Protocolli di sicurezza, firme digitali e "smart contracts" spiegati in modo semplice.
Nella sua serie di articoli in lingua inglese, dal titolo"Discovering Bitcoin", pubblicati su Bitcoin Magazine, Giacomo Zucco, imprenditore e divulgatore tra i docenti di punta della recente edizione della Plan ₿ Summer School e tra gli speaker del Plan ₿ Forum in programma il 20 e 21 ottobre prossimi a Lugano, esplora in modo semplice concetti complessi legati alla blockchain di Bitcoin e al suo utilizzo. Tra questi, nel sesto capitolo, ci sono la dimostrazione della proprietà, i contratti “intelligenti” e il CoinJoin (un protocollo di miscelazione decentralizzato e sicuro per Bitcoin e altre valute digitali compatibili). Ma che cosa può significare tutto ciò per una persona non esperta in criptovalute?
Non assegni, ma segni: le firme digitali
Immaginate un mondo in cui il trasferimento della proprietà di un oggetto o del denaro avviene istantaneamente, senza la necessità di un intermediario (come una banca o un notaio). La soluzione perché ciò avvenga davvero è un processo che, in crittografia (l'ideazione di metodi sempre più sicuri per occultare il reale significato di determinati segni), si chiama"firma digitale".
Tale successione di attività ha inizio con la generazione di una"chiave privata", un numero casuale che rappresenta in modo anonimo, ma inequivocabile, su uno strumento digitale, l’identità di una delle due parti coinvolte in una transazione. Nell’essere diffuso, questo numero si modifica, pur restando collegato al precedente, e viene definito"chiave pubblica", per essere svelato a terzi. Quando una persona vuol trasferire a un’altra la proprietà, ad esempio, di una somma in bitcoin, può firmare digitalmente il messaggio utilizzando una “chiave privata” e, tramite la “chiave pubblica”, la persona che deve riceverli può verificare l'autenticità del messaggio.
A quali condizioni trasferire il denaro? Gli Smart Contracts
Non si tratta, però, solo di trasferire la proprietà di un valore a qualcun altro: è possibile anche programmare le condizioni che, verificandosi, debbano dar vita a un trasferimento. Bene, qui si entra nel campo dei cosiddetti"smart contracts", cioè delle forme di contratti intelligenti, che si presentano come applicazioni informatiche. Ad esempio, un pagamento può essere programmato per avvenire in automatico quando un’informazione viene trasferita, o un prodotto viene consegnato. Questi codici presentano, dunque, le caratteristiche di veri e propri accordi legali, con la differenza che, per essere eseguiti con certezza, non devono avvalersi di un avvocato o di un notaio, sebbene questi possano giudicarli ex-post.
CoinJoin, tra transazioni e privacy
La crittografia deve però affrontare però alcune sfide complesse, tra cui quella inerente la privacy. A questo scopo, entra in gioco il concetto di CoinJoin. Secondo questa modalità di esecuzione delle transazioni digitali, più utenti possono unire i loro scambi in un unico blocco, invece che svolgerle in modo separato. Questa soluzione rende molto più difficile a osservatori esterni - ricordiamo che la blockchain di Bitcoin è sempre pubblica, accessibile a tutti e non modificabile - determinare “chi ha inviato cosa a chi". Quindi, non solo il CoinJoin ottimizza il processo in ottica di privacy, ma rende anche il sistema più efficiente.
Le sfide da affrontare
Ma, come evidenziato dallo stesso Zucco, non è tutto perfetto, perché c'è una questione aperta, che riguarda principalmente la scalabilità e l’efficienza di questi sistemi e di queste attività. Che va ottimizzata, poiché ogni firma digitale richiede una certa quantità di dati e, sebbene gli"smart contracts" possano risultare estremamente utili, d’altra parte possono risultare complessi (in termini di redazione e gestione) e quindi soggetti a errori che prescindono dalla programmazione.
Ma, in fondo, ci troviamo solo all'inizio di questo viaggio che potrà rivelarsi dirompente. In quest’epoca, sempre più marcatamente digitale, le tecniche crittografiche stanno cambiando il modo in cui pensiamo e viviamo concetti quali proprietà, fiducia e anonimato. Questi principi - o meglio questa nuova interpretazione degli stessi - rappresentano non solo la base concettuale di valute digitali come Bitcoin, ma esprimono tutto il potenziale per rivoluzionare settori come il diritto, la governance e persino l'arte.