L'ex giocatore bianconero, ora in Serie A con il Venezia: «Poter vivere in una città marittima è bellissimo»
In classifica il Venezia è quartultimo con cinque punti in sette gare.
VENEZIA - Cinque anni a Lugano - dove è cresciuto e maturato - poi il trasferimento a Venezia, club con il quale negli scorsi mesi aveva centrato la promozione regalandosi il grande salto Serie A. Domen Crnigoj in Italia si sta togliendo delle belle soddisfazioni in uno degli angoli più caratteristici al mondo, dove la normalità è recarsi allo stadio in vaporetto fra i canali della città lagunare. La stagione 2019-20, l'ultima in Ticino, si era rivelata complicatissima per il nazionale sloveno, in campo soltanto per una manciata di gare prima che la società - già in febbraio - lo aveva accantonato.
Ma l'avventura in riva al Ceresio è ormai acqua passata, adesso Crnigoj si gode il viaggio nel sempre affascinante campionato italiano. «Erano 20 anni che la Serie A mancava a Venezia e la gente qui vive le gare come qualcosa d'incredibile. Pur perdendo qualche partita, abbiamo dimostrato di meritare un posto nella massima serie. Certo, avremmo voluto conquistare qualche punto in più, penso alle partite contro Cagliari e Spezia, ma sempre di più ci stiamo avvicinando al gioco che vogliamo proporre. C'è qualche rammarico, ma siamo soddisfatti: l'importante è crescere partita dopo partita».
Fin qui, se si esclude una partita, hai sempre giocato almeno uno spezzone di gara. Paolo Zanetti ti sta dando fiducia.
«Mi sento bene, sto crescendo anche a livello fisico. Sono contento del minutaggio che mi concede il mister. Voglio sfruttare tutte le mie occasioni, spero di continuare così».
Com'è vivere in una città come Venezia?
«Amo il mare e poter vivere in una città marittima è bellissimo. Venezia è semplicemente fantastica. Conoscendo già bene l'italiano, grazie alla mia avventura a Lugano, l'ambientamento è stato più rapido».
Il vaporetto per andare allo stadio è...poesia.
«Sicuramente. Quando abbiamo vinto i playoff di Serie B, squadra, società e tifosi hanno festeggiato tra i vari canali. Non è qualcosa che si vede spesso in altre parti del mondo. Qui tutti i giorni ho la possibilità di vivere qualcosa di unico. I turisti arrivano incuriositi per visitare la città, noi invece abbiamo la fortuna di poterci viverla...».
Com'è stato giocare a San Siro contro il Milan?
«Non era la prima volta che scendevo in campo in uno stadio importante e storico ma sicuramente San Siro è uno dei più belli nei quali ho giocato. Quando entri sul campo però non senti più nulla poiché la concentrazione è massima. È comunque stata una bellissima esperienza».
Chi è favorito per lo Scudetto?
«Onestamente non saprei. È un campionato abbastanza equilibrato, con una Juve che sta incontrando parecchie difficoltà. Ce ne sono 5-6 accreditate per il titolo. Ma quest'anno assisteremo a una lotta pazzesca anche per la salvezza, con tante squadre che - pur soffrendo - faranno di tutto per mantenere il proprio posto in Serie A».
Segui ancora le gesta del Lugano?
«Guardo i risultati. Mi capita di sentire alcune persone intorno al club e ogni tanto mi scrivo con Maric, Bottani e Sabbatini. Per come la vedo io, il Lugano merita di veleggiare nella parte alta della classifica. Mi auguro vivamente che la votazione per il nuovo polo sportivo possa passare poiché Lugano deve diventare una città conosciuta anche per il calcio. Negli ultimi anni la squadra si è qualificata due volte all'Europa League e solo per questo lo stadio già dovrebbe esserci».
Il club ora ha cambiato pelle. Cosa ti è rimasto di Renzetti e in generale della società?
«L'ultimo anno ha un po' cambiato la mia idea su come fosse gestito il club. Non sto parlando di tutti. Per fortuna che i tantissimi amici che mi sono fatto in Ticino mi hanno aiutato a superare quel periodo non facile. Il club bianconero rimarrà comunque sempre nel mio cuore. I presidenti e i giocatori vengono e vanno ma spero che un giorno il Lugano possa raggiungere i livelli di Young Boys e Basilea».