L’informatico sudafricano Kgothatso Ngako racconta la creazione di Machankura, che permette l’accesso ai pagamenti mediante la sola rete telefonica
Bitcoin e le stablecoin come strumento per combattere la volatilità delle valute locali e per garantire l’accesso ai pagamenti a chi non può permettersi un conto bancario: sembrerà strano a chi, come noi, vive in un sistema finanziario particolarmente stabile ma, in gran parte del mondo, questo è il contesto da affrontare per la maggior parte degli individui.
E come fare, nel caso in cui la connessione a internet non sia così diffusa o utilizzabile per questioni economiche né, tanto meno, veloce? Durante il Lugano’s Plan ₿ Forum 2023, edizione in cui grande spazio è stato dato al connubio tra tecnologie legate a Bitcoin e alla sua blockchain e i paesi poveri, in via di sviluppo o con currencies costantemente in corso di svalutazione, la risposta ci è stata data dall’intervento del sudafricano Kgothatso Ngako, fondatore di un progetto senza eguali, Machankura: usare i wallet di Bitcoin per inviare o ricevere denaro senza bisogno di usare il web e complesse configurazioni, semplicemente tramite rete telefonica mobile. Scopriamo di più su questa rivoluzionaria tecnologia insieme al suo creatore.
Kgothatso, da dove nasce l’idea che ha portato alla creazione di Machankura?
«Dal problema che in Africa non tutti possono avere un dispositivo mobile connesso - un argomento ricorrente tra i Bitcoiner locali -, e al contempo dall’abitudine delle persone di pagare con la propria rete GSM mediante il proprio telefonino (il più famoso per esempio è il sistema M-Pesa in Kenya). E così è successo che, provando a creare un ponte tecnologico che permettesse alle persone di pagare in Bitcoin tramite GSM, ho prima istituito un nodo lightning su un mini-computer (un Raspberry pi), per provare a facilitare chi non avesse la capacità tecnica di impostare il proprio lightning node per inviare e ricevere transazioni istantanee, salvo poi farlo evolvere in Machankura, dati i tweet che giravano rispetto a questo primo tentativo.
Nel corso delle due settimane a seguire, infatti, ho lavorato a questioni tecniche come lnurl e l’indirizzo lightning (tramite il quale una persona può facilmente leggere/scrivere dove poter inviare o ricevere Bitcoin) e sono riuscito a creare un prototipo disponibile in più paesi: un wallet Bitcoin funzionante mediante il semplice invio di SMS».
Mediante questa tecnologia, l’utente può andare incontro a dei rischi di sicurezza?
«Si tratta degli stessi che affronterebbero utilizzando qualsiasi altro servizio di custodia di Bitcoin (custodial wallet, ndr). Attualmente, infatti, con un piccolo team che ho messo su, sto lavorando a un modo per far funzionare il servizio lasciando che l’utente conservi autonomamente le proprie chiavi d’accesso».
Per chi vuol saperne di più dal punto di vista tecnico, come funziona effettivamente il servizio?
«Machankura, in sintesi, detiene e spende fondi per conto dei suoi utenti. La maggior parte dei servizi di conservazione di Bitcoin hanno una API - ovvero un’interfaccia per programmare e collegare al sistema delle nuove applicazioni - basato su http (protocollo internet) che permette l’accesso al servizio; Machankura, al contempo, mantiene un servizio USSD, che invece consente di inviare piccoli pacchetti di dati senza connessione e che è basato sul GSM (il sistema globale per le comunicazioni mediante telefonia mobile).
Quest’ultimo è raggiungibile dagli utilizzatori finali delle transazioni componendo un codice USSD, simile a un dominio che, tramite un SMS, attiva la possibilità di controllare, dal proprio telefonino, una cartella da cui selezionare quale servizio utilizzare (es. ricezione pagamento o invio pagamento).
Una volta che una sessione USSD parte, tutte le informazioni condivise sono basate sul testo dell’SMS e limitate ai 160 caratteri del messaggio. Quindi, bisogna assicurarsi che tutte le informazioni testuali condivise tra utente e servizio rispettino il limite di caratteri, per inviare un comando al nostro sistema che, tramite internet, mette in atto il trasferimento. La sessione USSD ha anche un timeout di 20 secondi (se l’utente non dà un input entro 20 secondi, la sessione muore)».
Molto interessante, ma perché promuovere proprio l’adozione di Bitcoin?
«Ho sentito parlare di Bitcoin per la prima volta durante il mio terzo anno di università, salvo poi non ritornare più sull’argomento fino al 2017, quando ho iniziato a lavorare a tempo pieno e ho iniziato a valutare degli investimenti… e a capire che, l’anno prima, avevo sbagliato a non accettare un pagamento in Bitcoin per dei lavoretti svolti online durante la fine degli studi!
Oltre alle questioni personali e alla consapevolezza che sia una riserva di valore, Bitcoin è una tecnologia open source che concede a chiunque la possibilità di utilizzarla come strumento per risolvere un problema. Finché si può partecipare alla rete può essere utilizzato, oltrepassando i concetti di continenti, confini nazionali o fee di ingresso e mantenimento di un conto bancario. Quindi, anche se una persona si trova in un paese la cui infrastruttura finanziaria potrebbe non essere così perfettamente distribuita o accessibile, Bitcoin le garantisce di poter essere un nodo sulla rete globale e dunque di poter compiere transazioni.
Per questo, in Africa, dove molte persone posseggono sì dei dispositivi mobile, ma che non sono in grado di installare applicazioni per avere un Bitcoin wallet, dovevamo trovare un modo per collegarle a chi aveva disponibilità di internet, permettendo loro di accedere a un sistema di pagamenti comune, che le rende pari tra pari.
Grazie alla possibilità di usare Bitcoin per tutti, in Africa vedo un futuro in cui più imprenditori possono nascere e risolvere questioni, senza subire gli inconvenienti e i rallentamenti che derivano dall’uso delle loro monete nazionali, e sono davvero contento che il nostro esempio - quello di Machankura - abbia avuto questo spazio di diffusione, a Lugano. La partecipazione al Plan ₿ Forum dello scorso ottobre ci ha permesso di incontrare altri esperti che ci stanno aiutando a rafforzare il progetto e a renderlo disponibile a sempre più persone».