Margherita Sulmoni, Candidata al CC Lugano, Lista 2 Candidata 50
Anche il passante più disattento l’avrà notato, negli ultimi anni Lugano è invasa da cantieri.
A seguito di una previsione che dava il Ticino in forte espansione demografica, dal 2016, in ogni angolo del territorio sono apparse gru e camion che con grande alacrità e prontezza, costruiscono palazzi e immobili a scopo tendenzialmente speculativo.
Questi spazi sono realmente vissuti e contemplano le esigenze delle persone, arricchiscono i quartieri ed il tessuto sociale?
A mio modo di vedere dovremmo soffermarci a riflettere su cosa significa vivere un ambiente, qual è il valore di trovarsi bene e esserne parte essenziale. Sono dell’avviso che bisogna saper interpretare la realtà e tornare a mettere al centro l’individuo, stimolando un senso di appartenenza. Uno spazio deve migliorare la qualità di vita, deve coinvolegere emotivamente e socialmente ed essere di riferimento per le persone.
L’evoluzione demografica poi ci mostra chiaramente che la popolazione sta invecchiando e che le giovani famiglie hanno spesso difficoltà a reperire un alloggio accessibile.
L’intergenerazionalità nei progetti deve essere perciò sempre più tenuta ben presente, in quanto è fonte di benefici; stimola le relazioni, la solidarietà, la responsabilità, il miglioramento dei servizi e la diminuzione degli oneri finanziari e sociali a carico dei cittadini.
Nel corso di una serata streaming, che ho recentemente voluto e promossa dal PLR Lugano (“Abitare e vivere Lugano” https://fb.watch/4B66aObQz0/), ho avuto modo di sviluppare questi temi con alcuni ospiti. Per Giovanni Bolzani, membro fondatore di Generazioni & Sinergie, la presidente di Cassi Svizzera Italiana, Monique Bosco-von Allmen e Stefano Tibiletti, architetto e urbanista; la situazione è palese. In tutti loro appare chiara la volontà e la necessità di privilagiare il tipo di concetto dell’abitare in modo da unire le varie generazioni, dall’anziano, alle famiglie con bambini.
Una scelta virtuosa, ben presente oltre Gottardo, da concepire alle nostre latitudini come intervento per creare alloggi a affitti adeguati, per lo più andando a recuperare edifici già esistenti; è quella delle cooperative d’abitazione. Una modalità dell’abitare, che è una via di mezzo tra l’essere proprietario di un alloggio e inquilino. Con questa scelta i soci-abitanti sono in genere co-proprietari; il vantaggio sta nel fatto che il capitale da apportare è inferiore a quello che normalmente viene richiesto per essere proprietario, per cui un numero più ampio di famiglie può avere la possibilità di avere una propria abitazione. L’affitto, in questo caso, è il costo reale effettivo per cui non si crea speculazione. Queste tipologie di vivere creano anche dei servizi e generano lo sviluppo di piccole attività, per cui oltre ai residenti della cooperativa ne beneficia l’intero quartiere, riducendo gli oneri sociali e finanziari per tutta la collettività. Le cooperative d’abitazione favoriscono la coesione sociale, le relazioni e la partecipazione.
Per fare in modo che questi progetti siano promossi, la politica deve avere una visione e una flessibilità progettuale. Se pensiamo a Lugano, è necessario innanzitutto che la Città, si munisca velocemente di un elenco esaustivo, codificato e digitalizzato, con i valori di stima attualizzati, di tutti gli immobili a scopo abitativo e degli spazi in generale, in modo da identificare gli edifici in disuso e potersi indirizzare verso la loro ristrutturazione, anche in quest’ottica. Lugano abbisogna inoltre il prima possibile di un masterplan, che permetta di riconoscere pure le zone strategiche in cui inserire le varie tipologie di abitazione e la destinazione più in generale che si vuole dare al territorio.
Attraverso un masterplan, si ha pure la possibilità di individuare tutte le zone in cui creare dei leganti tra i vari spazi, in modo da dare continuità, bellezza e senso di appartenenza a tutta la Città. Queste cuciture completerebbero lo spazio pubblico, magari con del verde tra gli edifici o dei percorsi e dei passaggi che renderebbero l’insieme un luogo di vita e di incontro.
Lugano deve smettere di essere immobile e immobilizzata da un’eccessiva burocrazia che rallenta ogni tipo di progetto e concezione.
Lugano deve guardare al futuro con lungimiranza e celermente, orientarsi verso pensieri che rimettano al centro la persona, il cittadino.
Erigere degli edifici e progettare degli spazi pubblici, non significa solo costruire, ma deve significare edificare con responsabilità.