Il main sponsor della nazionale svizzera non sfrutterà i Mondiali per una campagna di marketing. E non è il solo
ZURIGO - Nello spot di Credit Suisse per i Mondiali di calcio di quattro anni fa, i giocatori della nazionale imparavano il russo tra i banchi di scuola. Quest'anno, però, non assisteremo a nulla del genere.
In occasione dell'evento "Qatar 2022", il colosso bancario - da trent'anni sponsor principale della nazionale svizzera di calcio - non realizzerà nessuna campagna di marketing. Un caso più unico che raro se si guarda al passato. Solo quattro anni fa - sottolinea il TagesAnzeiger - erano stati realizzati spot televisivi prima di tutte le partite della nazionale svizzera, eventi per i clienti, promozioni nelle filiali e sei elaborati cortometraggi pubblicati sui social media in cui Granit Xhaka e Breel Embolo imparavano la lingua russa.
Non solo Credit Suisse - Anche Coop e Migros, che non sono sponsor della nazionale ma solitamente sfruttano l'evento calcistico per le loro campagne pubblicitarie, saranno più accorte rispetto ai tornei passati. «A causa delle controverse discussioni che circondano questa Coppa del Mondo, siamo più cauti», afferma un portavoce di Coop.
Una questione (anche) "meteorologica", spiega invece Migros: «I grandi tornei di calcio possono certamente essere rilevanti per il business, ma soprattutto se connessi con il bel tempo, che favorisce la vendita di carne per grigliate e delle bevande», sottolinea un portavoce.
Persino nel Regno Unito, in cui il fanatismo per questo sport è noto, non ci si attende un balzo delle vendite. Secondo il Guardian, oltre alla stagione inadatta, entra in campo l'elevata inflazione che sta spingendo molte aziende a tenere il piede sul freno per quanto riguarda le spese per il marketing.
Eventi "concorrenti" - D'altronde, come spiega Moritz Schneider, amministratore delegato di Mediaschneider (una delle più grandi agenzie di comunicazione del Paese), in concomitanza con i Mondiali avremo il "Black Friday" e il fisiologico calo delle vendite pre-natalizio. «Molti dei nostri clienti devono decidere se fare pubblicità per Natale o per i Mondiali. Nella stragrande maggioranza dei casi, optano per la collaudata campagna natalizia», afferma Schneider.
Danno d'immagine - Come se non bastasse, sta diventando sempre più palese il rischio di un danno d'immagine nell'appoggiare un evento dichiaratamene omofobo e che ha già fatto discutere sia per lo scarso rispetto dei diritti umani, sia per le pessime condizioni di lavoro sui cantieri, nei quali hanno perso la vita migliaia di operai.
Amnesty International ha recentemente chiesto al Qatar e alla FIFA di risarcire i lavoratori e di garantire che le persone LGBTIQ+ non siano discriminate o molestate ai Mondiali.
Per marchi come Credit Suisse, che intendono dare di sé un'immagine progressista su questi temi, "Qatar 2022" rappresenta quindi un rischio. Nel 2013 il gruppo ha lanciato il "Credit Suisse LGBT Equality Index", il primo indice che mostra la performance azionaria della società con linee guida LGBT-friendly. Ed è anche sponsor dello Zurich Pride, il più grande evento LGBTIQ+ in Svizzera.