Molti i temi trattati in conferenza stampa: gli ostaggi, la situazione sul campo, le alleanze e il futuro nella Striscia di Gaza
LUGANO - Nella giornata di lunedì l'ambasciatrice israeliana a Berna Ifat Reshef è intervenuta di fronte ai giornalisti presso la sala refettorio del LAC di Lugano per ribadire la posizione di Israele in merito al conflitto in Medio-Oriente: «Non siamo mai stati confrontati a una situazione del genere», ha dichiarato, ricordando che «molte donne e bambini si trovano ancora sotto terra in condizioni di prigionia» e che «le loro famiglie vivono solo per vedere il giorno in cui potranno riabbracciare i propri cari».
Gli eventi del 7 ottobre hanno provocato una reazione senza precedenti da parte delle Forze di Difesa Israeliane (FDI): «Siamo in una guerra», ha dichiarato l'ambasciatrice. «Avevamo l'obbligo morale di intervenire e non ci fermeremo finché i nostri obbiettivi non saranno raggiunti», ha aggiunto, specificando che i processi di ricostruzione e riappacificazione non inizieranno prima della completa messa in sicurezza dello Stato di Israele. «Se ci fermiamo adesso, Hamas tornerà», ha avvertito.
«Siamo stati colti di sorpresa», ha detto l'ambasciatrice in merito all'intervento (tardivo) delle FDI in sostegno alle comunità colpite da Hamas il 7 ottobre scorso. Sui motivi del ritardo e sulle responsabilità «sarà la giustizia militare a pronunciarsi», ha aggiunto.
L'ambasciatrice si è anche soffermata sull'attuale situazione sul campo, sottolineando «le difficoltà» riscontrate dall'esercito nel raggiungere i propri obbiettivi: «È una situazione assurda perché le FDI avvertono la popolazione a Gaza degli imminenti attacchi e Hamas, dal canto suo, impedisce ai civili di evacuare la zona».
«Siamo sotto attacco da più fronti», ha detto Reshef, riferendosi all'incessante lancio di razzi dal Libano da parte dei guerriglieri di Hezbollah e degli attacchi alle navi commerciali nel Mar Rosso da parte dei ribelli Houthi. «Nessuno combatte per noi, neanche gli Stati Uniti», ha aggiunto. «Abbiamo bisogno dell'aiuto del mondo».
In merito alla possibilità di implementare una soluzione a due Stati l'ambasciatrice ha fatto sapere che in Israele «molte persone si chiedono se sia ancora possibile» creare uno Stato palestinese. «Non vogliamo controllare Gaza, ma in un modo o nell'altro Israele dovrà essere coinvolto nella costruzione di un'infrastruttura di sicurezza» nella regione.