I bolidi fanno tappa in Giappone dopo i fatti (e misfatti) di Shanghai
Alex Fontana: «La McLaren è superiore, ma non inattaccabile. Piastri e Norris potrebbero togliersi punti pesanti a vicenda. E Verstappen ne sa approfittare. Lawson-Tsunoda? La mossa ha senso, le tempistiche no».
SUZUKA - Melbourne e Shanghai ci hanno detto bugie? Molto probabilmente no. Il 2024 si era chiuso con la McLaren sul trono dei Costruttori e un passo avanti rispetto alla concorrenza; l’alba del nuovo anno ha confermato le forze in gioco. Norris e Piastri si sono presi una gara a testa tra Australia e Cina, con la zampata di Hamilton nella Sprint. La gioia della Rossa è stata però di brevissima durata, col GP cinese della domenica che si è rivelato anonimo per i due alfieri del Cavallino, prima di trasformarsi in una figuraccia a poche ore dalla bandiera a scacchi. Ora si va a Suzuka - semaforo vede domenica alle 07.00 - su un tracciato completo e storicamente considerato lo specchio della verità.
«In questo avvio di stagione abbiamo già visto un po’ di tutto, ma dell’alba color papaya non siamo sorpresi e avevamo già le avvisaglie - interviene il 32enne pilota ticinese Alex Fontana - Arriviamo da un Mondiale molto interessante, in cui Verstappen si è confermato campione grazie al suo talento e all’iniziale supremazia della Red Bull. Poi la situazione è cambiata con l’ascesa del Team di Woking. Adesso la McLaren sta davanti, ma non c’è un abisso e non avrà vita così facile».
La concorrenza non manca e l’ambizione dei suoi due piloti - tra Norris e Piastri non ci sono gerarchie granitiche e definite - potrebbe paradossalmente aiutare chi insegue.
«Entrambi possono e vogliono vincere, ma hanno anche momenti altalenanti. Lo abbiamo visto in Cina nella Sprint. Questo vuol dire che in primis sono attaccabili e in secondo luogo si toglieranno anche dei punti fra loro. Pensiamo alla Red Bull e al quadriennio d’oro di Verstappen: Sergio Perez ha fatto da “sparring partner” e non gli ha mai tolto nulla… Sono dell’idea che se l’anno scorso avesse avuto un compagno “affamato” e al suo livello, magari l’olandese non avrebbe vinto il titolo perché Norris avrebbe potuto ricucire il gap. Adesso la McLaren è la più veloce, ma Max resta un pilota completissimo e dietro abbiamo anche Mercedes e Ferrari che possono dire la loro».
Insomma come appeal il Mondiale promette bene. Norris ora comanda con 44 punti, seguito da Verstappen (36), Russell (35) e Piastri (34). Anche nel box McLaren potrebbe esserci battaglia vera.
«Piastri ha meno esperienza ma ha tutte le carte in regola per giocarsela. Non vedo perché il team dovrebbe sacrificarlo. Per ora è anche meglio così: si spingono a vicenda e di riflesso migliorano le performance della vettura. Poi, col proseguo del Mondiale, il team dovrebbe arrivarne a una. Non a priori, ma in determinate fasi della gara. È facile che vengano in contatto ed è meglio evitare problemi… sarebbe disastroso un doppio zero per un botto tra compagni di scuderia».
Russell e il giovanissimo Antonelli stanno facendo bene con la Mercedes, che al momento sembra la seconda forza. Un po’ dietro c’è la Red Bull.
«La Red Bull non è più al top come prima, ma da qui a giudicarla una brutta macchina ce ne passa. Il problema è che negli anni è stata sviluppata al 100% sulle guide di Verstappen, che sono molto particolari. Adesso che faticano un po’ a livello di prestazione lui riesce ancora a far qualcosa, ma i compagni sono sprofondati del tutto».
A questo proposito c’è appena stato “l’arrocco” con la Racing Bulls… Promosso Tsunoda, bocciato (e magari pure bruciato?) Liam Lawson.
«Non è stato bello da vedere, ma va detto che Lawson era veramente indietro. Non decimo o 12esimo, ma ultimo. Per un team che punta anche al Mondiale costruttori andava presa una decisione drastica. Ora c’è tanta curiosità per vedere come si comporterà Tsunoda. Io sono dell’idea che la mossa sia corretta, ma hanno sbagliato le tempistiche. Alla fine dello scorso anno avrebbero dovuto mettere lui in Red Bull. L’operazione ha senso, non lo ha il fatto che l’abbiano fatta ora, mandando in crisi Lawson e togliendo Yuki da un ingranaggio che adesso funzionava. Se ora dovesse andare in affanno e fare male pure lui, vuol dire che qualcosa proprio non quadra».
Arriviamo alla Ferrari. La Cina ha riportato indietro le lancette dell’orologio. Si è vista una Rossa pasticciona, che ha provato due strategie diverse e che ha chiuso con una doppia squalifica la gara della domenica, perdendo i pochi punti conquistati. Per giunta per due motivi diversi. Non era mai successo…
«Ha fatto la storia al contrario… Non il massimo. Due squalifiche del genere, con tutta l’esperienza che hanno, sono gravi. Si potrebbero accettare per una volta in Formula 3, ma non a questi livelli. La gestione del fondo, che ha portato alla squalifica di Hamilton, sta diventando un problema. Mi chiedo: se a Shanghai lo consumi toccando in tutto due volte il cordolo, in una pista come Austin cosa fai? È bizzarro. Poi la sanzione a Leclerc è stata la “ciliegina sulla torta” in negativo. Due episodi totalmente differenti».
Doppio zero che pesa e ha già fatto aumentare il livello d’allerta.
«Adesso si va a Suzuka su un tracciato che mette le monoposto a dura prova, ma non mi aspetto stravolgimenti. La Ferrari sarà lì esattamente dov’è. A Shanghai Leclerc andava piuttosto bene con l’ala rotta e anche questo non ha nessun senso. Resta un mistero come abbia fatto a girare meglio di Hamilton in quelle condizioni. Comunque sono lì, non sono distanti. Devono solo continuare a migliorare la macchina senza andare fuori di testa. Con buone strategie possono chiudere un po’ il gap: la SF-25 non è assolutamente da buttare».