I contagi restano stabili da una settimana all'altra, ma la curva delle infezioni è in discesa. In Ticino 8 casi
Mentre in Italia, Francia e Germania il vaccino esiste già da un mese, in Svizzera tutto tace sul fronte delle vaccinazioni. Un ritardo che viene criticato.
BERNA -
Restano stabili in Svizzera i contagi di vaiolo della scimmia. I dati, aggiornati ad oggi, indicano 502 casi dallo scorso 19 maggio, cioè da quando fu rilevata in Svizzera la prima infezione. Nell’ultima settimana i casi sono stati quattro. La situazione resta dunque stazionaria, dato che anche nella settimana precedente si erano registrati 4 casi in tutto il paese. La curva epidemica è tuttavia in discesa nelle ultime settimane. Dopo un picco raggiunto a fine luglio, i casi stanno diminuendo. La settimana scorsa l'incidenza più alta si è registrata nel cantone di Basilea Città, con 14,7 casi ogni 100.000 abitanti, seguito da Zurigo (12,7) e Ginevra (9,7). In Ticino l'incidenza è di 2.3 casi ogni 100.000 abitanti, (in totale i casi sono 8) indica un grafico dell'UFSP.
A differenza degli altri paesi confinanti dove la vaccinazione è già iniziata da tempo, la Svizzera continua a latitare. È dello scorso 24 agosto la notizia che la Confederazione intende acquistare 40'000 dosi di vaccino per contenere la diffusione del virus, e che prevede l'acquisto di 500 unità di un antivirale che previene i decorsi gravi e le complicazioni nelle persone infette. Parallelamente, l’esercito prevede di acquistare 60 000 dosi di vaccino e 500 unità di antivirale per garantire la disponibilità di contingenti, poiché il vaccino può essere utilizzato anche per altri virus del vaiolo.
Siamo ancora nel campo delle intenzioni. Nulla è ancora sicuro. La Delegazione delle finanze delle Camere federali ha approvato un credito supplementare urgente di 8,65 milioni di franchi svizzeri a questo scopo. Il Parlamento deciderà su questo credito supplementare nella sessione invernale.
Intanto nelle altre nazioni come Italia, Francia e Germania, la vaccinazione è già iniziato da oltre un mese. Il ritardo tipicamente svizzero è stato fortemente criticato da Pink Cross, l'organizzazione svizzera che riunisce uomini gay e bisessuali, la quale aveva fatto notare che molti svizzeri interessati al vaccino erano costretti ad andare nei paesi limitrofi per potersi vaccinare.