Rolf Schürch, indipendente nella lista PS-PC Lugano
L’emergenza sanitaria e socioeconomica calamita l’attenzione dell’opinione pubblica e dell’azione della politica. Ma la politica non può esimersi dal pianificare il dopo emergenza.
Una delle urgenze per un polo urbano come Lugano, con la sua vastità e complessità territoriale, è il varo del Piano direttore e dei piani regolatori, che traducano in pratica i dettami della legge federale sulla pianificazione del territorio, sottoposta a revisione e accettata in votazione popolare nel 2013. Tra i numerosi e diversificati intenti vi è una gestione oculata del territorio deve anche valorizzare e promuovere la fruizione delle bellezze naturali, su tutte le rive del lago. Purtroppo, tra la Foce del Cassarate e Castagnola, e poi fino a Gandria, salvo rare eccezioni le rive non sono accessibili alla popolazione. Da anni si parla, per ora invano, della passeggiata a lago nel parco di Villa Favorita. Ci chiediamo in che misura il Municipio consideri veramente una priorità la realizzazione dell’agognato accesso pubblico alle rive lacustri, da Paradiso fino a Gandria.
Nella legge federale sulla pianificazione del territorio è fissato il principio secondo cui occorre tenere libere le rive dei laghi e dei fiumi ed agevolarne il pubblico accesso e percorso. Eppure tuttora il 75% delle rive dei laghi svizzeri è privatizzato, rive del Ceresio comprese.
L’Associazione “Rives Publiques” si batte da anni per il rispetto della legge, che conferisce il diritto di accesso senza limiti alle rive dei laghi e dei fiumi. Su richiesta dell’associazione la Confederazione ha esaminato la questione sotto il profilo giuridico ed è giunta alla conclusione che non vi è un diritto “immediatamente” applicabile. L’Ufficio federale dello sviluppo territoriale ribadisce però che i Cantoni devono accordare elevata priorità all’accesso pubblico alle rive dei laghi e dei fiumi. Lo stesso Dipartimento del Territorio del Canton Ticino “provvede ad assicurare il libero transito lungo la riva del lago” (art 13 della Legge sulla protezione delle rive).
Per intanto la realtà dice altro: pochi privilegiati si godono le rive lacustri, che sono parte del demanio pubblico. Per esempio, il sentiero di Gandria è costellato di spiaggette private chiuse undici mesi all’anno. Per percorrere rive libere non resta che puntare sul sentiero inselvatichito che dalle Cantine di Gandria conduce a Caprino. Un’area miracolosamente integra, fino a nuovo avviso (la storia della spiaggetta abusiva realizzata e smantellata a tempo di record insegna). Chi ha a cuore l’ambiente ed il verde si aspetta che l’atteso Piano direttore di Lugano contempli vincoli chiari anche in merito al libero accesso alle rive e che preveda gli strumenti per ripristinare l’accesso dov’è tuttora inspiegabilmente negato.