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SVIZZERA/STATI UNITI

La retromarcia di Trump grazie a Keller-Sutter?

La clamorosa svolta nella guerra commerciale coincide con i colloqui avvenuti tra il tycoon e la presidente della Confederazione.
20min/Matthias Spicher
Fonte 20Minuten/Washington Post
La retromarcia di Trump grazie a Keller-Sutter?
La clamorosa svolta nella guerra commerciale coincide con i colloqui avvenuti tra il tycoon e la presidente della Confederazione.

BERNA - Dopo meno di 20 ore dall’entrata in vigore dei dazi, Donald Trump fa marcia indietro. L’annuncio, giunto ieri sera, della sospensione di 90 giorni delle misure finanziarie ha fatto tirare un sospiro di sollievo ai molti paesi che si erano precipitati a negoziare con il tycoon. 

Ancora tanta incertezza - Il caos sui mercati però rimane. Anzi, l’imprevedibilità del presidente ha alimentato l’incertezza. «Più di 75 paesi hanno contattato i rappresentanti degli Stati Uniti - inclusi i Dipartimenti del commercio, del tesoro e l'Ufficio del rappresentante per il commercio (Ustr) - per negoziare una soluzione riguardo ai temi discussi relativi al commercio, alle barriere commerciali, alle tariffe, alla manipolazione valutaria e alle tariffe non monetarie e che non hanno in alcun modo reagito contro gli Stati Uniti», ha spiegato ieri Trump.

Secondo il Washington Post però, sarebbero stati proprio questi colloqui (in primis quelli con la Svizzera) a convincere il presidente al cambio di rotta. Insomma, lo zampino della presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter, potrebbe essere stato decisivo.  

Il ruolo della Svizzera - Già perché sul foglio statunitense la politica svizzera è l’unico capo di Stato a essere citato per nome. Ma non è tutto. Sono infatti noti anche i contenuti del colloquio. Durante la telefonata con Trump, durata 25 minuti, Keller-Sutter avrebbe fatto leva sull'importanza della Svizzera per l'economia americana.

Keller-Sutter ha anche menzionato il ruolo delle aziende svizzere nella creazione di posti di lavoro negli Stati Uniti sottolineando l'abolizione delle tariffe sui prodotti industriali statunitensi avvenuta lo scorso anno.

Una coincidenza? - È difficile valutare l'impatto finale della telefonata di Keller-Sutter sulla svolta nella guerra commerciale. Trump sostiene di aver preso in considerazione l'idea di cambiare nuovamente rotta “per diversi giorni”. Tuttavia, ha ammesso che la decisione è stata presa solo la mattina del 9 aprile - ed è stato proprio alle 9 del mattino, ora locale (15 ora Svizzera), che la presidente della Confederazione svizzera gli ha parlato al telefono. Per il Washington Post, le 18 ore che hanno preceduto l'annuncio sono state decisive.

Il ruolo della Svizzera per l'economia a stelle e strisce è stato sottolineato anche dal New York Times. La Confederazione è il sesto maggior investitore straniero negli Stati Uniti ed è in cima alla lista degli investitori nella ricerca e nello sviluppo, grazie soprattutto a colossi farmaceutici come Roche e Novartis.

Mere speculazioni? Forse, fatto sta che la politica scelta dal Consiglio federale di non rispondere ai dazi con altri dazi sembra aver portato, per il momento, i frutti sperati.

Svizzera inquieta
In merito alla politica dei dazi americani, il Consiglio federale è inquieto per le ripercussioni di ciò che potrebbe accadere, specie a livello di congiuntura. Lo ha affermato stamane il "ministro" dell'economia, Guy Parmelin, durante un incontro coi media, secondo cui la Svizzera non sta mendicando rivolgendosi a Donald Trump, ma soltanto tentanto di capire che cosa vogliono gli Americani da noi.

Al momento, ha precisato Parmelin, non stiamo negoziando alcunché. I contatti avuti negli scorsi giorni con l'amministrazione statunitense, compresa la telefonata di ieri della presidente della Confederazione, Karin Keller-Sutter con presidente Trump, sono stati l'occasione per tentare di capire che cosa voglia il presidente degli Stati Uniti da noi e per illustrare la nostra posizione.

Gli abboccamenti sono stati l'occasione di spiegare all'amministrazione statunitense la posizione elvetica, soprattutto per ricordare ai nostri interlocutori l'importanza degli investimenti elvetici nel paese a stelle e strisce, la forte presenza di imprese elvetiche in tutti gli stati Usa, i posti di lavoro creati, non dimenticando nemmeno il ruolo svolto dalle ditte svizzere nella formazione dei giovani (apprendistato).

La decisione di Trump di sospendere i forti dazi annunciati qualche giorno fa per 90 giorni, ad eccezione della Cina, è senz'altro un aspetto positivo, secondo Parmelin, ma che non tranquillizza: la situazione attuale, stando al "ministro" democentrista, genera insicurezza, specie per un paese come il nostro che dipende dal libero scambio, e potrebbe avere conseguenze sulla congiuntura mondiale.

La Svizzera, ha ricordato Parmelin, non è un'isola, poiché dipende dalle catene di valore create all'estero. La situazione attuale ci obbliga ad esaminare come meglio districarci in questa situazione, tentando di sfruttare i margini di manovra, assai ristretti, a nostra disposizione.

Fonte Ats

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