L'Emirato Islamico dell'Afghanistan promette amnistie e annuncia una svolta moderata
KABUL - L'Emirato Islamico dell'Afghanistan «non vuole più che le donne siano vittime» e ha decretato «un'amnistia» invitando la popolazione femminile a entrare a fare parte del nuovo governo. A darne l'annuncio - riferisce l'Associated Press - è Enamullah Samangani, uno dei membri della commissione culturale talebana.
Una promessa che, perlomeno sulla carta, si presenta come una svolta moderata rispetto a quanto accadeva un ventennio fa nel Paese. Gli insorti si dicono «pronti a garantire alle donne un ambiente per lavorare e studiare» nonché «la presenza delle donne nei diversi organi di governo», ma «secondo la legge islamica e nel rispetto dei nostri valori culturali». Ma quali sono, nel concreto, queste condizioni? Samangani non lo ha per il momento approfondito, ma ha sottolineato come le donne siano state «le principali vittime in oltre 40 anni di crisi in Afghanistan».
L'apertura da parte dei cosiddetti "studenti islamici" non si limita però solamente alle donne - che in passato venivano tagliate fuori dalla vita pubblica, costrette a restare tra le pareti della propria casa e punite in modo brutale (con lapidazioni ed esecuzioni pubbliche) qualora violassero la Shar'ia - ma anche al resto dei cittadini, in particolare «quelli che si erano schierati con l'opposizione o al fianco delle forze che hanno occupato il Paese». «Tutte le parti devono entrare» in governo, ha detto Samangani. Le sue parole però non hanno dissipato lo scetticismo generale. Né tra i cittadini afghani, né al di fuori dei confini del Paese.