Greta Gysin, consigliera nazionale, travolta dall’odio online dopo un dibattito televisivo. Ora parla di vie legali.
ROVIO - Una nuova tempesta di odio online si è abbattuta su Greta Gysin dopo il suo intervento al programma televisivo RSI "Democrazia Diretta". Il tema era quello dell'allevamento intensivo, prossimamente in votazione. Ma a finire nel mirino degli haters non sono state tanto le opinioni della consigliera nazionale dei Verdi. «No – conferma Gysin –. Prendono di mira me come persona, e questo è inaccettabile».
La voce è intrisa di tristezza...
«Non sono arrabbiata, ma amareggiata. Triste. Sono quasi 20 anni che ci metto la faccia e sono una persona molto aperta al confronto, tollerante. Se qualcuno vuole contestare le mie opinioni, ha tutto il diritto di farlo».
Invece?
«Ogni mia apparizione pubblica è accompagnata da commenti aggressivi. E a questo sono ormai abituata. Stavolta per intensità e quantità si è però superato il mio limite di sopportazione. C'è chi ha scritto che sono una merda, che ho sempre fatto schifo, che non ho mai tenuto in mano un rastrello. Che è facile parlare con la pancia piena o dal piedistallo. Ma cosa ne sanno queste persone di come vivo, delle fatiche e preoccupazioni che come chiunque altro pure io affronto?»
Lei ora non sta parlando da politica.
«Parlo da persona. I social sono diventati una giungla. Un posto in cui si pensa di poter affermare qualunque cosa e insultare chiunque senza freni. Senza mai pensare a come si può sentire poi la persona direttamente interessata. Io sono una politica e un personaggio pubblico, ma soprattutto sono un essere umano. E questo mio sfogo vale anche per qualsiasi altra persona bersagliata e sommersa da violenza digitale».
C'è chi sostiene che avere una corazza anti social faccia parte del bagaglio del politico moderno...
«Ho una corazza robusta, ma a tutto c'è un limite: quello dell’educazione e della legalità, per esempio. Siamo in democrazia, e se si dibatte anche in maniera accesa sui temi in oggetto a me va benissimo. Sono i riferimenti alla vita personale, gli insulti, le ingiurie e le diffamazioni che non voglio più lasciare senza risposta».
Il "suo" vaso sembra colmo. Sbaglio?
«Infatti ho deciso di non lasciare più correre. Il mondo dei social non sta al di fuori dello Stato di diritto. Le leggi valgono anche online. Raccoglierò le minacce o i commenti penalmente rilevanti e li segnalerò al Ministero pubblico. Lo faccio per me, ma anche per chi, pur essendo bersaglio di violenza digitale, non ha la possibilità di reagire. Bisogna dire basta a questa tendenza».