La Colombia è finita per 72 ore nella lista dei paesi a rischio, a causa di dati "vecchi". Una famiglia ne fa le spese
In quarantena al rientro dalla vacanza, per appena cinque ore. «Provvedimento immotivato». Ma l'Ufsp non si smuove
BERNA - Pochi se ne saranno accorti. Ma la Colombia ha stabilito un record curioso nelle cronache della pandemia svizzera: è il paese che più rapidamente è entrato e uscito dalla black-list di Berna. Tre giorni appena. Marchiato come paese a rischio il 22 febbraio, il 25 febbraio è stato "promosso" a destinazione sicura. Anzi sicurissima: più della stessa Svizzera, almeno dal punto di vista dei contagi.
Il motivo? Un errore di calcolo, probabilmente. L'Ufficio federale di sanità pubblica ha preso la decisione il 10 febbraio, basandosi su dati - forniti dal governo di Bogotà - risalenti al 4 febbraio, quando la situazione epidemica nel paese sudamericano era molto peggiore di ora.
Prima l'ordine, poi il contro ordine. Problema risolto. Anche se in realtà non mancano gli strascichi. È il caso ad esempio di una famiglia di Zurigo, che ora si trova in quarantena obbligatoria «per il rotto della cuffia» ossia per cinque ore appena. M.D. - riferisce 20 Minuten - si è recato il 6 febbraio a Cartagena a visitare dei parenti assieme alla moglie e a due figli piccoli. Rientrati la sera del 24 febbraio (mercoledì) a Kloten, hanno ricevuto l'ordine di non uscire dal domicilio per dieci giorni.
«Se fossimo atterrati cinque ore dopo, non avremmo avuto alcun problema» lamenta M.D., «una situazione assurda». Se il provvedimento fosse basato su elementi oggettivi «non mi lamenterei di certo» sottolinea il padre di famiglia. «Ma credo in questo caso che, se l'Ufsp ha fatto un errore, allora lo ammetta fino in fondo e rimedi anche alle conseguenze».
Contattato da 20 Minuten, l'Ufsp mette le mani avanti. Al momento della misurazione del 4 febbraio, l'incidenza dei contagi in Colombia «era 60 volte superiore a quella della Svizzera» spiega il portavoce Daniel Dauwalder. «La black-list è concepita in modo tale che i paesi possano uscirne rapidamente, mentre vi entrano con un ritardo voluto, appositamente per permettere alle agenzie di viaggio e ai viaggiatori stessi una pianificazione in anticipo».
In linea di principio, i viaggiatori che si sono recati in Colombia prima del 10 febbraio - senza sapere che il paese sarebbe stato incluso nell'elenco - avrebbero diritto a un risarcimento in caso di una perdita di guadagno legata alle restrizioni sanitarie. Ma «ai fini della quarantena il fatto che il paese sia uscito dalla lista rapidamente è ininfluente» precisa Dauwalder. «L'unico fattore decisivo, è che nei dieci giorni prima del rientro in Svizzera i viaggiatori si trovavano in un paese considerato a maggior rischio di contagio».