Pene lievi e tempi lunghissimi: la Svizzera è in ritardo secondo il Controllo federale delle finanze
Una trentina di incarti in sospeso, legislazione poco aggiornata, procedure che richiedono anche 400 giorni e vengono smaltite da un solo giudice a livello federale
BERNA - La legislazione svizzera è perennemente in ritardo quando si parla di lotta al riciclaggio di denaro: la critica è mossa dal Controllo federale delle finanze (CDF) in un rapporto pubblicato oggi. In esso si rileva che le leggi elvetiche raramente anticipano l'evoluzione a livello internazionale. Questa situazione indebolisce le autorità svizzere. Il dispositivo lascia inoltre aperta la porta a rischi finanziari: urge correre ai ripari.
Nella sintesi del rapporto si precisa che il CDF ha svolto 16 verifiche e valutazioni relative alla lotta contro la criminalità economica tra il 2015 e il 2021 grazie all'impulso dato da un'iniziativa lanciata nel 2014 sotto la direzione dell'ex procuratore pubblico ticinese Paolo Bernasconi. Su questi 16 dossier sono state formulate 74 raccomandazioni di cui 30 ancora in sospeso.
Nel corso delle verifiche sono emerse lacune e, quindi, rischi finanziari e di reputazione per le autorità elvetiche, rileva il CDF. È anche apparso chiaro che la legislazione svizzera è in costante ritardo, anticipa di rado gli sviluppi del quadro internazionale. Inoltre, l'ammontare delle sanzioni imposte in caso di reato non è abbastanza dissuasivo: le aziende pagano un massimo di 5 milioni di franchi svizzeri.
I tribunali che si occupano dei provvedimenti coercitivi sono spesso criticati per la loro lentezza. Ma, spiega il CDF, vi è solo un giudice responsabile di smistare gli enormi quantitativi di dati siglati: in alcuni casi la procedura può durare fino a 400 giorni.
Il CDF rileva pure che l'Ufficio di comunicazione in materia di riciclaggio di denaro (MROS) riceve pochissime segnalazioni da settori che potrebbero essere utilizzati a fini di riciclaggio. Le autorità che riscontrano anomalie devono assolutamente riferirle al MROS.
Ad esempio può succedere che l'autorità di vigilanza sulle fondazioni abbia sospetti di riciclaggio di denaro, ma al momento non trasmette tali informazioni a MROS. Anche la supervisione del registro fondiario potrebbe essere migliorata: difatti il settore immobiliare è tuttora una via privilegiata per introdurre fondi di origine illegale nel circuito finanziario legale.
I controllori federali puntano l'indice anche sul settore dei metalli preziosi: l'acquisto di materiali destinati alla fusione, il settore più rischioso, è infatti parzialmente escluso dal monitoraggio sull'origine delle materie prime. Il controllo è limitato alla verifica del commercio di lingotti d'oro già raffinati.
Sfide sempre in evoluzione - Il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) condivide le preoccupazioni del CDF: sta infatti valutando costantemente possibili miglioramenti, si legge in una presa di posizione, nella quale la Procura federale precisa che il suo campo d'azione è tuttavia limitato.
Inoltre, le sfide sono in continua evoluzione, a causa degli eventi attuali, come la guerra in Ucraina. Per l'MPC si deve procedere a una riflessione di fondo per esaminare se il quadro giuridico riguardante il sequestro dei beni sia una soluzione sufficiente.
La Procura federale ritiene inoltre che la fedpol debba istituire un ciber-commissariato: le attuali minacce legate alla guerra in Ucraina illustrano la necessità di una polizia e di procuratori specializzati nel campo della criminalità informatica.