L'uomo, processato a Zurigo, ha sottratto centinaia di migliaia di franchi a parenti (e non) per finanziare la sua vita di lusso.
ZURIGO - La storia raccontata dal TagesAnzeiger sembra quasi tratta da un romanzo. O dal film di Steven Spielberg "Catch Me if You Can" (Prova a prendermi) che ripercorre le gesta del truffatore e falsario statunitense Frank Abagnale. Solo che il protagonista della vicenda non è Leo DiCaprio, ma un 29enne svizzero. E "alla regia", in questo caso, vi è il Tribunale d’appello di Zurigo chiamato a confermare o meno la prima sentenza del Tribunale penale cantonale.
La bella vita - Come il suo illustre predecessore, l'uomo, processato nella giornata di giovedì, è riuscito a ingannare diverse persone, costruendo con loro un rapporto di fiducia per poi sfruttarlo - parola dei giudici - in maniera «spudorata». L'uomo, infatti, ha infatti sottratto più di 400'000 franchi a una ventina di persone per finanziare il proprio stile di vita extra-lusso.
«Figlio di uno sceicco» - E nella sua tela sono finiti anche la sua ex fidanzata e i suoi amici, ai quali ha fatto credere di essere il figlio di uno sceicco o e di avere legami speciali con gli emiri di Dubai e Abu Dhabi. Ma non solo perché il truffatore - che si faceva chiamare con il soprannome di "Al Sulleiman" - si vantava di possedere catene alberghiere, residenze per le vacanze, yacht, auto e immobili costosi e persino una miniera d'oro in Perù.
La tela del ragno - Il suo aspetto e le sue frequentazioni, d'altro canto, calzavano a pennello. L'uomo indossava infatti sempre abiti costosi, orologi di lusso, gioielli e profumi, mangiava in ristoranti di classe e soggiornava in alberghi costosi. Ma tutto questo era solo uno specchietto per le allodole. Una finzione per attirare le prede nella propria ragnatela. In realtà il 29enne è cresciuto nel cantone di Berna in condizioni normali con la madre e la sorella, ma senza un padre.
La "carriera" criminale - Dopo aver abbandonato un apprendistato come meccanico, a 19 anni mise a segno le prime truffe vendendo iPhone e automobili di lusso (che in realtà non possedeva). Poco dopo convinse la (allora) fidanzata e la famiglia a unirsi alla sua (fittizia) società Tiffany & Co Diamonds con sede ad Anversa. Con un investimento di 170'000 franchi promise loro sontuosi guadagni, mai ovviamente avvenuti nonostante gli estratti conto (falsificati) sostenessero il contrario.
In prigione - In seguito il novello Abbagnale si macchiò di altre truffe, forse meno ingegnose ma altrettanto redditizie. Vendette la sua Audi Quattro per 32'500 franchi prima che il recupero crediti riuscisse a confiscargliela, pagò pernottamenti per lui e la sua nuova ragazza con la carta di credito della sua ex (2'700 franchi) e infine tentò pure di rapinare una gioielleria in Croazia (e per questo si fece quattro anni di carcere nel paese balcanico).
Lo spacciatore accoltellato per un grammo - Il carcere duro non ha però modificato i comportamenti del truffatore che nel marzo del 2020 né combina un'altra. Piuttosto grossa. L'uomo, in preda agli influssi dell'alcool e della cocaina, comanda tramite WhatsApp 60 grammi di cocaina per 4'000 franchi. Ma quando il corriere si presenta a casa del nostro uomo con 1,3 grammi in meno di quanto concordato scatta la lite. Il 29enne si impossessa di un coltello e ferisce al cranio e al collo lo spacciatore, che successivamente riesce a fuggire. E anche l'imputato - dopo l'ennesima bravata - prova ad abbandonare il Paese, ma la sua fuga viene interrotta dalla polizia all'aeroporto di Zurigo.
Pena confermata - «È solo per una fortunata coincidenza che la lama del coltello non ha colpito un vaso sanguigno vitale», precisa il TagesAnzeiger riprendendo le parole del giudice del Tribunale d'appello che in seguito ha confermato la condanna precedentemente emessa: ovvero dieci anni e sei mesi di carcere per tentato omicidio e reati contro la legge sugli stupefacenti.