per le economie avanzate è previsto un calo del 6,1%. Per le economie emergenti e in via di sviluppo, che solitamente hanno livelli di crescita ben superiori a quelli delle economie avanzate, prevediamo una crescita negativa dell'1,0% nel 2020, e del 2,2% se si esclude la Cina».
Il Fmi prevede un aumento significativo dei livelli debito, successivamente ci sarà una stabilizzazione del rapporto debito-pil. Lo afferma sempre Gopinath, sottolineando che comunque sulle previsioni del debito, così come su quelle dell'economia, c'è una forte «incertezza».
«La forza della ripresa dipende molto da quello che viene fatto ora, è importante che i governi diano sostegno alle famiglie e alle imprese per evitare bancarotte e una loro uscita dal mercato. Una volta che c'è la ripresa, per le economie avanzate sono essenziali stimoli, meglio se coordinati», aggiunge Gopinath.