Rabbia in rete: la consigliera nazionale Greta Gysin e lo specialista Alessandro Trivilini su Piazza Ticino.
Violenza virtuale: il fenomeno è in aumento. E ora si chiedono risposte concrete al Consiglio federale. Guarda il video.
LUGANO - Troppo odio sul web. Lo sa bene Greta Gysin, consigliera nazionale, che ha portato il tema di fronte al Consiglio federale. «I fenomeni sono aumentati, abbiamo lacune legislative per potere intervenire e mancano strutture per l'aiuto alle vittime – sostiene su Piazza Ticino –. Lo scopo del mio postulato è quello di arrivare a prendere misure adeguate. Vorrei che le grandi piattaforme online fossero obbligate a fornire i dati dei fenomeni di violenza che si verificano in un determinato territorio».
Una svolta concreta? – Ospite con lei sulla piazza virtuale di Tio/20Minuti, anche Alessandro Trivilini, specialista in nuove tecnologie. Ci sarà davvero una svolta concreta? «I tempi sono maturi – chiosa l'esperto –. Andiamo incontro a un'era digitale sempre più improntata sulla protezione dei nostri dati personali. I colossi del web saranno costretti a conservare i dati là dove vengono raccolti. In Svizzera, contrariamente ad altri Paesi, abbiamo già un trend legale che condanna la calunnia e la diffamazione. È un vantaggio».
«Una sofferenza reale» – Ma chi sono le vittime dell'odio in rete? «Molto spesso persone esposte pubblicamente – dice Gysin –. Politici, personaggi dell'economia, giornalisti. Sovente si tratta di donne. Constatiamo che a commettere violenza molte volte sono uomini. Per quanto virtuale sia, la violenza in rete è profonda quanto quella fisica. La sofferenza che si crea è reale. E si arriva anche a conseguenze estreme. In Svizzera c'è stata una ragazzina di 13 anni che si è suicidata in seguito al bullismo in rete».
«Economia circolare dell'odio» – «Non bisogna banalizzare – precisa Trivilini –. Non ci deve essere differenza tra online e offline. I social d'altra parte sono costruiti per colpire le nostre emozioni. C'è una sorta di economia circolare dell'odio. Le persone accumulano rabbia nella vita quotidiana e poi vanno in rete convinte di potere scrivere qualsiasi cosa, dimenticandosi delle conseguenze sulle vittime».
«Io stessa vittima di violenza» – Secondo Gysin, che in passato ha collaborato con un'associazione dedicata alle vittime del bullismo in rete, la maggior parte delle offese sul web avverrebbero con profili o nomi anonimi. «Io stessa sono stata vittima di commenti violenti. Sono una persona esposta, con idee profilate e chiare. Cerco di proteggermi non leggendo mai i blog quando c'è un contenuto che mi riguarda. Perché so che lì ci sono commenti che mirano alla persona. E poi mi prendo i miei periodi offline, in cui non guardo né computer, né telefonino. È importante in un mondo iper digitalizzato».
«Pensiamo alle generazioni future» – «Scuola e formazione saranno fondamentali nel prossimo decennio – dice Trivilini –. Servono consapevolezza e responsabilità. Anche in famiglia. Dobbiamo pensare alle future generazioni. Come ci si deve comportare di fronte a un atto di violenza online? E che responsabilità abbiamo? Le condizioni d'uso vanno sempre lette». «La violenza in rete – aggiunge Gysin – non riguarda comunque solo i giovani. Spesso concerne anche persone di una certa età. È nei giovani però che troviamo il potenziale maggiore per la prevenzione. Per troppi genitori inoltre il web è qualcosa di sconosciuto. Non sanno cosa fanno i loro figli».
«Servono delle regole» – Quanto conta la frenesia sempre crescente del web? «Tantissimo – replica Trivilini –. Lo scopo degli algoritmi è quello di mettere a confronto le persone. Spesso ne nascono scontri. È importante che qualcuno riesca finalmente a mettere delle regole a tutto questo. Alcune persone sottovalutano il problema. Finché non vengono loro stesse coinvolte. A quel punto si rendono conto della serietà della situazione». «Noto che c'è sempre più sensibilità anche da parte di altri politici – ammette Gysin –. Il problema è grave. Urgono risposte in fretta. Dobbiamo fare di più anche per quanto riguarda la tutela delle vittime».
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