Un cittadino slovacco incarcerato ingiustamente per 253 giorni sarà risarcito con soli 10mila franchi, anziché 50’600, a causa di una lettera che ha trasmesso alla famiglia
ORBE - Si morderà le dita il cittadino slovacco che, mentre si trovava agli arresti in Svizzera, ha mandato una lettera alla famiglia per rassicurarla sulle condizioni di carcerazione in cui si trovava. «Il carcere svizzero è un paradiso. È come se fossi in albergo», ha scritto.
Accusato di aver partecipato a una rapina violenta commessa a Montreux nel 2008, il 60enne è stato scagionato dal suo paese nell’autunno del 2015. A causa di un mandato internazionale, a maggio del 2016 è stato arrestato in Ucraina, dove è stato detenuto per tre mesi, fino alla sua estradizione in Svizzera.
L’uomo è stato dietro le sbarre nella prigione de la Croisée, a Orbe, per 253 giorni in attesa del processo. Secondo quanto riportato da “24 heures”, è stato in seguito scagionato per mancanza di prove. Il Tribunale gli ha assegnato 10mila franchi di risarcimento per i danni morali causati dagli oltre otto mesi in prigione.
10mila franchi sono però una somma nettamente inferiore a quanto previsto dalla giurisprudenza. Normalmente vengono infatti concessi circa 200 franchi per ogni giorno di detenzione “ingiusta”. Il 60enne avrebbe pertanto dovuto ricevere 50’600 franchi. Il motivo di tale diminuzione? Una lettera che l’uomo ha trasmesso alla sua famiglia per rassicurarla, in cui tesseva le lodi della prigione vodese in cui era detenuto. «Il carcere svizzero è un paradiso. È come se fossi in albergo - ha scritto -. Mangio bene, mi trattano bene e i medici si prendono cura di me». I giudici hanno quindi concluso che l’uomo non avesse sofferto troppo in detenzione e che un risarcimento più alto sarebbe stato ingiustificato.